Se è abbastanza chiara la concezione che Berlusconi ha del corpo delle donne e della donna stessa, lo stesso non si può dire dei leader del PD. Sarà mica perché di qua ci sono troppe Bindi in circolazione che si negano col secco rifiuto : “Presidente, io non sono una donna a sua disposizione!”, che i vari Marrazzo poi si buttano sui trans? Sarà mica per queste ragioni che non si trova una donna tra i candidati alle primarie nel PD, mentre nel centrodestra se ne trovano oggi in qualche misura significativa a ricoprire incarichi abbastanza importanti, anche per avere, esse donne, sapientemente esercitato quel che Massimo Fini ha chiamato Fica Power. No perché se poi si vuole applicare il canone berlusconiano, come sempre ha fatto la nomenclatura del centrosinistra col sistematico ritardo di almeno un lustro, ebbene tra qualche anno i suoi elettori potrebbero ritrovarsi a dover scegliere, come capo/a dello loro schieramento, tra Michelle, Brenda e Natalì.

Ma la faccenda, al di là dei gustosi retroscena, è maledettamente seria. Perché se è vero che la vicenda di Marrazzo non è neanche lontanamente paragonabile col caso delle escort di Berlusconi – e non staremo qui a spendere neanche una parola sul perché sussista un abisso tra i due uomini, tanto quelli non capirebbero comunque – è altrettanto vero che la classe dirigente “democratica” è drammaticamente priva di libertà. Ma perché Marrazzo ora si trova al centro di una bufera mediatica? La risposta è semplice: perché doveva avere una famiglia e dei bambini e doveva dirsi cattolico nonostante avesse altre attitudini. Ma è così che si sta in quel partito? E se il partito non vieta esplicitamente l’andare per travesta, è corretto dire che in quella formazione ci sono una mentalità e un’incultura del consenso che condizionano l’uomo politico al punto che lo stesso si deve costruire un catafalco di menzogne per poter portare avanti i suoi progetti (ammesso che ne abbia)?

Ecco, Marrazzo non era un uomo libero. O non abbastanza libero. L’auspicio è che adesso ci si senta di più e che mandi affanculo tutto quell’incubo che impone reticenze e cure ossessive agli equilibri interni ed esterni. D’altra parte non è difficile immaginare come sia la sua vita politica che quella familiare dovevano essere terribilmente prigioniere di quell’incubo.