L’altra notte non potevo dormire perché uno è arrivato di gran carriera per comprare sigarette al distributore automatico sotto casa. È atterrato col suo bolide sotto la finestra della mia camera da letto che erano le due di notte, ne è sceso lasciando il motorone acceso, pazzamente rimbombante in folle, freno a mano tirato, ed è andato a litigare col vomitapagliette che non gli accettava la banconota. Fino a qui nulla di grave. Ci si fa l’abitudine anche se stai combattendo contro l’insonnia da parto dell’anaconda. Quello che proprio mi ha mandato ai matti è che il tizio aveva lasciato l’autoradio accesa con tutta l’artiglieria di fuoco che lavorava pesantissimamente e la portiera aperta a maggior sfregio. E se il distributore non si decideva a vomitare l’abitacolo invece vomitava. Per dio se vomitava. Eccovi cosa:

 

Spaparacchiato sul lettone (magari di Putin) ho aspettato e aspettato ma la musica continuava. Allora gli ho urlato due morti come uno zoticone imbestiato. Però la mattina dopo mi veniva da ridere e forse pure da piangere, anzi più da piangere, ma per davvero, a pensare a ’sto scombinato che aveva deciso di ostentare la sua anima straziata ricorrendo a un brano del genere.