Stregoni del borgo antico non ce n’erano più da un pezzo. Eppure sarebbero serviti, portatori com’erano di quella filosofia dei nati morti secondo la quale si spallavano i bambini. La “spallatura” era una delle prove iniziatiche “prime” della vita. Se nascere voleva dire incamminarsi verso la morte, bene, non si va incontro alla morte dando in ismanie. Quando un bambino piangeva e strillava fino a soffocarsi e non si riusciva a capirne il motivo, dopo ore e ore di tentativi inutili di venirne a capo, quando la creatura era ormai cianotica dal pianto disperato, ci si decideva a portarla dallo stregone del borgo antico. Questi poteva essere uomo o donna, un’età attorno alla settantina e una fissità di corpo piantato sulla seggiola davanti ai sottani. Ricevevano la creatura dalle mani del genitore e se la disponevano di traverso sulle cosce, a pancia in giù. Cominciavano con degli energici massaggi, imposizioni delle mani. Calcavano più che potevano i palmi delle mani sul piccinino. E già qui un profano poteva pensare che gli stavano solo facendo male. Dopodiché lo sollevavano tenendolo dalle ascelline e sembrava volessero offrirlo al pubblico che presenziava al rito. Quindi avvicinavano il corpicino al loro busto, curandosi che la creatura fosse sempre rivolta alla platea, gli passavano tutte le loro braccia vizze sotto le ascelle, come per imbracarlo, e prendevano a spingere col loro torace sulla spalla del bambino. La creatura si inarcava col pettino tutto spinto in fuori e le braccine e le gambine tirate invece indietro. Poteva sembrare una violenza inaudita, che ‘sti vecchioni volessero spezzarlo in due, in tre, farlo a brani, stracciarselo e magari poi mangiarselo. Ma nel frattempo il piccinino si andava calmando, fino a chetarsi del tutto, completamente rasserenato. Gli restava negli occhietti curiosi solo un velo di stupore con cui guardarsi attorno e un senso di appagamento, di sazietà che non di rado veniva sancito con un bel ruttino. E come in preda a un risveglio davvero più spirituale che fisico veniva restituito ai genitori che erano stati lì ad assistere a questo numero apparentemente da circo senza mai, minimamente, preoccuparsi. Sicuri dell’arte dello stregone del borgo antico.