Dopo interminabili giorni di purgatorio sono di nuovo qui a scrivere sul blog. Il mio pc portatile è andato. La scheda grafica in vacca e dunque da buttare tutto quanto poiché nei notebook la suddetta scheda è integrata nella piastra madre. Sono stato letteralmente nel pallone per una ventina di giorni, con un estro creativo straripante (ma mi guardo bene dal dire di valore) che non poteva essere incanalato in alcun modo per via del fatto che il materiale su cui lavoro era appunto tutto dentro un pc inservibile. Ora, però ho un nuovo pc, con Vista come sistema oprativo (più friendly, più ruffiano, come sostiene con toni irrisori mio cugino omonimo), ancora tutto da scoprire. Ma manca poco e sto tornando ad annoiarvi con il mio ombelico, ad ammorbarvi con la mia sintassi, a inconsciamente respingervi con la mia supponenza. Insomma, ad azzannarvi i coglioni.

E dopo essermi concesso quest’ultima stronzata, per l’aspetto meno faceto del blog passo a informarvi che da domani si tenta l’esperimento di una lettura agonistica del presente adoperando il grimaldello della letteratura. Sono lieto di ospitare, infatti, gli interventi Giuseppe Giglio. Se non fosse anche e soprattutto un amico, cara sponda per me in Sicilia, mi sarei limitato ad annunciarlo con tono più protocollare: mi onoro di… etc. Non che non me ne onori comunque, ma non voglio insistere sulla strada dell’arruffianamento: mio cugino incombe.