Mi sentivo fiero a mia volta di farmi vedere al suo fianco, ché ormai ero un attore che lavorava con Regista. Poi il conto lo sistemava lui.

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Si andava alla Feltrinelli, mi faceva conoscere autori enormi che leggo ancora oggi. Acquistava una decina di libri e poi si tornava all’autosilo a ritirare la sua renò. Se ne usciva e si rinasceva al giallognolo artificiale della sera di Bari; al primo semaforo rosso lui si contorceva tutto per prendere la carrettata di libri deposta sul sedile posteriore per mettermene un quattro - cinque tra le mani, sigillando il gesto con un “questi sono tuoi”.

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Avevo l’esame di statistica II – demografia in quel periodo e volevo dare morte violenta a trend, cicli, mortalità, zero natalità, nuzialità chi se ne frega, quozienti vari, flussi di popolazione, qualche pisciatina binomiale e buonanotte ai suonatori. Regista però non si voleva riprendere. Di giorno sembrava più sollevato, ma di notte tutt’altro, ero lo stesso e anche peggio di quel che ho detto, e chi era deputato a stargli vicino di notte, perché se si voleva essere artisti bisognava tirar tardi, ero sempre io. Mariella era un fantasma, un vestito di donna appeso dietro la porta della stanza di Regista.