Archivi per la categoria 'diario di un giullare timido'

diario di un giullare timido, letteraria

sbisciolame

mi chiedo se non sono diventato alle volte il cliché dello scrittore squattrinato con l’assillo dell’affitto da pagare, una discreta riserva di rancore destinato ai lettori, e due parole sempre a portata di mano per deplorare il sistema culturale. senza dimenticare il non trascurabile dettaglio del capolavoro certamente pronto per essere dato alle stampe che tuttavia giace ancora inerte tra le altre sue cartule, misconosciuto, esanime, prossimo alle prescrizione come un verbale di multa mai notificato.

essì che protervo come sono non credo né alla scadenza né alla natura sanzionatoria (di eventuali trasgressioni) della mia opera, connotati a causa dei quali sarebbe già bollata come effimera o velleitaria, e l’autore segnalato come il più pernicioso degli appartenenti alla schiatta dei moralisti, numerario alla conventicola dei soloni sempre pronti a fornire plantari correttivi non richiesti, organico alla gens dei fanatici depositari nonché esimi illustratori dell’ideale di Giustizia, riuniti in cupola. (a proposito, appartenni all’IDV, mi svilii per bene e ora son più relativista del re).

ecco, a furia di restare relegato nell’autoreferenzialità potrei anche convincermi di essere uno di quella razza lì, però che si sappia: io non ho mai scritto di Michelino, Dàniel, Ninì, Gerardina, Corrado, Vita Maria, Innocenza, etc., pensando di essere migliore di loro. tutt’altro: io mi sono abbassato al loro infimo livello, e lì, impiombato, sto.

altri spot, diario di un giullare timido

mia divisione

Riprendo dei testi di economia e lascio Bardamu su una piroga che risale un corso d’acqua nel bel mezzo della foresta equatoriale.

Col bronco ingrommato visti Il Profeta, L’uomo nell’ombra, Agorà, L’uomo che verrà, Il giardino dei limoni, tutti accomunati da certa lungaggine. Agorà finisce dritto dritto a liberarmi memoria nell’hard disk, dopodiché in questo mini torneo assegnerei al film di Diritti la palma del migliore (non mi dilungo perché la commozione e le lacrime in questo mondo sono giustamente appannaggio di C’è posta per te o della Barbaraalleporte D’urso), quella della migliore sceneggiatura a Il profeta, miglior attore Ewan McGregor, miglior soggetto (non ben sviluppato, direi) al Lemon Tree. Le migliori citazioni, costruite sulle atmosfere hitchcockiane ma anche su un coraggioso autocitazionismo (ho trovato piuttosto evidenti le suggestioni da L’inquilino del terzo piano, il film più di terrore che abbia mai visto, come ebbi a dire un anno fa), sono in conto al film dell’orco Roman Misteri.

A chi volesse chiedermi un’analisi più argomentata è sufficiente che mi indichi uno di questi film.

Ad ogni modo, questo 2010 sta appassionandosi alla sua fine e io son qui, stavolta fermo nel proposito, a organizzar classifiche e indicizzazioni di tutto quel che è entrato in ’sto blog in fatto di libri e cinema. Avevo anche fatto una classifichina del tutto personale sulla base di quel che avevano visto i miei occhi quest’estate tra i libri e i quotidiani più letti sulle coste pugliesi. Ma poi ho rinunciato perché non ci vedevo granché di senso nel categorizzare qualcosa che non era entrato nei miei ragionamenti…

diario di un giullare timido, minimi sistemi

Come s’impara l’italiano

L’aggiornamento sulle cose paesane impone la constatazione che l’epos de’ fognoli è ancora di là da venire, che tutto il trabiccolaio della smerdan puglia se n’infotte e anzi crede di poter ben menarci per il naso scatenando i miasmi nottetempo – quasi che alla notte alla notte nisciuno se n’avverte –, che molti son maledettamente impegnati a farne ‘na merda di paese schifo, tutti coi loro macchinicchi a grumi, a groppi di lamiere, a insudiciare, a imbellettare, a scaracchiare, a bucare ed appestare. Il Progresso è alle porte, anzi è già passato spetezzando, sua sorella Grande Fiatella s’è fermata qui, un puttanone lercio che ne conosce di giochini, per mille scorregge!, se non sa titillare … ‘orca!, se non ha capito come si erotizza ’sto consesso di coprofili …

Si sente, neh? Che ci ho soli quattro n’euri per arrivare a fine mese? Latrino d’un mondaccio appuzzonito!

diario di un giullare timido

la cappa settembrina

come un manto di quella lanuginina lì, raccolta nelle intercapedini di una serqua di bischeri.

diario di un giullare timido

cazz’integrato

mi duole come non mi sarei aspettato dover allontanarmi dal mio frugoletto, il blog. mi sembra che quanto a pappette, braghettine e bavaglini non gli sto facendo mancare nulla. mi dico che lo sto crescendo bene e che niente niente giungerà a configurarsi come il libro-mondo di Nicola Sacco.

me ne vado per qualche giorno, mi porto via un Céline e nel frattempo gli chiedo, al marmocchio, di meditare se per caso Louis-Ferdinand non avesse letto Memorie di un marqueur (nel caso sarebbe una scoperta sensazionale, almeno per me). se al mio ritorno trovo delle risposte convincenti allora ammetterò ch’è proprio un bambinetto di blogprodigio.

diario di un giullare timido

radiazioni

Soggiorno a pianterreno, un signore sui sessanta impreca guardando fuori dalla finestra, un ragazzone sui trentacinque con indosso la divisa della Sampdoria, calzettoni e sandali sudici ai piedi, steso sul divano, un copridivano unto. La consolle della XBOX schiantata per terra, cavi che corrono sul pavimento, la nebbia nel televisore acceso.

Entra Nicola come uno a cui sia stato richiesto di accorrere in fretta.

Padre (esasperato) – Ha avuto una crisi.

Nicola – Crisi?

Padre – Ma perché Cristo non se lo chiama? Perché?!

Nicola - Non dire così adesso. (curvandosi verso il ragazzo). Giampiero? (alzandosi di scatto, verso il padre) Ma che cazzo è? Eh? Sta tutto ammaccato in faccia.

Padre – L’ho dovuto prendere a pugni in faccia, lo capisci?

Nicola – Ma non lo capisco manco per il cazzo!

Padre – Era lì da tre giorni, lo vuoi capire? Tre giorni che giocava ininterrottamente. Stamattina all’alba ha cominciato a prendersi a schiaffi. Sono andato per farlo smettere ma era diventato un toro impazzito.  Lo capisci adesso? Lo capisci che te ne devi andare a fare in culo tu e i tuoi regali del cazzo? Che non so più che diavolo vai cercando da noi?! Allora adesso ti prego di non farti vedere più. Lasciaci in pace, vattene da qua e non tornare mai più!

diario di un giullare timido

studio definanziato per la ricerca e la rifondazione delle categorie umane

Un’equipe di quattro sfigati sta cercando di capire se sono  più vicario (e allora mi sequestreranno pulpito e turibolo), più sicario (mi disarmeranno della letal penna, o feral tastiera che dir si voglia), ovveromente più gregario (mi disarcioneranno da questa scarrucolata bicicletta).

saluti ontologici a tutti e un zinzino anche de’ miei rispetti

diario di un giullare timido, minimi sistemi

Disegnetto meduneo

La musogonia modugnese volge al clamore d’un epos de’ fognoli: la sistemazione idrica cui “eroicamente” pervenne al crepuscolo del 2010 - ad onta dell’azione cospirativa di un’urbanistica pastrugnatrice guidata per anni da giove congestionatore, coi ben noti risultati di edilizia perniciosa e circolazione automobilistica demenziale alquanto. Tutto ciò mentre si locupletavano le finanze dei costruttori e la vita gli scivolava dolcemente sottoculo e senza gran livore dei soliti pezzenti elettorali. Eppure già dal pleistocene inferiore la fognatura pluviale era già bella che sistemata, con tutte le acque ben inalveate in una testimonianza dell’antiqua azione erosiva osservabile ancor oggi nelle grandi incisioni della roccia calcareo-tufacea, cioè a dire nell’evidenza di inghiottitoi, lame e canaloni. Dalla natura, in altre parole, c’era solo da imparare e non già mettersi a contraddirla regolarmente credendo di colmare le sue falle. Si è ritenuto di ingorgare la bellezza di gravine e cave nella smania di riempire ogni buco. Questa l’essenza dell’industrialesimo meridionale. Fenomeno che nello scodellamento incessante di nubi letali potrebbe essere ascritto a una singolarissima forma di dipendenza battezzabile tossicomania per conto terzi. Curioso che tutto ciò avvenga in una modugnesità di cornice perfettamente in sintonia col sedicente federalismo leghista: ragioni del territorio che involvono – non diversamente dal secessionismo padano – in provincialismo belluino, degenerano cioè in anarchismo da cortile appena contemperato da certo pianerottolismo balzellare. A guardar meglio poi tra le trippe e le medulle di cotesta cittadina si ricava come l’impressione di una spaventevole fistola in succhio dell’invidia, cosa che ovviamente macera e mantrugia anche i cervelli più fini saliti alla consiglierìa comunale, impegnati a posar la chiappa nel bel mezzo di un mercoledì sullo scranno posto alla confluenza tra Alterigia e Cupidigia, e una darsena di complotti a portata di culo (degli altri). E le consorti dai delicati lardelli, esemplari di donne di elevato sentire, a scovare presso “Tegumenti preziosi”, quei poliedri gemmanti che consentano loro l’esibizione di un più squisito sentire, per defungere a sera con la capa persa nella museale scrittura di “Nuovi Tegumenti”, credendo di rifulgere così pure anche nei propri breloques intellettivi, mentre nell’altra stanza badanti ucraine restano impegnate a spolverare la santità dei lari domestici e restituire splendore al tabù dei deretani più decrepiti e immerdati.

diario di un giullare timido

Zuppa ‘sti cazzi

Non si pensi che la costa barese faccia schifo (solo) per l’intrefolarsi bel bello di fiotti di merda nel mare. La costa barese fa schifo per la ben nota millanteria di residence e proprietà private.

Svincolati dalla 16-bis sulla litoranea Santo Spirito - Giovinazzo è tutto un cointeressare il mito al successo di un comparto balneario che è per lo più putridume, un succedersi farneticante di Residence Andromeda e Lo scoglio di Euridice. Mai ’sti cazzi avrebbe certificato meglio la realtà.

Meno male che sullo scoglio cui addivenni ci stava uno che pescava da riva, tra nereidi che te le raccomando spampanate su una maledizione di spiaggine fucsia, obesi di ogni età, lenzuolate di moscerini a ingarzare le nudità, ameni coleotteri sfrigolanti in certe voragini di ferite da arma da fuoco e punte perotti tatuate a tutto corpo. Il pescatore serafico volgendosi a me declamava: “Oggi levante. Il pescatore torna vacante”. Posava la canna sulla roccia per riprendere a lavorare un impasto cerealicolo per l’esca e, richiesto dal sottoscritto di precisare i venti più favorevoli esemplava che ieri, col piccolo maestrale, aveva fatto un chilo e mezzo tra vope, cefalotti e una spigola da 600 gr.

diario di un giullare timido

buonuomo

di certe cartule mal rogate in ille terre da un buon diavolo nonché prete

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