Archivi per il mese di Settembre, 2010

le torsioni dell'anaconda

Partita doppia con La Troia

La tomba della Nonna era tenuta molto bene. Talvolta mondavamo i lillà, talaltra i gelsomini. Portavamo sempre delle rose. Era l’unico lusso di casa nostra. Cambiavamo l’acqua dei vasi, lucidavamo i vetri. Dentro, pareva un teatrino, con quelle statuette colorate e le tovaglie di trina vera. Mia madre ne aggiungeva sempre delle nuove, era la sua consolazione. Curava l’interno nei più minuti particolari.

Mentre facevamo le pulizie, non smetteva di singhiozzare … Caroline non era lontana, lì sotto … Io ripensavo, ogni volta, ad Asnières … A tutto il daffare che s’era data laggiù, coi suoi inquilini … La rivedevo, per così dire. La tomba aveva un bell’esser lustrata e risciacquata ogni domenica, saliva egualmente d’in fondo un certo strano odorognolo … pepatino, sottilino, agrolino, insinuante … che quando l’hai sentito una volta … lo risenti poi dappertutto … nonostante i fiori … nel profumo stesso … addosso a te … Ti avvolge … vien dal buco … credi di non sentirlo più. E invece, rieccotelo! … Toccava a me andare a riempir le brocche per i vasi .. Una volta finito … io non dicevo più nulla … Sentivo ancora un pochetto sullo stomaco la puzzetta … Chiudevamo l’usciolo .. Dicevamo le preghiere … C’incamminavamo verso Parigi …

[…] A me, di colpo, veniva voglia di rigettar tutto quanto per la strada, … Non riuscivo a pensare ad altro che a vomitare … Pensavo alla galantina … Alla testa che doveva aver lì sotto, adesso, Caroline .. a tutti i vermi … quelli grassi grassi … grossi con certe zampe … tutti lì a rodere … a brulicar dentro … Tutto lo sfasciume .. milioni di vermi in quel pus ribollente, il vento che pute …

Louis-Feridnand Céline

Mort à crédit

traduzione di Giorgio Caproni

altri spot

Che può la vanità

Gli sembrava … come dire … congruo, equo, affrontabile: “Tu, domani mi fai trovare settecento euro sul conto e io ti credo”. Enzo, rivolgendosi al cielo, gesticolava anche duramente.

“Smettila”, diceva chi lo stava ad ascoltare.

“Scusa, ma perché, ci rendiamo conto?” Ruotò gli occhi arrossati sul volto di lei. “Che cazzo gli sto chiedendo: settecento euro. Settecento euro noi due ce li sputtaniamo subito, per sopravvivere. Mentre lui ci guadagna un devoto per tutta la vita. Cioè, mi sembra che sia il minimo, no? Cioè, ma neanche il minimo: il basilare, il necessario. Gli sto chiedendo solo la possibilità di far fronte ai giorni, comprare il pane domani, sbattere uno sguiccio di benzina nella scassa e non farmele tutte ma proprio tutte a piote. Possibile che sembri una richiesta assurda?”

“Non è così.”

“Perché no? Questo regalo a lui non costa nulla. Se uno non ci crede ma è disposto a ravvedersi lui qualcosa la deve pur fare, no? Che cosa ci guadagna a tenermi così arrabbiato ed esasperato?”

“Ma com’è che non capisci, Enzo? Lui ha già fatto molto, ti ha regalato un cervello.”

Bum!

Per come lo aveva detto lei, in un tale stato di pietà dolente, sembravano non esserci dubbi. Gli sembrò una cosa così bella, un dono veramente, che non poteva non sentirsi grato, addirittura enormemente e intensamente grato verso colui che gli era stato indicato, in uno squarcio di luce, come Il Munifico.

Non solo: sempre per come lo aveva detto lei sembrava essere logico. Di quella logica ferrea e inoppugnabile di cui si erano sempre serviti gli avversari proprio per negarne l’esistenza. E poi gli sembrò pure che l’ateismo duro e puro era in fondo una faccenda di ricchi sereni, benestanti, pienamente borghesi. E che lui col suo cervello, e tutte le ristrettezze della vita, adesso sai che fior di mistico poteva essere?

diario di un giullare timido, minimi sistemi

Come s’impara l’italiano

L’aggiornamento sulle cose paesane impone la constatazione che l’epos de’ fognoli è ancora di là da venire, che tutto il trabiccolaio della smerdan puglia se n’infotte e anzi crede di poter ben menarci per il naso scatenando i miasmi nottetempo – quasi che alla notte alla notte nisciuno se n’avverte –, che molti son maledettamente impegnati a farne ‘na merda di paese schifo, tutti coi loro macchinicchi a grumi, a groppi di lamiere, a insudiciare, a imbellettare, a scaracchiare, a bucare ed appestare. Il Progresso è alle porte, anzi è già passato spetezzando, sua sorella Grande Fiatella s’è fermata qui, un puttanone lercio che ne conosce di giochini, per mille scorregge!, se non sa titillare … ‘orca!, se non ha capito come si erotizza ’sto consesso di coprofili …

Si sente, neh? Che ci ho soli quattro n’euri per arrivare a fine mese? Latrino d’un mondaccio appuzzonito!

le torsioni dell'anaconda

lettere morte

diario di un giullare timido

la cappa settembrina

come un manto di quella lanuginina lì, raccolta nelle intercapedini di una serqua di bischeri.

le torsioni dell'anaconda

prefigurar scrivendo

“I posti sono terminati” diceva tra sé Corrado, ma poi lo riferiva anche al suo amico più anziano nonché mentore.

“Sono terminati.” Come se un posto al cimitero fosse da tenersi alla stregua della Scottonelle sui banchi di un supermercato.

Lo aveva pure letto sul giornale di paese che ogni tanto gli entrava in casa:

“Bisogna pazientare, per ora i defunti devono capire. E più che a quelli, uno sforzo di comprensione spetta ai loro congiunti. Si muore troppo e il commissariamento del comune è un fatto che non agevola l’adozione di quei provvedimenti e la formazione di quegli atti che consentirebbero ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno: l’ampliamento del cimitero comunale e quindi, tanto per cominciare, la sua cantierizzazione”.

Solo che il cimitero aveva provveduto a cantierizzarsi da sé e, attraverso l’abbattimento di un pezzo del muro di cinta, era passato ad annettersi parte del fondo di Peppe Lobascio, metalmezzadro una volta serafico, oggi imbestiato. A furia di prendersela con i morti, buttandoli tutti all’aria, convocandoli con comandi brutali e liquidandoli con violenti congedi, Peppe Lobascio aveva finito per diventare un bestemmiatore di prima grandezza.

da una storia modugnese e non più modugnese

http://www.newnotizie.it/2010/08/08/nel-bresciano-divieto-di-morte-per-il-prossimo-periodo/

Che sia uno scioglimento per mafia con conseguente commissariamento del comune, perciò costretto all’ordinaria amministrazione (emiparesi amministrativa), oppure un patto di stabilità interno che finisce per vincolare solo alla micragna, ben poco importa. Importa molto invece che si seguiti in questa gigantesca rimozione senza precedenti: un paese ostinato che di fronte alle oracolari pagine dell’anaconda si volta dall’altra parte.
Essì che gli scenari già li tracciai …