improbabili endiadi
ma che significa percorso formativo “Mafia e Legalità” ?
io per me trovo prima di tutto interessante l’uso delle maiuscole che sembra attribuire pari autorevolezza all’Una e all’Altra. dopodichè mi chiedo: che vuol dire? che mi formi su come diventare e un buon mafioso e un buon avvocato di mafiosi? e alla fine che fai, me lo lasci un pezzo di carta che certifichi il compimento del percorso e la conseguita formazione?
io che “scemo da giovanezza” e vorrei ficcare strali a tutt’andare contro questo modo inutile di fare i giovani che in modo sciacquo s’affrancano da certi altri abominati paradigmi giovanilisti, la mia idea che ’sto tipo di associazionismo sia una’altra figura del cazzeggiare forte, ce l’ho ben chiara. quindi voglio provare a vedere se arrivano delle risposte soddisfacenti a questa banale domandina:
Piazza Pubica, MA PERCHE’????
ebbene, le risposte arriveranno: piene di buon senso e valide argomentazioni. infatti ciò che li distingue non è la capacità di organizzare un tenue convegnuccio su criminalità e mentalità mafiose, imperocché la loro inemendabile bifrontalità quando si fa vicina l’ora delle scelte che contano.
in soldoni: nella pratica quotidiana non ci capiscono una beata fava di ciò che è mafioso e ciò che non lo è, oppure fanno le campane di legno e i sordi a’na recchia, ovvero i finti scemi.
lo stesso hanno fatto coi libri: serate letterarie polpettoniche di grande successo con autori, pretesi tali, che si autopubblicano nei modi che la Letteratura maggiormente esecra e poi … vai un po’ a verificare le letture. dico, le letture no dei autori - che si sa che logorroicamente scrivono più di quanto avaramente leggano - ma dei organizzatori stessi, i giovani, pretesi tali. va’ che uno inevitabilmente si deve porre il feral quesito:
Piazza Pubica, MA PERCHE’????
25 Ott 2012 Nicola
che l’endiade sia improbabile hai ragione e, tuttavia, io che giovane non sono, proprio perchè mi ponevo la domanda di chi/cosa fosse Piazza Pubblica, ho provato a cercar risposte frequentando questi “momenti formativi”.
e sarà che è infelice il titolo attribuito ad un percorso ma, certo, non mi sono trovato di fronte cazzeggiatori insipienti e incapaci di scegliere, men che meno logorroici elucubratori del pieno di se … ho incontrato giovani impegnati nel nascondimento del quotidiano in piccole (semmai il dono di se e del proprio tempo possa essere mercificato e misurato) azioni di volontariato e di presenza sul territorio … che poi si siano anche “azzardati” a mettersi a studiare il fenomeno criminale e le modalità con cui esso interseca anche il nostro territorio, e l’abbiano fatto all’ascolto di persone che quotidianamente sono sul terreno di gioco, è un loro merito.
dovresti provare, anzichè a pontificare, a misuare la tua certa intelligenza con il lumicino dell’altrui capacità e poi impegnarti tu per primo, avanti che sentenziare, a compier ciò che fanno i tuoi tanto abbietti coetanei, per esempio, a far giocare una partita di calcetto a ragazzini della scuola elementare, assumendosi la responsabilità della loro incolumità fisica e “morale”.
infine, ma non per ultimo, tu che, al contrario dell’altrui incapacità ad intelligere, comprendi tutte le beate fave, avresti dovuto evitare il ripetersi inopportuno del dislessico mancare due consonanti a “pubblica”
per esercitarti ti consiglio la seguente lettura
http://www.friulicrea.it/itstories/storydata=stories&num=167&sec=8
per aspera ad astra. Tonio
Sig. Nicola vorrei dirle una cosa molto semplice ed elementare prima di criticare, giudicare, parlare bisogna informarsi bisogna sapere, purtroppo siamo tutti bravi a parlare senza sapere concretamente le cose… la invito con molto piacere a visitare il gruppo delll’associazione “piazza pubblica” e le ricordo che l’associazione nasce dall’esigenza di alcuni giovani modugnesi, di trasformare interessi e passioni personali in un impegno civile, responsabile e concreto all’interno della società e al servizio della comunità… la saluto.
Giuseppe
http://www.facebook.com/pages/Associazione-Culturale-Piazza-Pubblica/199208830179538?sk=info
ma perché uno deve aprire i libri di Carofiglio per trovarli indecenti?
deve vedere i film con Sylvester Stallone per giudicarli inguardabili?
deve entrare nel pd per affermare che non è democratico?
Uno scrittore dovrebbe sapere che una parola è un simbolo e molto spesso gli stessi scrittori non seguono le regole grammaticali come appare evidente nelle righe scritte ma usano le parole appunto come elementi simbolici (per esempio la vita bassa potrebbe essere per un vestito per una persona o …. per un racconto è evidente che ha un significato simbolico). La lettera maiuscola all’inizio della parola non necessariamente conferisce “autorità” ma mi sembra banale dover far notare ciò.
Vedo che queste maiuscole di per sé attirano l’attenzione inconscia anche di un “fine intellettuale” che si pone comunque delle domande cosa peraltro inconsueta nei nostri tempi.
Forse (lungi da me l’irriverenza) l’esser “scemo da giovanezza” comporta oggettive difficoltà di parallela convergenza nella potenzialità sincronizzata di integrata comprensione di concetti simbolici.
“Ma perché”? Forse perché si vuole fare avvicinare i giovani alle problematiche che queste due parole o se vogliamo simboli, nel bene o nel male che rappresentano, comportano e coinvolgono tutti nel corso del vivere civile.
Certo è che la situazione di oggi è la conseguenza delle capacità volute o non volute di chi è “scemo da giovanezza” e chi è oggi in “giovanezza” cerca di fare comunque qualcosa di concreto e differente dalla non funzionale ambivalente prosa di “autori, pretesi tali, che si autopubblicano” semplicemente criticando ma non facendo capire una ” beata fava” della propria critica. Però nel frattempo ha scritto più di quanto avaramente abbia letto, visto e partecipato.
Ma perché questa intellettuale tendenza di fluttuazione orientata univocamente alla critica identificativa della sola demolizione e non costruzione?
“MA PERCHé?”
Ho scritto “sembra attribuire pari autorevolezza …” e non “attribuisce” proprio per evidenziare che non s’era messa la dovuta attenzione ad impedire che il lettore - un certo tipo di lettore, magari proprio il sottoscritto o qualunque altro rompicoglioni come me - potesse azzannare la preda dell’equivoco. Uno dei problemi, infatti, era proprio la sciatteria e non mai neanche il sospetto che abbiate potuto o voluto mettere sullo stesso piano mafia e legalità, ci mancherebbe … immagino siate tutti bravi ragazzi. Però, non deve dare, signorina credo (e spero :D) , signorina Giulia, l’impressione di limitarsi alla puntigliosa precisazione sull’uso della maiuscola nella fattispecie, sarebbe stato opportuno anzi che lei replicasse alla critica dell’endiadi, nonché sulla possibilità di un percorso formativo riferito a quell’endiadi. Mi creda, il nodo è tutto lì, nell’endiadi. Questo, infatti, è ciò che ha attirato l’attenzione conscia (perché mai “inconscia”, visto che vi ho anche gratificato di un mio post?) del “fine intellettuale” (ma che stiamo, a sfotterci come bambini?).
La spiegazione sul “perché?” la accetto senza nulla obiettare (almeno in questa sede), visto che in fondo era esattamente ciò che sollecitavo.
Devo invece respingere al mittente ogni allusione (spero che invece di allusione si sia invece trattato dell’ennesima sciatteria) alla mia eventuale compartecipazione, in quanto rientrante nella categoria degli “scemi da giovanezza”, al disastro con cui voi dovete oggi fare i conti. E se non è chiaro glielo dico in modo più acconcio: escluda tranquillamente me dal ceto dei responsabili (capacità volute o meno) della situazione odierna. Prendetevela con altri, non con me né con la mia prosa. Prendetevela con i vostri genitori, le vostre famiglie, le vostre amicizie, le vostre cerchie e soprattutto con i vostri amministratori. Ripeto: non con me. Che poi la prosa di chicchessia possa mai essere funzionale a qualcosa, magari a un miglioramento della civile convivenza, beh, credo che questo sia un ideale e un canone - dipende forse anche dal tipo di prosa, che dice? - che ha la sua scuola di pensiero, tuttavia ne ha una altrettanto autorevole e degna contro. Se non sbaglio avete discusso proprio di questo nelle vostre serate letterarie.
E per inciso, non mi sono mai autopubblicato. Ho anzi pubblicato a pagamento (concetto che forse si avvicina all’autopubblicazione, anche se è comunque un’aberrazione, lo riconosco) il mio primo libro, mentre ho avuto una pubblicazione a tutto tondo per RAVB, con regolare contratto editoriale (zero spese, diritti d’autore al 7%, distribuzione nazionale, presenza in tutte le maggiori librerie italiane assicurata per tutto il ciclo vitale, oggi esauritosi, del libro) con la Quarup.
Francamente, io leggo Nicola Sacco e capisco perfettamente quale beata fava vuol dire. Non solo. Capisco perfettamente anche ciò che non ha detto e dove vuole arrivare.
Invece:
Vengo ai vostri percorsi formativi e non capisco nulla. In altri termini, si capisce tutto talmente bene che si finisce per non capirci nulla.
Nel senso
Deducete forse voi, dai vostri incontri, un metodo per misurare i fenomeni mafiosi sul vostro territorio. Conducete forse una critica radicale rispetto alla mafiosità quotidiana di cui è intriso il vostro paese? A me non pare. Affatto. Sicché la banalità dell’”avvicinare i giovani a qualcosa di concreto e differente …” viene superata in tromba dalla fiction tv SQUADRA ANTIMAFIA.
E non solo.
Ciò che non si capisce affatto, ancora, è l’impiego di una semantica del tutto fuori luogo, ingegneristica e poco ironica, nella replica a un articolo dal tono piuttosto divertito. Espressioni come “potenzialità sincronizzata di integrata comprensione di concetti simbolici” e “questa intellettuale tendenza di fluttuazione orientata univocamente alla critica identificativa della sola demolizione e non costruzione”, queste sì, non divertono né significano alcunché, a parte il sottinteso del luogo comune continuo sulla critica costruttiva.
Sono contenta che lei Nicola abbia capito il perché che è la spiegazione che io ho dato essendo semplicemente una simpatizzante di “piazza pubblica” e non un partecipante/associato.
Questo era il punto a mio avviso importante, tutto il resto , sempre secondo me, è puro divertissement.
Uoma uoma “ha azzeccato” per il mio lessico esageratamente roboante e tecnico (studio ingegneria).
Per il resto nutro qualche perplessità e mi dispiace che a volte capisce tutto e altre volta invece capisce meno.
capire tutto non mi interessa. mi basta aver capito le sue attitudini ingegneristiche
Dunque, cara Giulia, poiché non mi ritengo un puro intrattenitore paroliberista, se lei è d’accordo, possiamo anche andare oltre il divertissement. Le questioni le pone proprio uoma uoma. Vogliamo affrontare il problema mafioso? Vogliamo davvero cominciare e misurarci con qualcosa di concreto (come voi dite)? Bene, pensate che abbia qualche attinenza coi vostri percorsi formativi il fatto che sindaco e numerosi (troppi) consiglieri comunali, qui a Modugno siano sottoposti a procedimenti giudiziari con capi di imputazione che sono cambiati in corso d’opera, diventando (da concussione che era) “associazione a delinquere”? Ha qualche attinenza con la “mafiosità” di un paese un primo cittadino rinviato a giudizio per altri presunti imbrogli? Hanno qualche attinenza con la mafiosità di un paese le dichiarazioni sempre del sindaco a proposito di certi elenchi stilati da Saviano (può leggere qui http://www.nicolasacco.it/archives/648 di che si tratta)?
Giulia, non si tiri indietro proprio ora. Stiamo a parlar di mafia, mica a contare i travicelli sul tetto …