1998 – Marcella Cardascio
Anche se la stretta di mano non era stata delle più vigorose, Corrado le piacque subito; una di quelle persone a cui avrebbe artigliato i piedi sotto il tavolo, intrecciato gli arti e gli altri organi senza por tempo in mezzo. Ben presto Marcella cominciò ad almanaccare su un eventuale accoppiamento, immaginando che poteva esserci un’intesa sessuale animalesca, all’incirca.
Ma dovettero trascorrere ancora altri giorni, molte volte dovettero ancora beccarsi in pausa pranzo, al servizio ristorazione, prima che Marcella potesse arrossire lusingata per un complimento finalmente esplicito da parte di Corrado.
Lui le disse che aveva una bella chiostra di denti, di un eburneo strepitoso, e che gli sarebbe piaciuto godere più volte al giorno di quel sorriso.
Lei aveva chiesto scusa ebu che?
E lui le aveva spiegato ebu che.
Pranzavano seduti allo stesso lato del tavolo e lei approfittò di quelle che riteneva parole pur sempre audaci per farsi più vicino e cercare un contatto fisico che le mancava da troppo tempo, attenta a non dar troppo scandalo verso gli altri commensali ma, come una gatta che si strofina alle gambe di un uomo, imprimendoci una buona dose di carnalità, nervi e libidine.
Fu quello il momento in cui scoprì il fetore di Corrado.
Eppure, a combinare il disastro, di cui Corrado neanche si accorse e rispetto al quale dovette restare per sempre inconsapevole, non era stato propriamente quel cattivo odore, rappreso - e neanche tanto rappreso visto non lesinava disgustose zaffate a movimenti menomamente bruschi - sui panni di Corrado e sul suo collo, ad allontanarla. Bensì quel termine. Quell’espressione piovuta un po’ incongrua e dissonante. Un invito a desinare insieme, talvolta, col suo assenso.
Il sesso era una specie di porto franco nell’esistenza di Marcella, perché voleva goderselo, e perciò beneficiava di una forma di extraterritorialità nella cartografia in cui lei si rappresentava il mondo e il genere umano nel loro dover essere. Il momento genitale era quindi sottratto alla personale giurisdizione che lei aveva apparecchiato per tutte le altre fattispecie della vita e per quelle situazioni che con ogni probabilità potevano verificarsi nella sua sfera d’azione e di fronte alle quali, possibilmente, non doveva mai farsi cogliere impreparata.
Solo che se avesse fatto sesso con Corrado se ne sarebbe pentita, lo seppe bene dalle ultime battute di quell’approccio farraginoso, e non tanto per quell’odore sgradevole che gli aveva riscontrato e di cui avrebbe fatto fatica a liberarsi anche quando avessero finito, poco male per quello, quanto piuttosto perché subito dopo avrebbe avuto bisogno di attaccarsi al telefono con qualcuno che lo conoscesse, per chiedergli informazioni e cercare di capire se Corrado era normale oppure no. Marcella era semplice e schietta. Talmente lineare che davvero aborriva ogni deviazione dai circuiti prestabiliti, demonizzava ogni incrinatura, rifuggiva tutte le storte linee.
Perché c’erano quelle crepe nelle persone e nelle cose, non in tutte ovviamente, che si aprivano all’improvviso e che, anche se si richiudevano in un baleno, ti avevano comunque dato il tempo di lasciarsi spiare all’interno offrendo uno scenario che alcuni indagavano con curiosità, ma che altri invece, e tra questi lo sguardo di Marcella, scrutavano con uno struggimento di terrore per il solo fatto che si squadernava per qualche raggelante istante una dimensione sconosciuta al loro mondo, di solito pienamente intellegibile.
Ora Corrado l’aveva invitata a desinare insieme, talvolta. Col suo assenso, s’intende.
A questo punto Marcella dovette avere una specie di rivelazione. Quel modo di esprimersi la colpì come un’illuminazione: il suo assenso Corrado avrebbe potuto ficcarselo dove non poteva sbagliarsi.
Non fu ondivaga; non si comportò come una che voleva fare solo la dolcemente complicata al cazzo. No. Aveva fatto di tutto per evitare equivoci di quel genere. Dopo aver sentito quella frase, con il desinare, aveva all’istante deciso che tra di loro non avrebbe potuto esserci altro che l’amicizia, e se c’era caso neanche quella. Glielo disse fuori dai denti, chiaro e tondo.
Consumato quel pasto, pertanto, Marcella fece in modo che non capitassero occasioni di incontri extralavorativi.
Si incrociarono qualche altra volta, fugacemente, quando lei doveva lasciare il suo ufficio per richiedere delle carte alla contabilità e, viceversa, quando era Corrado a fare ricorso all’ufficio delle risorse umane per documenti che servivano al suo ufficio contabile. E niente altro.
04 Apr 2011 Nicola
3mundane…
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