“Per ottenere i migliori risultati è essenziale impiantare la protesi il più possibile in posizione anatomicamente corretta. Le protesi modulari, attraverso l’utilizzo di colli che agiscono sulle tre variabili spaziali, consentono il ripristino della corretta anatomia articolare anche in quelle situazioni in cui questa è completamente sovvertita.”

 

Fatti il segno della croce all’ammerse (a rovescio), questo è il panorama: circoli della birra tra la libertà e la madonnella (sono due quartieri di Bari) per raccattare voti, ville in faccia al mare a Giovinazzo (dove festeggiare), ospedali ed asl per gli affari, via Capruzzi per andare a posar le chiappe alla Regione. Ecco la nuova mappa del potere nel capoluogo pugliese.

I vari Gian Paolo Tarantini e le bellezze solatìe come Patrizia D’Addario o Barbara Montereale sono, da un punto di vista antropologico, baresi della più bell’acqua: cresciuti all’ombra della diffidenza e dell’agonismo mercantile, al solleone dell’ostentazione de’ pesciaioli, ammiratori dei potenti e di quello che i potenti ammirano, prima di diventare potenti essi stessi, prosseneti ed escort. Con loro la questione meridionale, il riscatto e l’emancipazione da atavici servaggi sono ridotti a una pallida reminiscenza. Conoscono una sola libertà, molto terradibari, quella di sderenarsi tra consimili. Perché cresciuti a pane e furbate, nel mito dell’astuzia continua e anche in una certa ferocia del volere perito il nemico, convinti che nemico sia chiunque non gli si allei. Alleanze, tra l’altro, immancabilmente a geometria variabile. Ma pur sempre gregari, costretti al dispositivo inalatore (tra le froge o in mezzo alle jambe), capaci di andare oltre le intenzioni del loro protettore supremo, compiacendolo e compartecipandolo. Maestri in protesi, s’edificano un’intera protesi di vita, in mancanza di una loro per l’appunto, e i residui, le scorie, gli scarti delle loro fabbrichette diventano i ginocchi e le anche dei poveri cristi, difettati all’origine, turlupinature di ’sti borsaneristi di articolazioni e di fica. Roba che viene voglia di custodire gelosamente le proprie manchevolezze, cioè le proprie verissime amputazioni, moncherini che possono venire buoni per una masturbazione tra reietti, epperò autenticissima ed eroticissima, mica farlocca e compulsiva come quelle altre sulla linea Palazzo Grazioli - Villa La Certosa. Linea sulla quale pare che il nuovo ritrovato sia una figa di legno che scorre su mazza in polietilene.
Curioso come alla neurochirurgia del Policlinico di Bari una delle protesi più richieste (o forse più imposte dai primari e professori, già sotto i riflettori come famelici baroni) fosse lo stabilizzatore della colonna vertebrale. Costo, pare, fino a trentamila euro. Etticredo che la spesa sanitaria regionale finisce fuori da ognigraziadiddio.
Questi sistematori e raddrizzatori delle ossa degli altri quale contrappasso meriterebbero?