La penna dell’epidemia
Un uomo che lavora, la povertà, il futuro lentamente chiuso, il silenzio delle sere intorno alla tavola, non vi è posto per la passione in un tale universo. Probabilmente Jeanne aveva sofferto. Era rimasta, tuttavia; accade che si soffra a lungo senza saperlo. Gli anni erano passati. Poi era fuggita, e beninteso non era fuggita sola. “Ti ho amato molto, ma adesso sono stanca … Non sono felice, se parto; ma non si ha bisogno di essere felici per ricominciare”. Questo, pressappoco, gli aveva scritto.
Joseph Grand, a sua volta, aveva sofferto; avrebbe potuto ricominciare, come gli osservò Rieux. Ma ecco, a lui mancava la fede.
Semplicemente, pensava sempre a lei. Quel che avrebbe voluto fare, era scrivere una lettera per giustificarsi. “Ma è difficile”, diceva, “ci penso da molto tempo. Sin tanto che ci siamo amati, ci siamo intesi senza parole. Ma non ci si ama per sempre. A un dato momento, avrei dovuto trovare le parole per trattenerla, ma non ho potuto”.
pagg. 64-65
16 Ott 2011 Nicola