L'Histoire Érotique
Sono andata a dormire, ho fatto un sogno di carne poi mi sono svegliata e adesso non posso più dormire.

“E per colpa mia? Non idealizzarmi troppo, per me conta molto la bici ma nel resto della carne sono al di sotto delle attese. Per non dire una grossa delusione. Ma forse sto facendo il deficiente, perdonami.”
Sì, stai facendo il deficiente. Avevo visto nei tuoi garretti delle cose inattese, straordinarie, eri riuscito nella tua sofferenza di scalatore a scolpire frasi d’amore. Potevo leggerle, io, di quelle che una donna passa una vita intera senza mai sentirsele dire. Neanche mi pareva vero, sembrava di colloquiare con l’anima di un poeta. E poi? Neanche passa un giorno che mi ritrovo di fronte uno che boccheggia quattro scuse. E non venirmi a parlare di idealizzazioni e altre minchiate. Volevi interagire con la madonna? Bene la madonna è anche questa donna abbastanza risentita perché tu ti spaventi di me. Se non riposo, certo non dipende da te. Certo non può dipendere da te, sia chiaro. Allora tu mi rispondi come un deficiente. Ma qui non si tratta di farmi un dispetto se tu scali la montagna o desisti, quello che posso fare per te è sentire se ci sei come uomo o meno ma, se questo talento tu non hai, ti metterei al tuo giusto posto argomentando con solide basi, sulla roccia e non sull’argilla. Quello che fa una vera e buona madonna è indirizzare dolcemente, guidare il talentuoso verso la completa realizzazione della sua preghiera; lo aiuta sminare il terreno, a confrontarsi con i suoi fantasmi, a fare un viaggio dentro se stesso. Io che sono una poveretta ancorché primitiva, rozza e magmatica il passo della madonna ce l’ho, innato, ed è una dannazione. E se non l’avessi avuto magari mi sarei offesa, magari avrei fatto dell’altro e invece no. Può darsi che tu sia un atleta eccellente e non un uomo; o può darsi che tu sia un grande uomo, ma chiunque tu sia adesso il tuo talento va guidato, nutrito, sorretto. Può darsi pure che tu pedali solo per evadere da un mondo del cazzo che ti tiene prigioniero, ma se è così non sei un uomo vero. Gli uomini veri sono dei dannati! Lo capisci?
“Ma la mia era solo professione di modestia. Io credo di essere davvero deludente come uomo. Ti ho parlato così perché c’è anche chi, vicino a me, pensa davvero che io sia una persona deludente, non certo perché mi spaventi di te. E poi, via, da quel poco che ho capito di te, sei una che spaventa. E io l’ho capito, che non debbo spaventarmi.”
C’è un momento, quando sei lì a morire in bici, in cui hai un’espressione di grande dolcezza, che viene voglia di farti una carezza, di farti da madre. Ci sono altri momenti, più cattivi, in cui la smorfia di fatica sul tuo volto ti fa sembrare un internato in un reclusorio minorile. Sembri due persone diverse, forse sei l’una e l’altra e io non ci capisco più niente. Non capisco più cosa ci stiamo dicendo e perché ci parliamo; io sono incuriosita da te, sono ammirata dalla tua tenacia … Certo che faccio paura. A tratti susciti in me il desiderio di farti un po’ male, come si farebbe con un animaletto indifeso, come certi mostri fanno … Non capisco più se è solo una mera questione ontologica di scopate. E poi ti ho trovato un meraviglioso patronimico: infiniti lombi in sudore e in loro un’ave maria. Commenta.
“Anche quello avevo capito, il desiderio di farmi un po’ male. E ti chiedo: non dovrei spaventarmi?”
Lo puoi intuire, cazzo? A me mi hanno corteggiato di buone e meno buone preghiere per centinaia d’anni …. Hai capito?!? E non sparire!
“E non sparisco. Andiamo avanti con la tenzone, allora. Marrana!”
No, sei un ragazzetto che non sa quel che dice, che si crede che basta scalare tre o quattro volte la rupe per arrivare al cuore di un simulacro di bronzo, per scoprire il mio segreto. Che stolto che fosti! Ti abbandono lì dove non ti ho mai trovato.
“Non ho mai creduto che bastassero tre o quattro salite. Mai! Tu sei una donna crudele che mi tratta come un ragazzetto deficiente e servo. Ma io spero ancora di conoscerti, di conoscere la tua incarnazione.”
Tu mi devi adorare.
Il Beato Angelico ebbe un incubo. Risvegliandosi tutto sudato prese a disegnarmi. Mi mise addosso vestiti di mago e mi fece chinare e mi colorò il mantello. Ma i suoi spasmi notturni non cessarono e nella mia postura si impresse in guizzo di agitazione, un trasecolare. Ero venuto per adorare la creatura ma la vista della vergine rosa mi fece barcollare.”

(continua)

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