Soggiorno a pianterreno, un signore sui sessanta impreca guardando fuori dalla finestra, un ragazzone sui trentacinque con indosso la divisa della Sampdoria, calzettoni e sandali sudici ai piedi, steso sul divano, un copridivano unto. La consolle della XBOX schiantata per terra, cavi che corrono sul pavimento, la nebbia nel televisore acceso.

Entra Nicola come uno a cui sia stato richiesto di accorrere in fretta.

Padre (esasperato) – Ha avuto una crisi.

Nicola – Crisi?

Padre – Ma perché Cristo non se lo chiama? Perché?!

Nicola - Non dire così adesso. (curvandosi verso il ragazzo). Giampiero? (alzandosi di scatto, verso il padre) Ma che cazzo è? Eh? Sta tutto ammaccato in faccia.

Padre – L’ho dovuto prendere a pugni in faccia, lo capisci?

Nicola – Ma non lo capisco manco per il cazzo!

Padre – Era lì da tre giorni, lo vuoi capire? Tre giorni che giocava ininterrottamente. Stamattina all’alba ha cominciato a prendersi a schiaffi. Sono andato per farlo smettere ma era diventato un toro impazzito.  Lo capisci adesso? Lo capisci che te ne devi andare a fare in culo tu e i tuoi regali del cazzo? Che non so più che diavolo vai cercando da noi?! Allora adesso ti prego di non farti vedere più. Lasciaci in pace, vattene da qua e non tornare mai più!