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La zolla /1

Innalziamo peana all’unico vero prodotto tipico modugnese, un legume “da rilanciare ottenendo certificazioni di prodotto autoctono di qualità”. È ora di valorizzare la produzione locale, rilanciare la filiera corta, riscoprire il kilometro zero. Oscurato da una livida, orrenda parentesi di libertà, vilipeso financo dalla legalità costituzionale, è finalmente giunta l’ora in cui si può riaffermare il supremo valore del CECE IN BOCCA.

[Harry Potter e la camera dei segreti]


le torsioni dell'anaconda

La gabbanella

(…) aveva destato la mia attenzione per il suo greve odore; già aveva avuto il tempo di riscaldarmisi addosso e mandava un puzzo sempre più forte dii medicine, di impiastri e, come mi pareva, di non so qual putridume, il che non faceva meraviglia, dato che da tempo immemorabile non abbandonava le spalle dei malati. Forse la sua fodera di tela sul dorso era stata qualche volta lavata, ma di sicuro non lo so. In cambio questa fodera era presentemente imbevuta di ogni possibile sgradito umore, di fomente, di acqua scolata dai vescicanti incisi, e via dicendo. Inoltre nelle corsie dei detenuti ne comparivano molto spesso di quelli puniti con le verghe, col dorso tutto piagato; venivano curati con fomente, e perciò la gabbanella, indossata direttamente sulla camicia bagnata, non poteva assolutamente non deteriorarsi: a tal punto ogni cosa vi si depositava sopra. E durante tutto il tempo passato da me nel reclusorio, in tutti quei vari anni, appena mi accadeva di andare all’infermeria (e ci andavo piuttosto spesso), indossavo ogni volta la gabbanella con timorosa diffidenza. In particolar modo poi non mi piacevano i pidocchi, grandi e notevolmente grassi, che a volte si incontravano in quelle gabbanelle. I detenuti li giustiziavano con voluttà, tanto che, quando sotto la spessa e sformata unghia del detenuto si udiva lo schiocco della bestia giustiziata, perfin dal viso del cacciatore si poteva giudicare del grado di piacere da lui provato.

F. M. Dostoevskij

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Kolossal Primarie in Puglia: gazebo anche nel presepe di nonno Vito

Esperimento ultraacrobatico di democrazia planetaria, anzi interplanetaria e se possibile interstellar.

“Protagonista del tuo futuro”???

Macché, vogliamo rovinarci: sii protagonista del tuo cunicolo spazio-temporale!!!! OGGI è POSSIBILE! Grazie ai nostri seggi allocati in ogni dove.

L’allarme degli esperti: “La ragione di tutto questo? È evidente: siamo all’ultimo fumoso ma spettacolarmente pirotecnico gran ballo della democrazia prima di farla collassare definitivamente nel wormhole pugliese”.

Per le primarie regionali pugliesi, che si terranno domani 30 novembre 2014, hanno disseminato gazebo e postazioni di voto ovunque nel mondo materiale (per esempio in Emilia Romagna) e immateriale, si dice per facilitare il compito a minorenni, “fuorisede”, cittadini di altri paesi UE dotati di documenti di riconoscimento, cittadini di altri paesi UE non dotati di documenti di riconoscimento ma pettinati con la riga a destra, cittadini di altri continenti dotati di “sincero spirito democratico”, apolidi dotati di nulla che sappiano però fare la o col bicchiere, autoctoni che non sappiano fare la o col bicchiere, migranti muniti di normografo, cinesi purché si presentino in massa, reclusi che abbiano fatto sapere di non volerne sapere di correggere la loro condotta, pregiudicati non collaboratori che abbiano però ottenuto programma protezione e vivano sotto altra identità in un paese sconosciuto, famiglie di Casal di Principe che abbiano ritirato la loro indignazione per i libri di Saviano, solari votoscambisti senza remore valoriali, longoidi da cassarmonica, protolongoidi che abbiano mentito senza fallo sulla cessione di un’area al comune, longolonghiani che abbiano abusato del termine “benefattore”, longolongoidi che redarguiscono il prossimo per aver tirato la corda, longolonghissimi che per quindici anni si siano ben guardati dal tirare la corda, longhiani da contrizione per “esserci andati a mettere nei guai con le nostre stesse mani”, pierini del rinnovareinsieme ma anche il sottoinsieme, marioloidi da corriera, lacalamità naturale adesso a modugno, bramini bellicapelli, matahari biancovestite, occhicerulei, automuniti bella presenza, lingue straniere inglese eccellente - francese ottimo - fluente sine e none; no perditempo .

Dunque, domani, come ti giri e ti volti, trovi un banchetto per apporre la crocetta su uno dei candidati alle primarie pugliesi a condizione che smolli due eurini o, in alternativa, un vassoio di cannoli, no dolcettoscherzetto, sì sparabiscotti Tescoma. Urne ovunque, dal circoletto di un problematico quartiere di periferia all’ovile di strada sulla mulattiera, dai corridoi di Asclepios alla fossa bradanica, fino in Emilia per votare Emiliano, e rinculare a Minervino se opti per Minervini. Vuoi votare Stefàno? Ebbene, in questo caso, dopo lo strappo all’inguine di Vendola (“stop primarie” dixit), se proprio ci tieni te lo voti sulle langhe dai giorni che vanno da Natale a Santo Stefano in quel di Santo Stefano Belbo.

E ancora: gazebo transfrontalieri, gazebo nel presepe di nonno Vito, gazebo nel Massachussets e nel Nevada,

a Machu Picchu, nel Corno d’Africa, sul Tropico del Cancro, da qualche parte nella troposfera, sulla stazione spaziale internazionale, in nuovi sistemi solari per assicurarsi il voto di “loro”, ovveromente di eventuali altre “entità”. Sono di centrosinistra? Non sono di centrosinistra? Pare che gli organizzatori abbiano risposto: “porsi oggi un quesito del genere, noi crediamo, noi che ci mettiamo la faccia, sia tipico di personalità paranoiche soggette a deliri onanistici. Bisogna accettare l’idea dell’altrove e la necessità dell’aprirsi a nuove realtà, a questo noi ci sentiamo chiamati, al dovere, cioè, di esplorare le potenzialità del centrosinistra anche nel centrodestra, nella troposfera e nel presepe di nonno Vito”.

Auguri.

letteraria

Totalitarismi messi in saga

Un romanzo-studio che, magari senza volerlo, spiega col materialismo le disfunzioni del mondo in cui viviamo. L’esito? Prendersi la parola e non delegarla, soprattutto se è alle viste chi la usa per omologare/annientare l’individuo.
Noi siamo pronti a investire. Viviamo quest’epoca. È solo legge di mercato.

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le torsioni dell'anaconda

L’esondazione degli ossicini

Succede oggi a Genova (leggi qui) ma era già successo nel romanzo Le Torsioni dell’Anaconda di Nicola Sacco:

(…) Pioveva con insistenza da quarantotto ore. Allagamenti, vigili del fuoco a sgorgare scantinati, vetture in panne. Un soppalco di nubi spesse che murava il cielo, un lavoro ben fatto davvero, senza la minima crepa. Questa pioggia battente sarebbe durata ancora a lungo. E il circo, per il quale Corrado ha comprato un biglietto, stasera non si fa. Il campo di terra battuta su cui sorge il tendone è un acquitrino, le bestie sono state spaventate dai tuoni, i lampi hanno messo una pericolosa elettricità nell‟aria quindi è meglio che restino chiuse in gabbia; le strade sono impraticabili, il flop della serata è assicurato. La serata dell‟anaconda è rinviata.

(…)

La mattina dopo la perturbazione era passata, il sole entrava borioso dalle finestre.
La rovina sfavillava.
Innocenza uscì a primo mattino per la visita a Ivano.

“Signora qui oggi non si può entrare.” Il becchino le stava impedendo l’accesso nella zona di suo marito.
L’auto dei vigili urbani ferma davanti all’imboccatura del cimitero abusivo coi lampeggianti accesi. Una squadra di vigili del fuoco dragava, su un gommone a pelo d’acqua, tutta la discarica, recuperando coperchi di legno, schegge di cofani, cenci, crani e tibie.
Cristomoi, che vergogna, che vergogna! Scoprire che la tomba non c’era più. Annegata in un lago d’acqua. Con le frasche e le ossa alla fonda, trasportate di qua e di là dall’acqua smossa dal gommone. E quale vergogna scoprire di doversi allontanare per via della presenza di un anaconda. Il beccamorto glielo aveva detto. Che era scappata dal circo. E chissà come, era finita qui nel camposanto. Magari s’era attorcigliata al sotto di un‟auto funebre, alle mammelle della macchina del morto. E qua adesso non si poteva più stare.
Questo ulteriore affronto era opera del maligno.
Quel che restava di un fegato già abbondantemente roso, le fu ricacciato a viva forza in gola dalla mano invisibile dell’oltraggio.

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NIENTE PAURA, MONDO!

La vita moderna ti stressa e e ogni giorno che passa ti sembra tutto più difficile? Niente paura, prendi carta penna e calamaio e scrivi anche tu un comunicato pd.

I lunghi pomeriggi autunnali ti ammorbano fino a estenuarti di una insostenibile noia? Smetti di frignare, prendi quella dannata biro e scrivi un balsamico comunicato pd.

Il tuo umore è nero perché non riesci a liberarti di un passato che non passa e non la smette di allungare le sue ombre sul presente e soprattutto sul futuro? Da oggi puoi mitigare la tua pena: scrivi anche tu un comunicato pd.

La tua vita ti sembra priva di senso e ti crolla l’autostima? Salvati: inchiodati al tastierino QWUERTY e scrivi anche tu un comunicato pd.

Butta al cesso lorazepam, diazepam, alprolazam ealtri inutili pastiglini e …  SCRIVI ANCHE TU UN COMUNICATO PD.

OGGI LA BRUTTA BESTIA SI SCACCIA COSI’

IL DOMANI TORNERA’ A SORRIDERTI, GLI UCCELLINI A CINGUETTARE, IL MONDO SARA’ PIU’ COLORATO, E I COLORI PIU’ VIVI. LA BONTA’ SBOCCERA’ NEI CUORI DEL CONSORZIO UMANO E LA VITA TORNERA’ AD ESSERE CLEMENTE CON TE.

SCRIVI UN COMUNICATO PD. E’ strafacile: prendi un foglio A4 e riempilo di concetti in ordine sparso (se non te ne viene nessuno vai di copincolla, è liberatorio!), ricordati solo di usare, anche a casaccio va bene ma di usare espressioni come NOI CI METTIAMO LA FACCIA, UN PERCORSO CONDIVISO, LA DEMOCRAZIA PARTECIPATA … e il gioco è fatto. Non starai subito meglio, perché non sei ancora andato in gugol immagini. Vacci, scaricati logo pd e appicicalo sul tuo papello. E’ solo qua che comincia a salire l’onda emozionale. Adesso, resta per qualche minuto a contemplare la tua creatura. Al minuto 1′35″, arriverà una botta di adrenalina devastante!

COMUNICATO PD, ‘NA MANOSANTA!

funghi patogeni

A Cesare quel che è di Cesare

Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo, che ponga le sue fondamenta su tali principi e organizzi i suoi poteri nella forma che al popolo sembri più probabile possa apportare Sicurezza e Felicità.

Dalla Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America

altri spot

epistola tutta da ascoltare

letteraria

L’Apocalisse di Pecoraro viene al principio

Lo straordinario, ribollente “zuppone vitale” di uno dei migliori romanzi del XXI secolo

Ripercorrere all’inverso anche il più esile rivolo causale, destrutturare la catena degli eventi, riducendoli ciascuno alle proprie unità costitutive (…) per individuare il punto esatto del non ritorno.

Dopo la catastrofe primigenia, dopo l’essere venuti al mondo, c’è il panico per qualcosa che nel venire al mondo ci ha invaso e che dispiegherà tutta la sua capacità patogena per corromperci e degradarci irrimediabilmente, per farci morire infine come morì Erode, “roso dai vermi”. E la vita è solo una campata di ponte verso la fine. Una toccante fine lunghissima che dura cinquecento pagine belle intense, fitte, turgide, pastose, barzotte, novecentesche, pop, insofferenti, cinico/comiche e altoromanzate.

(…) E questa è una dannazione, non c’è un appiglio, un chiodo piantato da qualche parte che funga da riferimento assoluto, da inizio del ragionamento (…)

La vita in tempo di Pace (Ponte Alle Grazie) di Francesco Pecoraro ha come pretesto la parabola di un tizio che, sedotto da “l’inaudita volontà di superamento insita nel ponte”, sogna col suo mestiere di arrivare a fare ponti ma al massimo diventerà un organizzatore di cantieri. Insomma, non riuscirà mai a realizzare il desiderio di diventare un pontifex. Al fondo, però, il libro è narrazione di tutto quel che residua dall’apocalisse iniziale, seminale e fondante come un Big Bang; il resoconto di un movimento trascinato, come di caduta evitata in caduta evitata, incardinato su di un prolungato, incessante, disperato sforzo ordinatore (tecnico e filosofico) dentro al caos del consorzio umano. Countinua a leggere »

letteraria, minimi sistemi

Ovunque in tempo di pace

Ovunque l’eterna propensione all’alleanza consortile e provvisoria, per obiettivi temporanei e personali.

Francesco Pecoraro

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