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le torsioni dell'anaconda, letteraria

Io canto /2

Come fu che la divina, Beatrice Blasonai, addivenne alle pagine del Sacco.

Lo spiega lei stessa al mio amichetto immaginario al tempo in cui questi fu ratto in ispirito in lei medesima:

‘O anima cortese mantovana, / di cui la fama ancor nel mondo dura, / e durerà quanto il mondo lontana, / l’amico mio e non de la ventura, / ne la diserta piaggia è impedito / sì nel cammin, che volt’è per paura; / e temo che non sia già sì smarrito, / ch’io mi sia tardi al soccorso levata, / per quel ch’i’ ho di lui nel ciel udito. / Or movi, e con la tua parola ornata / e con ciò ch’ha mestieri al suo campare, / l’aiuta sì ch’i’ ne sia consolata. / I’ son Beatrice che ti faccio andare; / vegno del loco ove tornar disio; / amor mi mosse, che mi fa parlare.

le torsioni dell'anaconda, letteraria

Minchia!

Scrive Beatrice Blasonai su Nuovi Tegumenti: “Gli scritti del Sacco sono invisi alla sinistra perché le sue escursioni nel mondo dei reietti e delle bassezze umane non indicano riscatti, nemmeno sotto forma di lapsus; nondimeno l’autore può piacere alla destra data la sua ostinazione ad imbastire le trame del Male senza ricorrere ad alcuna maschera. L’Anaconda non può che essere abominata anche in epoca postideologica, come quella che si prepara: troppo radicale la funzione espressiva adoperata dal Nostro!”.

le torsioni dell'anaconda, letteraria

Io Canto /1

Per aver combinato una melmetta mefitica da cui non ci si districa, in cui si rimane invischiati, avvinti, prigionieri, costretti a stare bassi, risucchiati, disperati, a confrontarsi quandoché a impastarsi con quel che si chiama il Male (motivo per cui ebbi a discettare di livellamento spirituale verso il basso, cognazione d’affetti coi via di testa, pensiero e dedica continua ai perduti):

Ed una lupa, che di tutte brame / sembiava carca ne la sua magrezza, / e molte genti fé già viver grame, / questa mi porse tanto di gravezza / con la paura ch’uscia di sua vista, / ch’io perdei la speranza dell’altezza.

[...]

Vedi la bestia per cu’io mi volsi: / aiutami da lei, famoso saggio, / ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi.

Anaconda fu Lupa.

Per aver perseverato nella pleplea fino a spingermi ai bordi della grande voragine, laddove gironzola spaesato qualche morto mattocchio che qualcuno non ha ancora seppellito, mi figuro adesso il mio amichetto immaginario che mi consiglia per il meglio:

Ond’io per lo tuo mè penso e discerno / che tu mi segui, e io sarò tua guida, / e trarrotti di qui per luogo etterno, / ov’udirai le disperate strida, / vedrai li antichi spiriti dolenti, / che la seconda morte ciascun grida;

le torsioni dell'anaconda

Il filosofo ignoto

Le sepolture del giorno dopo la morte – rituali affrettati e ridotti al minimo, nessuna veglia, partenze dagli ospedali - non sono veri funerali. Ci buttano via; pietas nessuna. Di tutte le colpe delle accelerazioni, questa è una delle più forti in brutalità e nequizia. I morti sono qualcosa. Soffrono di questo subitaneo sgombro. In queste violenze impalpabili c’è un seme di sventure.

Guido Ceronetti

le torsioni dell'anaconda

nicola sacco e l’analfabetismo di stato

presuntuosamente affermo che fintantoché diverse decine di migliaia di italiani non avranno letto “il parto dell’anaconda” mancherà loro una conoscenza fondamentale per comprendere buona parte della “vicenda umana”.

le torsioni dell'anaconda, minimi sistemi

e poi uno dice che non c’è più senso di vergogna

Nel paese dei ’senza vergogna’, della apparente scomparsa del concetto di vergogna - appunto -, su cui sono stati versati fiumi di inchiostro sui giornali e in saggi anche molto apprezzati, io vi invito a sfruconare senza risparmio, e d’altro canto mai come in questi giorni le televisioni ve ne danno una ghiotta opportunità; vi invito cioè a scoprire come quella vergogna sulla cui scomparsa tanto si almanacca per fustigare gli italici costumi, in realtà non è scappata affatto e anzi, infesta ’ste plaghe, resiste tenacemente in quadri d’ambiente impagabili, e come un canchero distorce, guasta, corrompe e divora, violenta e annienta vite. ché a buttarciselo dove la va vacca pare ‘na cosa diffusa un pò ovunque, ma ad architettare piani diabolici solo per preservare intatti “il buon nome”, “l’onore”, la reputazione, il rango e il prestigio della Famiglia, ovvero per sfuggire alla vergogna, all’onta, al disdoro, ci si mette di buzzo buono solo da queste parti. e su questo tipo di nevrosi io ci ho fatto perdere l’udito a una Gerardina e, niente niente, l’amore materno e il ben dell’intelletto a un’Innocenza.

Almeno non andrò soggetto alla critica di inverosimiglianza.

le torsioni dell'anaconda

Cherchez la pierre tombale

Deve essere proprio una forza formidabile questa che si fa largo sin dall’apparizione dell’uomo sulla terra: l’amorevole cura dei morti e l’agire dei vivi costantemente teso a collocare un segno di interpunzione ben deciso tra la vita e la morte. La sacralità della vita da un lato e la sacralità della morte di segno opposto: due regni agli antipodi che mai devono entrare in contatto se si vuole scongiurare uno spaventoso sovvertimento del ciclo organico. Ecco perché ci si organizza la vita secondo rituali precisi ed ecco spiegata la genesi e l’intramontabilità dei cerimoniali concepiti per ‘organizzare’ parimenti la morte. In questo si ritrova il sedimento mitico, la natura archetipica e quindi profondamente umana, del culto dei morti, del servizio funebre e dell’onorevole sepoltura: elementi ricorrenti dalla notte dei tempi proprio in quanto riferibili a un’ineliminabile pulsione dell’uomo .

Ritorno su questo perché i lettori di questo blog ormai sanno che da tempo vado componendo un catalogo ragionato dell’anaconda (aprire la categoria le torsioni dell’anaconda per comprendere) e mi trovo costretto a cogliere l’occasione nella terrificante vicenda di Sarah Scazzi, io che mai mi avventurerei in sciacallate di questo genere, per ancorare ad eventi esemplari quanto bofonchio e farnetico di post in post. Mi riferisco cioè al sentimento su cui han fatto leva i carabinieri durante l’interrogatorio di Michele Misseri per arrivare alla soluzione del caso (ancorché da verificare). Ciò che ha fatto letteralmente squagliare l’assassino è stato dunque l’eterno motivo sul quale anche il sottoscritto va incardinando i suoi scritti e riflessioni a latere, e precisamente la domanda rivolta all’uomo: “Allora, Michè, gliela vogliamo dare una sepoltura da cristiani alla tua povera nipote?”.

le torsioni dell'anaconda

Partita doppia con La Troia

La tomba della Nonna era tenuta molto bene. Talvolta mondavamo i lillà, talaltra i gelsomini. Portavamo sempre delle rose. Era l’unico lusso di casa nostra. Cambiavamo l’acqua dei vasi, lucidavamo i vetri. Dentro, pareva un teatrino, con quelle statuette colorate e le tovaglie di trina vera. Mia madre ne aggiungeva sempre delle nuove, era la sua consolazione. Curava l’interno nei più minuti particolari.

Mentre facevamo le pulizie, non smetteva di singhiozzare … Caroline non era lontana, lì sotto … Io ripensavo, ogni volta, ad Asnières … A tutto il daffare che s’era data laggiù, coi suoi inquilini … La rivedevo, per così dire. La tomba aveva un bell’esser lustrata e risciacquata ogni domenica, saliva egualmente d’in fondo un certo strano odorognolo … pepatino, sottilino, agrolino, insinuante … che quando l’hai sentito una volta … lo risenti poi dappertutto … nonostante i fiori … nel profumo stesso … addosso a te … Ti avvolge … vien dal buco … credi di non sentirlo più. E invece, rieccotelo! … Toccava a me andare a riempir le brocche per i vasi .. Una volta finito … io non dicevo più nulla … Sentivo ancora un pochetto sullo stomaco la puzzetta … Chiudevamo l’usciolo .. Dicevamo le preghiere … C’incamminavamo verso Parigi …

[…] A me, di colpo, veniva voglia di rigettar tutto quanto per la strada, … Non riuscivo a pensare ad altro che a vomitare … Pensavo alla galantina … Alla testa che doveva aver lì sotto, adesso, Caroline .. a tutti i vermi … quelli grassi grassi … grossi con certe zampe … tutti lì a rodere … a brulicar dentro … Tutto lo sfasciume .. milioni di vermi in quel pus ribollente, il vento che pute …

Louis-Feridnand Céline

Mort à crédit

traduzione di Giorgio Caproni

le torsioni dell'anaconda

lettere morte

le torsioni dell'anaconda

prefigurar scrivendo

“I posti sono terminati” diceva tra sé Corrado, ma poi lo riferiva anche al suo amico più anziano nonché mentore.

“Sono terminati.” Come se un posto al cimitero fosse da tenersi alla stregua della Scottonelle sui banchi di un supermercato.

Lo aveva pure letto sul giornale di paese che ogni tanto gli entrava in casa:

“Bisogna pazientare, per ora i defunti devono capire. E più che a quelli, uno sforzo di comprensione spetta ai loro congiunti. Si muore troppo e il commissariamento del comune è un fatto che non agevola l’adozione di quei provvedimenti e la formazione di quegli atti che consentirebbero ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno: l’ampliamento del cimitero comunale e quindi, tanto per cominciare, la sua cantierizzazione”.

Solo che il cimitero aveva provveduto a cantierizzarsi da sé e, attraverso l’abbattimento di un pezzo del muro di cinta, era passato ad annettersi parte del fondo di Peppe Lobascio, metalmezzadro una volta serafico, oggi imbestiato. A furia di prendersela con i morti, buttandoli tutti all’aria, convocandoli con comandi brutali e liquidandoli con violenti congedi, Peppe Lobascio aveva finito per diventare un bestemmiatore di prima grandezza.

da una storia modugnese e non più modugnese

http://www.newnotizie.it/2010/08/08/nel-bresciano-divieto-di-morte-per-il-prossimo-periodo/

Che sia uno scioglimento per mafia con conseguente commissariamento del comune, perciò costretto all’ordinaria amministrazione (emiparesi amministrativa), oppure un patto di stabilità interno che finisce per vincolare solo alla micragna, ben poco importa. Importa molto invece che si seguiti in questa gigantesca rimozione senza precedenti: un paese ostinato che di fronte alle oracolari pagine dell’anaconda si volta dall’altra parte.
Essì che gli scenari già li tracciai …

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