Mi appresto a leggere “Viaggio al fondo della notte” presente nel mio programma di letteratura francese. L’ho visto in programma, poi l’ho visto postato da te e mi ero entusiasmata all’idea di leggerlo. Poi, il prof. a lezione ci ha detto che era un convintissimo nazista…sostenitore sopratutto delle discriminazioni raziali.
Non so ancora di cosa parli questo libro ma spero di riuscire a leggerlo con occhi e mente sgombri da pregiudizio, come ogni buon lettore deve fare.
Lo sto finendo in attesa che si facciano le tre di notte. Per la verità lo sto rileggendo a distanza di una decina d’anni e non posso che consigliarti, ma proprio caldamente, di leggerlo. La questione dell’antisemitismo del dottor Destouches però non può essere banalizzata come ha fatto il tuo professore (mi permetto), primo perché non risulta da alcunché che Céline abbia mai fatto professione di nazismo, secondo: è vero, ha pronunciato le parole più squallide dell’antisemitismo, eppure questo non gli ha impedito di scrivere almeno due capi d’opera (vertiginosamente belli) del novecento letterario: il Viaggio e Morte a Credito. Poi a me è piaciuto molto anche Nord. Vabbè, capita più facilmente che Céline non piaccia (divida) per questioni più squisitamente letterarie (una lingua che ha fatto irruzione nel romanzo ancora molto “ottocentesco”, terremotandolo e rinnovandolo profondamente). Comunque mi accingo a studiarne l’opera completa e poi magari ne riparleremo diffusamente.
Ma tu lo leggi in lingua? E poi non trovi, immaginandoti certi aspetti della prima metà del novecento, che già solo quel titolo (Viaggio …) sia magnifico?
Certo, quel titolo è magnifico… E’ proprio il titolo che cattura irreversibilmente l’occhio del lettore che leggendolo non vorrà fermarsi solo al titolo. Nell’era delle avanguardie poi quel titolo conserva ancora quel particolare senso di epicità (irripetibile ai giorni nostri) che solo ai romanici, dopo ai classici greci, fu possibile. Non ho ancora letto il libro ma suppongo che il senso d’epicità a cui il titolo nascostamente fa accenno probabilmente si consuma nell’interiorità del soggetto e non fuori dal soggetto, come invece accadeva nel romanzo realistico ottocentesco. Ma potrei sbagliarmi e quindi sì, avrà più senso parlarne quando avrò letto il libro.
Rita, scusami ma ho involontariamente cancellato il tuo ultimo commento. Purtroppo c’è molto spamming e quando mi metto a fare pulizia di decine e decine di commenti per così dire ‘intrusi’ comincio a cliccare ‘elimina’ a ripetizione e, non riuscendo a frenarmi, ho cancellato il tuo senza volerlo.
Mi appresto a leggere “Viaggio al fondo della notte” presente nel mio programma di letteratura francese. L’ho visto in programma, poi l’ho visto postato da te e mi ero entusiasmata all’idea di leggerlo. Poi, il prof. a lezione ci ha detto che era un convintissimo nazista…sostenitore sopratutto delle discriminazioni raziali.
Non so ancora di cosa parli questo libro ma spero di riuscire a leggerlo con occhi e mente sgombri da pregiudizio, come ogni buon lettore deve fare.
Lo sto finendo in attesa che si facciano le tre di notte. Per la verità lo sto rileggendo a distanza di una decina d’anni e non posso che consigliarti, ma proprio caldamente, di leggerlo. La questione dell’antisemitismo del dottor Destouches però non può essere banalizzata come ha fatto il tuo professore (mi permetto), primo perché non risulta da alcunché che Céline abbia mai fatto professione di nazismo, secondo: è vero, ha pronunciato le parole più squallide dell’antisemitismo, eppure questo non gli ha impedito di scrivere almeno due capi d’opera (vertiginosamente belli) del novecento letterario: il Viaggio e Morte a Credito. Poi a me è piaciuto molto anche Nord. Vabbè, capita più facilmente che Céline non piaccia (divida) per questioni più squisitamente letterarie (una lingua che ha fatto irruzione nel romanzo ancora molto “ottocentesco”, terremotandolo e rinnovandolo profondamente). Comunque mi accingo a studiarne l’opera completa e poi magari ne riparleremo diffusamente.
Ma tu lo leggi in lingua? E poi non trovi, immaginandoti certi aspetti della prima metà del novecento, che già solo quel titolo (Viaggio …) sia magnifico?
Certo, quel titolo è magnifico… E’ proprio il titolo che cattura irreversibilmente l’occhio del lettore che leggendolo non vorrà fermarsi solo al titolo. Nell’era delle avanguardie poi quel titolo conserva ancora quel particolare senso di epicità (irripetibile ai giorni nostri) che solo ai romanici, dopo ai classici greci, fu possibile. Non ho ancora letto il libro ma suppongo che il senso d’epicità a cui il titolo nascostamente fa accenno probabilmente si consuma nell’interiorità del soggetto e non fuori dal soggetto, come invece accadeva nel romanzo realistico ottocentesco. Ma potrei sbagliarmi e quindi sì, avrà più senso parlarne quando avrò letto il libro.
Non ti sbagli. Ma ti chiedevo se lo leggi in lingua francese.
Rita, scusami ma ho involontariamente cancellato il tuo ultimo commento. Purtroppo c’è molto spamming e quando mi metto a fare pulizia di decine e decine di commenti per così dire ‘intrusi’ comincio a cliccare ‘elimina’ a ripetizione e, non riuscendo a frenarmi, ho cancellato il tuo senza volerlo.
Ah, figurati! No problem!
L’importante è che tu l’abbia letto, se resta o non resta non importa.