Allora Gesù portò con sé Pietro, Giovanni e Giacomo sul monte Tabor.

Com’è e come non è, mentre “pregavano” Gesù prese a sbrilluccicare forte – luce propria? bah, non è dato sapere -, sfolgorava a’bbestia proprio; le sue candide vesti risplendettero anche più, fleshando, a’nnastro proprio.

Talmente che si flipparono Pietro (o Aldo?), Giovanni e Giacomo, che arrivarono a vedere Elia (Il Profeta) e Mosè (La Legge) che discorrevano col Maestro loro. Viaggione proprio, di Pietroaldo, Giovanni e Giacomo. In special modo Pietro svarionava grandemente e voleva piantare tre tende per Gesù, Elia e Mosè. Luca (9, 33) si permette addirittura di chiosare “non sapendo quello che diceva”.

Quand’ecco sull’alto monte cala una nube, ed essanube li avvolge tutti. Risuonò financo la voce di Dio per dire una scemata tipo “questo è il figlio mio diletto, ascoltatelo che io, Dio, ne son compiaciuto”. Ridondava ‘nanticchia, Dio.

Erano di tale strippati, quei tre, che La Legge e Il Profeta così com’erano venuti risultavano iti, esitati in anagrafica come “offerta non interessante”. Tutto all’interno di quel loro viaggione.


Quando si riebbero un po’ tutti e presero a discendere il monte, Gesù si raccomandò con quei scombinati di starsene muti, ovvero tacere all’universo mondo di essersi strafatti a quel modo indecoroso. E quelli muti. Ci pensano Luca, Matteo e Marco a sputtanarli tutt’ora. Anche se per lo vero in Marco (9,9) Gesù proibisce loro di parlare solo fino a quando il Figlio dell’uomo non sarà risuscitato dal regno dei morti.

Questa è la Trasfigurazione. L’essenzialità trasfigurata, in Hegel, è l’essere che si riflette entro se stesso.