Carofiglio non fa a tempo a rientrare in magistratura che già decide di abbandonare la toga per dedicarsi esclusivamente ai libri. Dice che questi ultimi, con tutto ciò che comportano in termini di scrittura, presentazioni e convegni, gli sottrarrebbero il tempo necessario per svolgere il lavoro di magistrato con dignità e impegno, come ha sempre fatto. Dunque, in questo improvviso sovrabbondare di scrupoli, egli preferisce rinunciare alla professione di magistrato.

Ci guadagna la giustizia o ci rimettono le Lettere italiane? Mistero doloroso.

E se anche ne guadagnasse la giustizia, sarebbe più giusto un mondo con un Carofiglio scrittore a tempo pieno?