la sprotezione civile
ahi, la sconcia italia che mi costerna. e non mi vede.
la borghesia diffusa che ha soppiantato il quarto stato non inalbera vessilli di vendetta per i ventri incavati, lo sfruttamento secolare e l’atavica fame. sul proprio stendardo ci stan delle mutande e le teste spiccherebbe a chi del potere ha fatto una questione di vizio del quale ella non partecipa. non più pane, pane! romba il tumulto ma fica, fica! solo che il grido è come represso e le resta nella strozza perché la borghesia diffusa dacchè è tale, spesso piccola e pudibonda, da quel greve mottetto è come imbarazzata, per cui trova più confortevole riparo nel moralismo. da tempo pencola tra il definitivo benessere e la miseria più sozza, troppo occupata a mantenersi in equilibrio su cotanto scrimolo, precludendosi in tal modo sia il sollazzo e le bonazze da oligarchi che il sudiciume dell’accoppiamento selvaggio degli uomini ridotti come animali.
17 Feb 2010 Nicola
bisognerà pur dire però che lo scrimolo non segna l’impermeabilità tra le classi, e che il mondo diventa complesso di passioni e appetiti incontrollabili allorché la letizia morta di fame prende a farsi sprimacciare il pelliccione dai sopracciò sui sopratacchi. questo è ciò che rimescola carte e corredi genetici e manda avanti una storia antica, talmente risaputa, fritta e rifritta, che è quasi quasi ancora buona da sciropparsene ancora.