parole sbagliate
Guido Montani, col suo libro, è nella cinquina finale di un prestigioso premio letterario del belpaese. Nei giorni che lo vedono alle prese con gli adempimenti della kermesse continua a scrivere racconti come ‘L’uomo degli ombrelli’ e ‘I segreti di padre Rosario’. Ha una moglie e una figlia, delle quali pare non gli importi nulla, perché lui scrive perdendo la cognizione del tempo; può restare a lungo a guardare fuori dalla finestra ma pensando solo alla sua scrittura, può addormentarsi al pc o passare assopito sul divano il resto della notte. Dove viene visitato dai personaggi dei suoi racconti. Racconti dei quali, però, il suo editore non sembra troppo entusiasta, o forse vi è solo indifferente, tutto preso com’è dai giochi e dalle manovre in corso tra i suoi colleghi, i giornalisti e la giuria. Perché Guido Montani pare proprio candidato a vincerlo quel premio. Ma sua figlia non vuole più andare in piscina e allora, visto che ha pagato per tutto l’anno e visto che sa a mala pena mantenersi a galla, decide di prendere lui il posto della figlia alle lezioni di nuoto. Conosce Giulia, l’istruttrice. Guido e Giulia si guardano con curiosità crescente fino a quando lui non le chiede di uscire la sera. Ma Giulia non esce la sera perché deve tornare in prigione. È un’assassina e deve scontare la sua pena. Non si vede ma c’è una lampadina che si accende nella vita di Guido: una nuova interessante storia da raccontare. I due quindi si frequentano, si piacciono, stanno insieme fin sulla soglia della prigione, dove lei quotidianamente lo lascia, per poi ritrovarsi il giorno dopo in piscina.
Lo scrittore Montani ha iniziato a scrivere un nuovo racconto dove c’è una donna che ha bruciato la sua vita innamorandosi di un uomo - e abbandonando per quello il marito e la figlia - per poi ucciderlo quando si accorge che sta per essere lasciata. Lo scrittore ascolta le confidenze della sua istruttrice di nuoto e le riscrive, si mette all’ascolto del dolore di una madre costretta a spiare sua figlia da lontano perché sa di esserne odiata e di doversene tenere lontana. Prende corpo tra le pagine di Guido un personaggio che nuota e nuota, e vive quasi esclusivamente sott’acqua, trovando in quell’elemento la dimensione in cui stordirsi per non pensare ai suoi fallimenti. Intanto prosegue la vita ufficiale dello scrittore Montani tra sale-stampa e interviste alla televisione. Comincia a separarsi vagamente dalla moglie ma nel frattempo conosce meglio sua figlia Costanza e il suo fidanzatino Filippo. Poi capita un colloquio con l’editore, il quale dice di aver letto i suoi appunti e di trovare interessante la storia di quell’istruttrice di nuoto, solo che … avrebbe voglia di sapere di più di lei. “Di Giulia?” chiede Guido. No, gli risponde l’editore. Di sua figlia.
Come fare? Guido sa che Giulia non possiede le parole. Non ha quel dono che le permetterebbe di avvicinare sua figlia, mentre lui invece, che è uno scrittore, quelle parole le sa, le possiede, le maneggia, le sa usare. Decide quindi, all’insaputa di Giulia, di scrivere una lettera al posto suo (di Giulia), destinandola alla ragazza, in cui si dice cosciente di non essere stata un buon genitore e che non chiede nulla se non di incontrarla per una pizza o un gelato.
Ecco, qui Guido non sa più che farsi di Giulia come persona, della tragedia della sua vita. Lui pensa solo al suo racconto - come sempre è stato nella sua vita - alla piega che deve prendere, alla narrazione di eventi. E quegli eventi lui deve provocare, accelerandoli innaturalmente. Non tiene più alla donna che in un primo momento sembrava piacergli, adesso l’unica sua urgenza è che lei vada da sua figlia. Perché sua figlia, grazie alle parole di Montani scrittore, ha accettato di incontrarla. Giulia è diventata solo uno strumento piegato ai bisogni del narratore e quando lo capirà, perché lo capirà, gli effetti sulla sua vita saranno devastanti.
Giulia non sopravvive all’incoscienza del suo demiurgo, alla scelleratezza che un romanziere può portarsi dentro. Il male che si può fare con le parole Guido lo capirà solo dopo che Giulia avrà pagato con la vita, e quindi almeno si preoccuperà di salvare il rapporto con la figlia mentre arriva secondo nella serata conclusiva del premio letterario.
Detto questo, che mi andava di svolgermelo sotto gli occhi il film, Giulia non esce la sera (di G. Piccioni), mi domando come si possa fare la pubblicità ad un grande film in un modo così sciatto, fuori fuoco, fuori della grazia del film, scegliendo persino le parole più sbagliate per una storia così piena di libri, di scrittori e di lettori. Se avessero fatto una promozione più centrata e se mi avessero detto che era così ben curato nelle musiche (a firma di quel Bianconi dei Baustelle), sarei andato come minimo un paio di volte a vedermelo al cinema pagando per me e pure per gli amici.
23 Nov 2009 Nicola