Pioveva con insistenza da quarantotto ore. Allagamenti, vigili del fuoco a sgorgare scantinati, vetture in panne. Un soppalco di nubi spesse che murava il cielo, un lavoro ben fatto davvero, senza la minima crepa. Questa pioggia battente sarebbe durata ancora a lungo. E il circo, per il quale Corrado ha comprato un biglietto, stasera non si fa. Il campo di terra battuta su cui sorge il tendone è un acquitrino, le bestie sono state spaventate dai tuoni, i lampi hanno messo una pericolosa elettricità nell’aria quindi è meglio che restino chiuse in gabbia; le strade sono impraticabili, il flop della serata è assicurato. La serata dell’anaconda è rinviata.

Ci teneva ad andarci. Di anno in anno tra le attrazioni speciali s’erano susseguiti dromedari, tori, un lama, un coccodrillino, i ratti nudi, una scimmia arietata, il nano mammuttoide, un gibbone sodomita e la iena piagnisteo. Ogni volta i domatori chiedevano se qualcuno del pubblico aveva voglia di scendere in pista a fare due carezze alla bestia. Bimbetti disposti a farlo, Corrado lo sapeva, ce n’erano sempre. Questa volta l’attrazione speciale era l’anaconda. E se ci fossero stati dei bimbetti volontari ad avvicinarla lui sarebbe stato tra quelli. Se glielo avessero permesso l’avrebbe tenuta anche intorno al collo per qualche secondo. E magari a trepidare tra il pubblico c’era lei. Anzi, certamente c’era. Marcella. Dopodiché lui avrebbe risalito gli spalti, sarebbe andato a sederle vicino e avrebbe detto: “Hai visto?”. Ma benché avesse pianificato tutto, la stramaledetta pioggia gli stava mandando tutto in malora.