Non l’accanimento terapeutico è un’inutile dilazione della morte.

Non solo.

Il vivere stesso lo è.

Si vive e ci si arrabatta, giorno dopo giorno, scissi e mutilati (spesso anche del cervello), solo per spostare il più lontano possibile da noi il momento della morte.

La morte è un dato di ovvietà.

E allora? Come la mettiamo?

Contro l’eutanasia.

Detto da uno che non solo avversa la chiesa e le gerarchie ecclesiastiche ma mal sopporta anche preti di strada e/o impegnati nel sociale.