altri spot, funghi patogeni, la miglior vendetta, le torsioni dell'anaconda, letteraria
sisifeide n. 2
affermo pasolinianamente, cioè, che la lingua mondadoriana (mi riferisco alla narrativa e agli autori italiani della scuderia mondadori), nella sua veste di facile parlabilità, nella sua essenza di fluente semplicità che del dire non conosce inciampi né rattrappi né sbalzi, è perciò la lingua della “cultura ufficiale”, la quale cultura, come la “storia ufficiale”, è scritta (con ciò intendendo: enunciata, espressa) dai vincitori. come tale essa rinuncia all’avventuroso, al piacere dell’escursione e dell’inatteso, abiurando così anche all’incursione nell’inatteso. in poche parole rinuncia all’invenzione. e non v’è chi non veda come questo fenomeno abbia ben poco di artistico. il “vincitore” letterario, o colui che ambisce ad esserlo, non ha che da non avere coraggio, non ha che da evitare di osare. PROGRAMMATICAMENTE. questa è la lingua del potere, lingua morta e lettera morta poiché di essa, e dei libri in cui è scritta, niente rimarrà. è, questa, una previsione talmente facile perché consegue dalla totale mancanza di metafora, di espressività e di valore simbolico, riscontrata negli oggetti osservati.
28 Apr 2010 Nicola