Archivi per la categoria 'minimi sistemi'

minimi sistemi

GIORNO DELLA MEMORIA E NEGAZIONISMO

un mio pezzo su SUDCRITICA (http://www.sudcritica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=356%3Asmemoratezze-nel-giorno-della-memoria&catid=1%3Asudcritica-modugno&Itemid=2)

SS

Dai giudici dell’Aja agli amministratori di Modugno;  quello, il paese muto

di Nicola Sacco
______________

I giudici dell’Aja al servizio della ragion di Stato

La recente sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja offre l’occasione, per il vero non troppo fausta, di tornare su un tema che ogni hanno, verso la fine del mese di Gennaio, viene ad essere al centro di svariate iniziative commemorative: l’importanza di ricordare le vittime del nazifascismo, delle leggi razziali, della Shoah. Si ricordi come tale necessità, prima di approdare in Italia alla legge istitutiva del Giorno della Memoria, fosse avvertita e sorgesse in ambito internazionale sotto forma di proposta, alla quale il Parlamento italiano ha poi aderito con la legge n. 211 del 2000.

In nome del diritto internazionale, oggi, invece la Corte dell’Aja nega il risarcimento alle famiglie delle vittime delle atrocità naziste: risarcimento chiesto dall’Italia (da avvocati italiani) allo stato tedesco in relazione a tre stragi compiute dalle SS in località italiane durante la II Guerra Mondiale con centinaia di vittime innocenti tra donne, anziani e bambini. Argomentazione chiave di questa sentenza è la salvaguardia della immunità di uno stato sovrano. Bene, viene da chiedersi come mai i principi di “cessione di parte della sovranità” debbano valere nel campo delle politiche economiche ma non sul terreno delicato dei diritti individuali, diritti peraltro colpiti da una violazione che reca, nella sua eccezionalità storica, il segno di un’enormità tanto luttuosa quanto inenarrabile. Pare, infatti, che la Corte internazionale statuisca più che altro questo: l’irrilevanza dei diritti individuali di fronte alle superiori ragion di stato.

Dunque, a che serve ricordare? A cosa mai possa servire questo esercizio - ribadisco, in origine oggetto di una proposta internazionale - se non se ne approfitta al momento giusto, cioè quando ci si ritrova a metter mano a questioni che sono evidentemente ferite aperte?

Pur respingendo la tentazione di dire che il Giorno della Memoria, già prossimo a un rituale stanco, non serva a niente, bisognerà pur prendere atto dell’occasione perduta, occasione che, se al contrario fosse stata colta, avrebbe consentito di esclamare: “ricordare serve a qualcosa!” E serve a qualcosa quando il nobile sentimento che lo anima si cala nel concreto e con la tragica concretezza dell’umanità perseguitata fa i conti. Purtroppo non si riscontra questo avviso nei giudici dell’Aja ma c’è da aggiungere che, ben oltre questo caso, il rischio che della memoria non si faccia buon uso è quanto mai reale e diffuso. E pensare che a motivarne la celebrazione - lo si dice e lo si sente dire solennemente – c’è la convinzione che così facendo si riesca a non abbassare la guardia, che si possa restare vigili e pronti a reagire non appena affiorino, nella società e nella politica, quei segnali (o condizioni) inquietanti che riconducono alla cupezza di certi processi novecenteschi sfociati poi negli orrori più impensabili. Ma nonostante i concetti sacrosanti cui si accompagna la formula “per non dimenticare”, troppo spesso accade che gli occhi restino ben chiusi sui pericoli del presente.

Chi scrive ritiene che il Giorno della Memoria sia in grado di dispiegare tutti i suoi significati solo a patto che non si distolga l’attenzione, oggi, da due elementi che si compenetrano: democrazia e diritti fondamentali dell’uomo. L’una non può sussistere senza gli altri, e viceversa. La negazione dei diritti fondamentali dell’uomo non può che risolversi in una sconfitta per la democrazia. E a calpestare le regole della democrazia non può che essere il disegno di attaccare i diritti fondamentali dell’uomo.

L’assessore in fuga se ne sta al Cavallino

C’è un giudice a Berlino. Ci sono altri giudici all’Aja. Altri ancora a Modugno (BA). Quelli di Modugno sono per lo più usurpatori di funzioni pubbliche, si occupano di bassa politica e decidono con una perentorietà e un’inappellabilità precluse a qualunque altro tipo di giudice. Per emettere una sentenza di condanna al mutismo di questo paese, essi hanno calpestato le elementari regole della democrazia, procedendo con le più moderne tecniche di eliminazione dell’avversario politico, oltraggiando i basilari principi  di pluralismo , di tutela delle minoranze, della normale dialettica maggioranza-opposizione. Vanificando, in definitiva, la libertà di voto.

I gerarchi del regime modugnese nondimeno trascurano di preparare l’uomo nuovo. L’uomo nuovo deve avere due qualità: l’indifferenza verso le regole democratiche e l’insensibilità di fronte allo stato di prostrazione in cui versa la propria città sotto i più diversi aspetti (questione ambientale, questione morale e via discorrendo).

Se il panorama è questo, nessun rappresentante attuale delle istituzioni modugnesi può permettersi, né gli conviene, il passo falso di celebrare Il Giorno della Memoria. Risulta però che un assessore abbia preso parte ad una manifestazione per ricordare la Shoah. Risulta altresì che la stessa manifestazione si tenesse in un luogo sufficientemente lontano dal cuore della città (cioè nella struttura di ricovero per anziani Hotel Cavallino). Che abbiano avuto un soprassalto di pudore? O sono ancora ben determinati a fare in modo che la memoria stia alla larga da Modugno?

minimi sistemi

LA POLITICA DEL LOGGIONE AI TEMPI DI MONTI

Furbescamente si ritirano


___________


L’
eclisse della politica, l’annullamento dei principali partiti in Monti, e nel suo governo, celano quanto di più allarmante si possa immaginare per il futuro della società italiana: che l’attuale, rovinoso assetto politico – per intendersi, quello profondamente intaccato dalla logica delpartito unico, ravvisata da Nicola Magronequi (Dal bipolarismo al partito unico - Lo “scandalo italiano” secondo Giovanni Sartori) - ancorché oscurato da una sedicente tecnocrazia, dall’attuale situazione possa trovare il modo di trarre benefici, i margini per riorganizzarsi e i tempi per ricostituirsi in un certo senso più forte di prima, in altre parole, quindi, più letale domani.

Per evitare che questo si verifichi vanno segnalati con forza e in ogni occasione utile l’impotenza, l’implosione e il fallimento delle forze politiche rappresentate oggi in parlamento. Bisogna cercare di smascherare tutta l’incoerenza che essi oggi si consentono. Bisogna denunciare le loro tattiche “di lotta e di governo” se non si vuole, in un futuro non molto lontano, ritrovarcisi con le suddette tattiche elevate al rango di “grandi strategie” che avranno consentito loro, presumibilmente, di prendere nuovamente il potere, magari tra uno o due anni.

Si tratta, con ogni evidenza e ancora una volta, di un discorso inestricabilmente legato alla imponente crisi economico-finanziaria, ma a questo punto anche culturale, che sta imperversando ormai con effetti drammatici nella vita quotidiana dei singoli individui. Cercare di spiegarla, inquadrandola storicamente anche per individuare le responsabilità di persone, soggetti e gruppi di potere che ci hanno portato fino all’oggi così gravemente segnato da umiliazioni e sofferenze per molti, è compito di un qualche superesperto di economia che abbia finalmente voglia di verità. E una tale figura non è alle viste, nonostante tutti i giornali siano ormai zeppi di articoli e fondi a firma di superesperti di economia, i quali però, complice un gergo colpevolmente tecnico, sembrano trattare la crisi non come un fatto umano, cioè riconducibile ad atti e scelte degli uomini, ma come entità metafisica oppure come dato di naturanecessità di natura. Il cittadino comune deve guardare alla crisi come a una calamità naturale. Nel frattempo, in attesa che di un sincero lavoro di ricerca storico-economica qualcuno voglia finalmente farsi carico , e in attesa degli esiti di un simile lavoro, i quali, vien facile immaginarlo, inevitabilmente porterebbero a una severa condanna della gran parte delle politiche seguite finora, per quanto ci riguarda e per come ci viene propinata, alla crisi siam liberi di credere come di non credere. Quello a cui dobbiamo credere, invece, sono le misure economiche che ci vengono imposte, misure di crisi a tutti gli effetti. Provvedimenti dolorosissimi che inducono difficoltà spesso intollerabili, asfissia, miseria che sopraggiunge da un giorno all’altro. Sappiamo che quei provvedimenti sono adottati da chi non ha, in quanto “tecnico”, una visione politica, e non sa, probabilmente, fare altro. Sappiamo che quei provvedimenti non passano se il parlamento, composto prevalentemente di gente inguardabile, non ritiene di approvarli. E sappiamo altresì che invece essi passano facilmente perché la politica, pur eclissata, pur impotente, pur inguardabile, deve dare dimostrazione di responsabilità. Ecco, in nome di un agire responsabile, e per il bene del paese, il principale partito del centrosinistra offre appoggio incondizionato a un esecutivo di destra (guardare tutte le sue ricette per credere), in un sostegno ormai acritico, senza nemmeno usare l’astuzia di mostrare qualche punta di dissenso, come fa da mesi ormai il principale partito di centrodestra. Il primo spera di incassare dividendi politici dalla propria partecipazione al salvataggio del paese, il secondo spera altrettanto prendendo fintamente le distanze dall’esecutivo che esegue il lavoro sporco che la destra prima al governo non ha avuto il coraggio di fare, tutto allo scopo di far dimenticare tre anni e mezzo di guida disastrosa.

Furbescamente si ritira!” gridava, nell’unico film che li ha visti recitare insieme, AlbertoSordi a un Totò appollaiato sul loggione che, lasciatosi scappare uno starnuto, aveva imbrattato la pelata di un sua eccellenza seduto in platea al quale il personaggio di Sordi faceva daportaborse. Oggi, i ruoli sono invertiti sicché tutte le eccellenze sistemate sul loggione, dopo aver imbrattato la vita di milioni di persone sotto di loro, “furbescamente si ritirano“.

minimi sistemi

Spiritualità e Dottrina del PDUDC. Declinazione di periferia del terzo segreto di Fatima

Dovremmo forse metterci alla ricerca dei tre pastorelli per sapere. I tre pastorelli che conoscono il terzo segreto di Fatima – le ragioni per cui Filippo Bellomo si è dimesso dalle cariche di vicesindaco e di assessore alle attività produttive. Questo perché Papa Domenico Gatti, ritenendo non sufficientemente matura la comunità dei fedeli, ha deciso di non rendere pubblico il contenuto evidentemente “impressionante” del cosiddetto segreto.

E sì che dalle teofanie longhiane non si cava un ragno dal buco; Nostra Signora Peppino Longo ci concede una nuova apparizione ma, ahinoi!, seguita a parlare per enigmi:

Magari dopo questa parentesi si potranno aumentare le occasioni di incontri collegiali nei quali discutere sulle modalità di accelerazione delle iniziative tendenti a risolvere i problemi della nostra città”.

Nel frattempo, Sua Santità trova il modo per dolersi delle mancate spiegazioni del gesto rinunciatario del suo, ormai ex, segretario di stato e manifesta il timore che, a seguito di questo atteggiamento, imperversino le solite dietrologie dei soliti avvoltoi.

Insomma, il quadro è questo: tutto un blocco di potere ha reso sistematica la pratica del “non dire”, del “non spiegare”, del “non rendere pubblico” ciò che è pur sempre di pubblico interesse – e la casistica è ormai imponente: dai problemi giudiziari dei politici al caso della ex-cementeria, etc. -, eppure questo non impedisce di sgomentarsi, all’interno stesso dei propri patti e accordi e comitati d’affari,  per i “silenzi”di turno.

Qua s’è fatto ricorso a categorie mariologiche per non farne un altro più opportuno, e pure più preoccupante, alle categorie “mafiologiche”, vedi i fenomeni omertosi, i riposizionamenti, i tradimenti, le pugnalate alle spalle tipiche dei regolamenti di conti “interni”. Non ci avventuriamo su questo terreno perché terrorizzati dall’ammonimento pontificio a non comportarci almeno noi da “avvoltoi”. Non sia mai che ci si accusi di parlare per bocca delmaligno. Pertanto, preferiamo tornare allo spirito religioso di questi giorni di presepi, confidando a tal proposito in un pastorellismo diffuso. Lo stesso spirito religioso cui ci esortano, tra l’altro, le colonne dell’Avvenire de’ noantri, concludendo l’intervista a un’Immacolata Concezione che ha appena finito di predicare il bene comune:

Grazie. Grande è la speranza che l’ascoltino”.


Genuflettiamoci.

minimi sistemi

Sfregio alla Costituzione.Ma non ci lasceremo vincere dallo sfinimento da esegesi

Un estratto da Sud Critica su Caso Modugno - La formula inedita della

corruzione bipartisan

[il partito unico]

IL SINDACO E I CONSIGLIERI DEL PD INDAGATI DI MODUGNO SI “AUTOSOSPENDONO” DAL LORO PARTITO. TUTTO QUI


di Nicola Sacco

Forse il Sindaco di Modugno ci vuole prendere per sfinimento da esegesi dei suoi messaggi o forse non si rende conto delle torsioni che imprime al suo linguaggio, reduce com’è da una storia partitica “costretta” per troppo tempo al ricorso a parole e comunicati mai significativi di niente per giustificare la propria presenza in abominevoli maggioranze a sostegno di parimenti abominevoli amministrazioni. Tuttavia, vogliamo ricordargli che esistono ancora individui e pezzi della società civile, determinati a non farsi devastare mentalmente dalla sua prosa, anzi, piuttosto ben allenati a riconoscere in essa, nelle sue reticenze, nei molti balbettii e nei suoi incredibili numeri di equilibrismo, i sintomi delle difficoltà di un ceto politico nonché i ruggiti mal soffocati di un potere ferino.

Il sig. Sindaco. Lo si invita a dare qualche spiegazione dei suoi problemi con la giustizia  - non tutte le spiegazioni che occorrono in un tribunale, naturalmente - alla cittadinanza, nella quale è compresa anche il suo elettorato, e lui sceglie di non rispondere; le indagini prospettano uno scenario di una gravità clamorosa, per il coinvolgimento di troppi soggetti politici e para-politici (troppi sono gli amministratori, i consiglieri di maggioranza e di opposizione, i tecnici, i direttori generali, i sindaci e gli ex sindaci coinvolti), facendogli con ciò notare che non c’è un problema Domenico Gatti in quanto nome e cognome ma ne esiste uno molto più ampio e sovradimensionato e preoccupante … e lui sceglie di minimizzare - diventando ipso facto egli stesso, nome e cognome, quel problema che prima eravamo disposti a negare . Quasi, anzi, a conferma che le preoccupazioni dei cittadini in questa città sono condannate all’irrilevanza. La politica? E quando mai è venuta occupandosi di queste?

Per intenderci meglio, “Sono indagati [dal PM di Bari Francesco Bretone] per il reato di concussione amministratori Pd, Udc e Api della vecchia e nuova amministrazione comunale di Modugno, accusati di aver, a vario titolo, partecipato dal 2003 sino a pochi mesi fa al rilascio di concessioni edilizie fatte costringendo i costruttori a versare tangenti in denaro e beni vari.” (dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 28 ottobre 2011). Succede che, a seguito di queste notizie, comincino a spuntare svariati appelli alle dimissioni. E il Sindaco di Modugno, Domenico Gatti, che fa? Replica (tardivamente) che fino a quando l’azione giudiziaria non entrerà in contrasto con la sua amministrazione, questa andrà avanti. Ma allora, ci si chiede, il signor Sindaco non ha compreso qual è il reato su cui si indaga? Come può il sospetto di concussione,“il più grave dei reati contro la pubblica amministrazione”, non essere in contrasto con la suaamministrazione - dove l’aggettivo possessivo individua esattamente lui come primo cittadino, cioè come primo cittadino (imputato e) indagato? Come può essere che ciò non interferisca con il loro mandato? Come può essere che un’indagine riguardante non una sola persona ma un intero blocco di potere non interferisca “con i diritti della città”?

Con tutta evidenza: non può essere.

O forse intendeva dire, il sig. Sindaco, che non vi può essere contrasto tra indagine e amministrazione nel senso che non si dà contrasto, in quanto c’è sì l’indagine ma manca l’amministrazione? Aggiungendo magari l’ammonizione all’indagante a non interferire con i diritti della città, perché non si dà interferenza tra il PM, che c’è e va rispettato, e i diritti della città che non esistono perché tutto è da tempo cosa loro (degli indagati)? Si sono preservati i diritti del Partito Democratico, con l’autosospensione. E tanto basta, no?

Ma ancora, il sig. Sindaco non si risparmia d’esprimere una sorta di timore che questo Consiglio Comunale, data la situazione, si ritrovi ad avere molti nemici politici.

Noi aggiungiamo che molti nemici li troverà anche nei semplici cittadini, i quali, dal loro punto di vista, e non ricevendo più spiegazioni da un’eternità, non possono più fare a meno di considerare questo Consiglio Comunale come oggettivamente corrottoCorrotto da un terribile sospetto che lo attraversa in senso trasversale. Corrotto dalla comune necessità di elaborare una linea difensiva che resti coerente tra tutti i suoi componenti, indagati e no. Perché? È forse pensabile che tutto questo non avrà dei riflessi? Sembra verosimile che tutto questo non finirà per condizionare e intossicare maledettamente la vita e l’attività consiliare? Corrotto, dunque, questo Consiglio Comunale. Corrotto nel suo significato, nella sua ragion d’essere istituzione che favorisce e sviluppa la dialettica democratica (Costituzione alla mano).

E nonostante tutto, a loro, sembra dire il Sindaco, non importa più di tanto. “Fa parte del gioco”. Già, un gioco al massacro. Al massacro della democrazia. Qui, in Modugno.

PS - E insiste.

L’autosospensione come “atto d’amore per salvaguardare l’immagine del Partito Democratico“.

E qui mi incarognisco. Se l’autosospensione dal partito serve a salvaguardare l’immagine di un partito, a fargli ritrovare una verginità evidentemente compromessa da un’inchiesta, logica vuole che la mancata autosospensione dalle cariche pubbliche non salvaguarda l’immagine delle stesse. Cioè, le figure istituzionali del sindaco e dei consiglieri sarebbero, allo stato dei fatti, vilipese e pervertite dalle persone che le abitano. Se il Partito Democratico si ricuce la passera, le istituzioni cittadine possono invece squadernarla serenamente, felici e contente di mostrarla tutta sconciata?  ns

letteraria, minimi sistemi

VENGO DAL MONDO DELLA NON VITA E DEL NON TEMPO. NON TORNO IN ALBANIA MA QUI DOVE VIVO NON SONO IN ITALIA

Il cielo deve essere celeste ma può essere che il cielo sia verde
e che gli alberi siano rossi.
Perché il disegno è pensiero e il colore, invece, è sentimento.

letteraria, minimi sistemi

Besnik Sopoti. E tu, chi sei?

Gli orrori e la follia del secolo scorso lo riguardano molto, molto da vicino. Un fantasma carico di colori approdato da straniero a casa sua, nel paese mancato di Modugno e in una Nazione, la sua, che lo guarda con occhio razzista.

minimi sistemi

SUDCRITICA

IL SINDACO PDUDC CHE SI CREDE BERLUSCONI

minimi sistemi

L’ASSEMBLEA DEI GATTIPARDI

IL NUOVO CONSIGLIO COMUNALE DI MODUGNO.

minimi sistemi

Colpi di fulmine

Mi chiamo M. G., ho 40 anni e amo la mia città.

A Modugno vivo da sempre con la mia famiglia, mia moglie e 2 bambini, qui ho i miei affetti. Per loro voglio una città migliore.

L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti.

minimi sistemi

rivoluzioni e manipolazioni

[…] ci accorgiamo qual è la vera causa del fallimento delle rivoluzioni: è di presumere di trasferire l’idea rivoluzionaria dall’alto in basso e, quindi, non di assecondare la coscienza degli oppressi, ma di manipolarla, di integrarla. Il fallimento dell’idea leninista della rivoluzione è qui: la coscienza rivoluzionaria è propria di un partito, di un’élite che la trasmette alle plebi. Invece, Silone appartiene a quella schiera di falliti, ma di perennemente risorgenti, che dice che la coscienza rivoluzionaria è interna agli oppressi. Gli oppressi la devono esprimere, sono loro che portano in sé la cultura alternativa. Quindi è chiaro che un intellettuale, diciamo, gramscianamente, organico agli oppressi non è uno che si fa il portavoce dell’élite intellettuale del partito; è uno che interpreta maieuticamente la coscienza degli oppressi […] Silone è parente degli uomini inediti, di coloro che, appunto, vivono con tutti i propri fallimenti e con tutti i propri compromessi. La sua fu un’invincibile fedeltà alla propria origine, da intendere non solo in senso anagrafico ma nel senso assiologico […]

Ernesto Balducci

« Prec. - Pross. »