Assente giustificato /4
“Allora, siccome potrebbe essere una prostatite”, azzarda una diagnosi il dottore, “mi devi fare un favore. Anche se tu senti la parte morta, ti chiudi qua dentro”, dice mostrandomi una delle porte che danno sulla corsia ospedaliera, “e vedi un po’ tu come fare: serve lo sperma. Me lo fai ’sto favore?” conclude con aria paterna. La porta mi immette in uno stanzino dove c’è una barrella. Abbasso lo sguardo. Disfo la patta e vado con la rianimazione di questo cencio preposto alla gratificazione sessuale. Mi accorgo subito che ci vorrà molto tempo e concentrazione da manuale del tantra. Ma succede che la porta si apre ed entra una figuretta verde dentifricio che manovra un bidone della spazzatura a rotelle. Personale infermieristico. “Oh, mi scusi!” fa. A me non me ne frega niente per tanto che sono scazzato nel senso letterale del termine, sgamato col bischero (che più bischero di così…) tra le mani affannate. Subito entra il mio medico credendo che abbia aperto io la porta. “Allora non avevo chiuso?” realizzo nel frattempo. E queste sono le parole di un povero cristo, lui intuisce e fa MORTACCI MORTAAAACCI!!! Infatti ho fatto un’autentica figura da offeso in mezzo al cervello non capendo che la maniglietta andava sì girata verso sinistra ma doveva anche emettere uno scatto, un clic per blindare la privacy. Allora mi conduce su per un altro corridoio alle spalle della predetta corsia. Ecco qua un’altra stanza: uno studio bello grande, forse il suo, non ho fatto caso alla targhetta. Mi spiega meglio come chiudere la porta; io me lo mangio con gli occhi, mi scappa da chiedergli: vieni tu qua dentro con me, due lappate e finisco tutto in un lampo. Non oso. Lui ripete: “Forza, fammi ’sto favore.” Devo essere apparso parecchio spaesato datosi che non ho parlato granché limitandomi a servire la patria, quella solenne entità che garantisce l’ordine di una comunità sulla base di coercitive urologiche norme concepite per la pronta riparazione dei guasti prodotti dal cazzo al cazzo nel cazzo sul cazzo col cazzo. Più o meno al centro dello studio medico sorge un tramezzo che nasconde l’ennesimo lettino coperto di carta igienica, per le visite. Mi sento molto penalizzato se poco poco penso che là fuori non si fa altro che attendere il mio versamento. Può essere che quando esco mi ritrovo un parterre di prima scelta, con tanto di claque fotoreporter e flash. Poi trovo conforto nel fatto che in fondo, se il sancta sanctorum non mi si fuma del tutto qualcosa dovrà pur significare. Anzi è proprio questa riflessione a rinsanguarmi. Ne beneficia il pistolino che ringrazia i neurotrasmettitori per l’irrorazione accordata. E adesso è uno show vederlo sprintare… a farla breve, alla fine della fiera, il referto medico parla di UREAPLASMA UREALYTICUM, POSITIVO PER MICETI E PROTOZOI, e inoltre LISTERIA MONOCYTOGENES: sono i batteri responsabili di questa mia iperprostatite che ha parecchio socializzato al venissage organizzato dall’Escherichia Coli (peraltro aumentato a cifre con sei zeri) per celebrare non so quale felice ricorrenza tra organismi gram-positvi e gram-negativi, già unitisi ripetutamente in convegno carnale. Allora faccio il matto per avere un consulto col primario della divisione urologica, dottor Birillo, il quale non trova di meglio che mettersi a sdottoreggiare su come non siano infrequenti i casi in cui una simile prostatite e un’infezione urogenitale diano vita a questo bel sodalizio. Ragion per cui, data una ripassata all’antibiogramma, si ricorrerà alla tetraciclina, un antibiotico clamoroso che dovrebbe radere al suolo tutto il vivere associato che mi si annida in panza. Una sprangata al fegato e al sistema nervoso centrale, da sciropparsi ogni dodici ore lontano dai pasti. E mi sembra che sia veramente tra gli antibiotici il più cazzuto. Come lo definiresti tu un medicinale indicato per il trattamento di: ASCESSO POLMONARE (a parte il fatto che quando sbocchinavo il mio piccolo tesoro gli aspiravo via tutto l’apparato digerente, risalivo a quello respiratorio e insieme raggiungevamo l’ASCESI POLMONARE), ACME (COMPRESI IL TIPO CISTICO E PUSTOLOSO), IDROSADENITI SUPPURATIVE, MALATTIA INFIAMMATORIA PELVICA, IMPETIGINE, LINFOADENITI, INFEZIONI DELLE FERITE, DIFTERITE, MENINGITE, SALMONELLOSI (PARATIFO), PUSTOLA MALIGNA, INFEZIONI PUERPERALI, BARTONELLOSI (MALATTIA DI CARRION), BRUCELLOSI, GANGRENA GASSOSA, GRANULOMA INGUINALE (DONOVANOSI), AMEBIASI INTESTINALE ACUTA, TULAREMIA, LISTERIOSI, PESTE (!!!!), TIFO PETECCHIALE, FEBBRE Q, FEBBRE DELLE MONTAGNE ROCCIOSE, RICKETTIOSI VESCICOLARE, FEBBRE DA MORSO DI RATTO, SIFILIDE, INFEZIONI DI VINCENT, FRAMBOESIA, COLERA, LINFOGRANULOMA VENEREO, PSITACCOSI E TRACOMA… Ma cistodidio, queste sono le peggio sciagure sulla faccia della terra. Mi vien fatto di pensare che se oggidì nel mondo imperversa tutto ciò magari i testimoni di geova fanno bene a bussare alla tua porta per chiederti se per caso ti sono venuti pensieri malevoli, per indagare se per caso hai mai avuto il desiderio di spaccare la faccia a dio. Il nesso trovatelo voi mò. E se penso a una REAZIONE DA IPERSENSIBILITÀ che potrebbe procurarmi un EDEMA ANGIONEUROTICO, il terrore, oltreché strizzarmi violentemente il tratto urinario mi manda lungo e disteso prima ancora di farmi boxare e catenare dalla MINOCICLINA CLORIDRATO.
Il dottor Birillo ha aggiunto che a questa cura dovrebbe sottoporsi anche il mio partner altrimenti non serve.
Io e il ganzopupo poi siamo tornati insieme tranquilli. Ora va tutto bene, lui già quando si alza la mattina mi manda un segnale: fa la faccia oggi ti scoperò con la bocca e io gli lascio cuoricini dappertutto ché lui così quando va a lavorare che poi torna, li vede così schizzati sui muri e si tranquillizza sul mio amore per lui. Solo un tarlo mi è rimasto: per analizzare la sborra esiste una procedura ben precisa, l’ho scoperto dopo. C’è un laboratorio un po’ più sofisticato dove tu vai apposta perché c’è un infermieruccio certosino, verdevestito pure lui, che con molto garbo ti chiede di sdraiarti su una barrella che al confronto con quelle di prima ti sembra un lettone FRAU con materasso EMYNFLEX, ti invita ad estrarre il joystick e con una cannula tampone che ti infila tra glande e prepuzio, proprio in quell’interstizio lì, scende giù giù a prelevarti una goccina. Questo è un metodo molto più scientifico di quello che invece è stato imposto a me.
Ora, quando ti chiedono di spararti una sega negli stanzini dell’umanità, pur essendoci un’alternativa più comoda, vuol dire che c’è qualcosa che non va prima nel dottore che impone coglionate e poi nel mondo tutto.
fine
05 Apr 2009 Nicola
Questa è come la storia della mammografia. Scopri che si può fare benissimo con una canotta addosso solo DOPO che te l’hanno fatta fare con le tette al vento.
Una cosa che fa sinceramente piacere a uno scrittore, soi-disante, è proprio questo genere di osservazioni. Al di là della qualità della scrittura, dei complimenti che si ricevono o delle critiche, avere un riscontro del tipo di quello colto da Sara è quello che ti fa ritenere di aver fatto comunque la cosa giusta.
il tempo ha reso questa fiaba ancor più ghiotta. e dico fiaba, in quanto è rispettato in pieno lo schema di propp: l’eroe -il travisamento-l’ostacolo-il ricongiungimento (carnale.) b
..e non per vantarmi ma il titolo è proprio la morte sua…daje
e l’osservazione di Sara è deliziosa.
Fa bene Biz a richiamare lo schema proppiano: perchè di un’agile fiaba si tratta, di un divertissement ben riuscito. Direi funzionale, a richiamare quello stesso gergo medico che a Nicola torna utile per l’ennesima prova di stile. Funzionale per il lettore (che magari non si preoccupa di scovare proppiane ascendenze).
E a proposito di lettori, la nota di Biz tra parentesi è un ulteriore regalo per l’autore: un lettore (forse) definitivamente scelto…
Le avventure del ganzopupo, dunque: di un personaggio che a tanti altri somiglia (sono abilmente demolite certe risibili ipocrisie del cosiddetto sesso forte), e a cui tocca saggiare qualche delizioso (fate voi) lacerto di umana imbecillità, mentre si ritorce e biforca tra le intermittenze del cuore… e della carne.
Di umana imbecillità: ché quella degli animali dovrebbe essere assai più rara, assai meno perniciosa.
Nella realtà, prima ancora che nelle fiabe…
quanto mi piace ’sto peppe
Grazie, Biz…