Nel cambiarne i connotati, devo dire, ho molto ben colto il significato della trasfigurazione evangelica e fatto centro sui discepoli stranitisi e allucinati. In effetti, le immagini forniteci da Luca, Matteo e Marco risultano coerenti con il postulato hegeliano della trasfigurazione come “l’essere che si riflette entro se stesso”: Gesù è l’essenza trasfigurantesi (oltre che verità ultima); Pietro, Giovanni e Giacomo, discepoli (ovvero imperfette determinazioni di quella che sarà anche per loro, con loro, la verità ultima), invece, col loro essere come estroflesso di fronte allo spettacolo inscenato dallo Spirito. Essi fuori di sé, al cospetto dell’Essere che si riflette entro sé.

Insomma, trasfigurando la trasfigurazione, ho colto nel segno e divulgato ancor meglio. Presto calerà una nube che avvolgerà voi lettori, da essanube tuonerà la voce di mio padre: “Questo è il figlio mio diletto, me ne compiaccio. Ascoltatelo”.