Archivi per la categoria 'minimi sistemi'

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Los dos caballeros

Qualche volta si possono perdere le tracce di Berlusconi. Le perdono i giornalisti e forse anche il Viminale. Le si perdono per colpa di quel suo mal di schiena, costretto in qualche centro benessere rigorosamente segreto. Eppure qualcuna lo ha visto, in elicottero, atterrare in un campo tra i mandorli. Diretto in una masseria-trullo della Valle d’Itria. Le stesse depositarie della visione, inventerebbero e, quel che pare più incredibile, ostenterebbero, visitate da non si sa quale demone della vanità, trascorsi di convegni carnali col nume. Visitate dal demone e dall’unto. Donne sposate e dabbene che non temono disistima né del marito, né dei figli, né della abituale cerchia di amici e conoscenti, perché anzi prescelte, elette. Questo segno d’elezione che contraddistingue l’intrattenimento sessuale col nostro capo del governo da una qualunque porca scopata col manzo che viene a rifarti il lastrico solare è il vero incantamento italiano che mette al riparo certe signore dall’ignominia della prostituzione più bassa. Un incantamento che trasforma una spregevole bagascia in escort, con un ribaltamento semantico che ha dell’incredibile e che nessuno osa far notare. Sarà il cattolicismo angustiante, ma se sei raffinata, con gusto, modi, stile, classe, canto e artista della manucaptazione, puoi farlo per soldi o per un gettone di presenza: ti chiameranno escort, e il passo futuro ti vede dipingere tazzine e paraventi. Se semplicemente ti prude la fregna, sei una squallida puttana. E mi sembra un segno questo che accomuna più di ogni altro l’evo berlusconiano al ventennio fascista. Il famigerato momento in cui dittatura mussoliniana e berlusconismo si toccano e risultano quanto mai vicini è l’accoppiamento del capo. Il decisivo momento in cui i due cavalieri s’ingroppano.

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La protesi

“Per ottenere i migliori risultati è essenziale impiantare la protesi il più possibile in posizione anatomicamente corretta. Le protesi modulari, attraverso l’utilizzo di colli che agiscono sulle tre variabili spaziali, consentono il ripristino della corretta anatomia articolare anche in quelle situazioni in cui questa è completamente sovvertita.”

 

Fatti il segno della croce all’ammerse (a rovescio), questo è il panorama: circoli della birra tra la libertà e la madonnella (sono due quartieri di Bari) per raccattare voti, ville in faccia al mare a Giovinazzo (dove festeggiare), ospedali ed asl per gli affari, via Capruzzi per andare a posar le chiappe alla Regione. Ecco la nuova mappa del potere nel capoluogo pugliese.

I vari Gian Paolo Tarantini e le bellezze solatìe come Patrizia D’Addario o Barbara Montereale sono, da un punto di vista antropologico, baresi della più bell’acqua: cresciuti all’ombra della diffidenza e dell’agonismo mercantile, al solleone dell’ostentazione de’ pesciaioli, ammiratori dei potenti e di quello che i potenti ammirano, prima di diventare potenti essi stessi, prosseneti ed escort. Con loro la questione meridionale, il riscatto e l’emancipazione da atavici servaggi sono ridotti a una pallida reminiscenza. Conoscono una sola libertà, molto terradibari, quella di sderenarsi tra consimili. Perché cresciuti a pane e furbate, nel mito dell’astuzia continua e anche in una certa ferocia del volere perito il nemico, convinti che nemico sia chiunque non gli si allei. Alleanze, tra l’altro, immancabilmente a geometria variabile. Ma pur sempre gregari, costretti al dispositivo inalatore (tra le froge o in mezzo alle jambe), capaci di andare oltre le intenzioni del loro protettore supremo, compiacendolo e compartecipandolo. Maestri in protesi, s’edificano un’intera protesi di vita, in mancanza di una loro per l’appunto, e i residui, le scorie, gli scarti delle loro fabbrichette diventano i ginocchi e le anche dei poveri cristi, difettati all’origine, turlupinature di ’sti borsaneristi di articolazioni e di fica. Roba che viene voglia di custodire gelosamente le proprie manchevolezze, cioè le proprie verissime amputazioni, moncherini che possono venire buoni per una masturbazione tra reietti, epperò autenticissima ed eroticissima, mica farlocca e compulsiva come quelle altre sulla linea Palazzo Grazioli - Villa La Certosa. Linea sulla quale pare che il nuovo ritrovato sia una figa di legno che scorre su mazza in polietilene.
Curioso come alla neurochirurgia del Policlinico di Bari una delle protesi più richieste (o forse più imposte dai primari e professori, già sotto i riflettori come famelici baroni) fosse lo stabilizzatore della colonna vertebrale. Costo, pare, fino a trentamila euro. Etticredo che la spesa sanitaria regionale finisce fuori da ognigraziadiddio.
Questi sistematori e raddrizzatori delle ossa degli altri quale contrappasso meriterebbero?

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la Puglia prima di tutto

Il vetro in frantumi che è l’Italia secondo Scalfari

ma i frammenti modugnesi non fanno che replicare una sola immagine

 

BASTA CON L’IPOCRISIA

(recita lo stesso manifesto)

Poco male per arredo urbano e necrologi.

Però sui cassonetti ci sta proprio ‘a piccione’.

 

 

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A chi tutto e a chi niente

         

Rosario Crocetta, sindaco di Gela (CL) Pino Rana, sindaco di Modugno (BA)

la miglior vendetta, minimi sistemi

A defibrillatore ancora caldo

IMPORTANTE AGGIORNAMENTO DEL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’.

Può anche darsi che abbia gli stessi, beceri sospetti manifestati nelle ultime quarantotto ore dai camerieri del centrodestra. Solo che io gongolo. La mia conclusione è, infatti, fortemente agli antipodi di quella sottocultura:

LA DEMOCRAZIA, O COME DIAVOLO SI CHIAMA O QUEL ZINZINO CHE NE RESTA, SALVATA IN EXTREMIS DAI MEDICI.

Per ora.

Questo sul piano civile.

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La paresi e la parentesi

Sarà finito l’effetto dell’anestesia o è solo l’ultima botta di vita prima di schiattare definitivamente?

http://www.perilcinemaitaliano.it/

Il festival riesce a sballottarsi un’intera genìa di disgraziati baresi tra proiezioni, seminari, convegni, premiazioni, lezioni e retrospettive.

Ieri ha celebrato Ettore Scola. La mia poetica è in debito con il suo Brutti, sporchi e cattivi. E anche la mia estetica.

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Lo spasmo di Ian

Va bene, allora ci torno sopra.

Ammetto di essere calato al peccato. Sul mio altarino personale c’è Di Pietro che fa capolino da un santino dietro un cero acceso. Di fianco al santino c’è pure la tessera dell’Italia dei Valori. Sono stato dark a quindici anni. Grunge dai diciassette ai venti. Poi mi sono innamorato del teatro e di ‘un maestro’. Ho scritto un primo libretto per raccontare i miei vent’anni e i modelli che mi ritrovavo allora. Ghiandole si apre su un concerto degli Al Darawish (oggi Radio Dervish) nel centro sociale Brioscine Meridionali, che fu forse la mia ultima esperienza giovanilistica, ma non per questo il concerto non fu strafantastico con il cuore che mi si apriva e mi si fondeva con tutta quella ressa per la bellezza della musica e della festa. Cosa che non accadrà mai più ai Radio Dervish. Sono stato iscritto per troppi anni ad Economia e Commercio, fidanzato in casa per sette anni e pettinato con la riga a destra. Ho pubblicato Ghiandole pagando milleduecento euro in tre rate bimestrali. Mi sono dato definitivamente alla scrittura e lavoro all’Auchan per finanziarmi la passione. Poi sono arrivati i Racconti a vita bassa e Quarup e non voglio stare a menarla ancora con questo intrico splendido e nodoso. Da qualche tempo il tesseramento all’IDV. Ieri sera però ho visto questo film . La colonna sonora ha inevitabilmente risospinto la mente verso la mia adolescenza. Lo script invece me l’ha riportata sul mio presente e futuro di scrittura: la strepitosa asciuttezza di una vicenda narrata senza leziosismi e romanticherie, in un cupo bianco e nero (non poteva essere immaginato diversamente un racconto sui Joy Division). Tutto per me è monito di andare all’osso.

Asciugare io asciugo. Ma resta lo spasmo di Ian.

 

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la dura legge del post

Quando la nostra discussione, partendo da Il delitto dei giusti, è approdata al tema della giustizia mi sono chiesto ed ho chiesto a Giuseppe Giglio se questo totem, la giustizia appunto, potesse avere corso, e se non proprio un presidio costante, che almeno si lasciasse recuperare talvolta nella nostra disperante attualità almeno come memento, cioè come coscienza che non solo nello spazio (ci dovrà pur essere un giudice a Berlino) ma anche nel tempo avrà pure da venire l’ora in cui un congegno teso a ristabilire equilibrio tra individui offesi e oppressi fino a perdere ogni vestigio di dignità ed altri individui oppressori, ai quali la vita sembra aver dischiuso ogni possibilità fino ad apparire, la loro vita, come una perenne, beneaugurante aurora; avrà pure da venire, dicevo, l’ora in cui questo congegno di giustizia possa trovare concreta applicazione.

Da ciò è nato, a mio parere, quel che dovrebbe essere un vero e proprio dibattito: Ripristino di giustizia? Quale giustizia?

Io credo che, se è vero che esiste la sofferenza umana, se è vero che esiste un mondo chiuso e “serrato nel dolore” (Carlo Levi), giustizia sarebbe allora prevedere un ordinamento sociale che sappia farsene carico ed un orientamento culturale, sotteso al primo, che conosca la partecipazione al dolore degli ultimi.

Tutto questo oggi non c’è, o viene a mancare quel poco che se ne era faticosamente costruito, per varie ragioni. Queste le hanno bene illustrate i media con Nanni Moretti che dice: “questo paese non ha più il senso della legalità”; Marco Travaglio che scrive per meglio acconciare, e con maggior humour, il pensiero di Di Pietro; i magistrati che sono costretti in prima linea, ritengo non per protagonismo ma per riempire un vuoto normativo spesso figlio di un vuoto politico se non proprio di un vuoto di pensiero di chi certi problemi non sa neanche da che parte cominciare a gestirli, e gli scivolano dalle mani, gli sfuggono la complessità, le sfumature, i nessi più elementari di causa ed effetto. E poi c’è l’individualismo di tutti noi, l’indifferenzismo dilagante, la deriva morale, la mancanza di rispetto, il si salvi chi può, il suv in doppia fila, il cuba libre e il mojito, la legittima rincorsa al paradiso in terra e la meschina illusione secondo la quale ciascuno di noi, pur vivendo in un villaggio di poche anime, se c’è qualcuno che prepara cuba libre e mojito e te li vende a quindici euro l’uno, pensa di essere felicemente intruppato anche lui in una capitale dell’edonismo.

Se oggi fustighi codesti costumi ti appioppano un moralismo rozzo e da destra e da sinistra. Da destra lo sappiamo. Ma da sinistra, dai comunisti duri e puri, quelli che io credevo uomini dalle mani pulite, sentir strologare di regole, costituzione e diritto come sovrastrutture, come emanazione o riflesso del cerbero imperialista … mah, c’è francamente da trasecolare. Una concezione che non riesce a misurare l’abisso che ci separa dalla piena applicazione, per esempio, della carta costituzionale. Un approccio secondo il quale viene prima di tutto il migliore dei mondi possibili e dopo tutto il resto, e fino a quel momento il rispetto delle regole può anche andare a farsi benedire così come a cacare ci può andare l’avversione nei confronti di chi ci calpesta e ci devasta, noi poveri fessi che ancora crediamo che la cultura propizi la civiltà e esorcizzi la violazione dei diritti. Allo stesso modo fu fatta l’Italia: con gli italiani ancora da fare. E se gli italiani nel frattempo si sono fatti, che spettacolo, signori, questi italiani!

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CARI FOTTUTISSIMI COLLEGHI

VIGLIACCONI, MA PERCHE’ NON SIETE INTERVENUTI SULLA QUESTIONE DOMENICHE APERTE?!

DIAMINE, MI HA RISPOSTO SOLO CAPOCCIONE! MICA VI SI CHIEDE DI FARE LO SCIOPERO, DI FARE GLI INCENDIARII, DI, NONSIAMAI, ”SPUTARE NEL PIATTO IN CUI MANGIATE”.

VI SI CHIEDE SOLO UN CONTRIBUTO DI IDEE! Nel post precedente c’è solo una richiesta di informazioni aggiuntive rispetto a quel che ne so io, una preghiera di chiarimento rivolta umilmente da me a voi. E voi invece: un cazzo! Debbo constatare che non è stato possibile avere con voi né un approfondimento di conoscenza né un semplicissimo scambio di opinioni che, tra l’altro, non aveva come obiettivo polemiche gratuite o volgari contro chicchesia.

Bene, ditemi voi di che si tratta: spontanea indifferenza? deliberata indifferenza? paura o, peggio, omertà? Su su, lavoratori, anzi mezzi lavoratori (dato il part-time che indossiamo come un vestito logoro e piccolo di taglia).  O devo aggiungere anche mezzi uomini e omminicchi

Vi riporto un stralcio della Legge Regionale. Vediamo che spunto siete capaci di prenderne.

Nei comuni a economia prevalentemente turistica o nelle città d’arte, gli esercenti determinano liberamente gli orari di apertura e chiusura e possono derogare dall’obbligo della chiusura festiva e domenicale nelle domeniche e festività comprese nel periodo maggio-settembre. Il calendario delle domeniche e festività nelle quali è consentito derogare all’obbligo di chiusura viene definito dal comune.

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