Archivi per il mese di Gennaio, 2012

funghi patogeni

Come imparare a camminare su un tacco 15 di fango durante l’attacco speculativo alla festa 40 /4

Ma non ci fu bisogno di alcuna smentita, presto fu subito chiaro che il capo-delegazione Tupac-Amaru doveva pervenire a completa integrazione dentro la festa 40. Non poteva mai esserci intelligenza col nemico. Il segnale? Più d’uno: la sua esagitata richiesta di pompare i volumi, le sue sgaloppate da un capo all’altro della sala come se davvero gli mancasse un cavallo di sotto al perineo e i suoi strazianti ululati invocanti “un cavallo! Il mio regno per un cavallo!!!”

Che il novello Riccardo III fosse pronto a svendersi le lotte per i diritti civili degli sfollati che s’era tirato dietro per riavere il suo fantomatico stallone? Gli amerindi già lo guardavano con gli occhi iniettati di sangue mentre il plantageneto ci teneva botta con uno sguardo iniettato di birra che, ahiloro, non voleva significare assolutamente un cazzo. DJ Ramòn Misteri allora si metteva a compulsare tutte le risorse del computer nella speranza che in qualche suo recesso fosse rimasta traccia di un mp3 degli Inti Illimani, un tentativo a capocchia così giusto per addolcire gli animi. Meno male che a ’sto punto si formava un coagulo di pura luce dal quale sorgeva una voce soave e soavemente intarsiata di una qual certa apprensione.

“Le beau cheval!” riversavansi miracolose onde sonore nei padiglioni auricolari degli astanti. “Mon cheval, qui l’a vû? Je vous en prie, dites-moi qui l’a vû!”

Marie- Soledad Sacco, la bella palafreniera, emergendo da un cappottino di pannelli solari, si mostrava ora nel suo bel vestitino di inquietudine con paillettes di tormento. “Ragazzi … (tra sé) Oddio, se ragazzi posson mai esserci alla festa di un quadragenario … Ok, ragazzi, perdetti mon cheval. Passò per caso di qui? Oh, mon dieu, sono disperata …”

“Tutti l’abbiam veduto, sta’ tranquilla. È di là, adesso, nella stalla, e uno che non si riconosce nel patto sociale, né tanto meno in questa festa, lo sta rifornendo di biada.”

Il cuore d’oro di Dj S’è Perso era accorso a consolarla.

“Posso fidarmi?”

“Sì ma non dirlo a quello lì” le fu indicato il tarantolato Tissi che ormai non ci sentiva più. “Se viene a sapere che habemus ciucciarellum quello lo monta e lo cavalca fino a finis terrae. Adesso divertiti. Vieni che ti offro un Ciobar.”

A scortare la disarcionata Soledad v’era sua sorella Briscola-Donnadispalle-Rida, attrice nel fotoromanzo Sacco’s & the City, reduce dal set dell’ultimo inquietante episodio “La briscola-La donna di spalle”, indove tra l’altro s’inaugura un nuovo seme nel mazzo di carte napoletane: dopo i denari le coppe i bastoni e le spade, siòre e siòri …. LE SPALLE! Ella s’era talmente calata nella parte che riusciva a dare le spalle a chiunque, in un vero e proprio numero da illusionista; nessuno, durante il baccanale, può dire, infatti, di essere riuscito a vedere il suo volto. Tutto il repertorio fotografico relativo al party ne è una conferma.

Benone, festone ormai a regime, dionisiaco il giusto. Ormai sono tutti in forno, dalle squinzie della casa dei cuori infranti ai campesinos, dal parentado assortito alle amicizie più sbagliate, liberi professionisti e randagi inguaribili sognatori dai calzini scompagnati, tribù di crucchi e ispanici, molta East Europe e un zinzino di teppa nostrana. Arriva finalmente DJ Tommaso Accroccodiconsonantiacasaccio’Erti con delle allarmanti scarpe antinfortunistiche ai piedi e la prima cosa che si mette a fare è auscultare i muri portanti della villazza. Mah … Che ce l’abbia fatta davvero, il Vaccarelli, a mettere insieme un po’ di sbalestrati?

Il dj set di Ramòn Misteri volge al termine. Si mandi a chiamare il secondo in scaletta. Ma Dj S’è Perso non si trova, nomen omen, vacabòia. Ma dov’è? Fate presto, si trovi il S’è Perso.

“È in bagno da mezz’ora” informa Dorian Gray come primo di una lunga fila di vesciche alcoliche smaniose di svuotarsi.

“Ohibò, che si stia sfruconando la bottega?” si sghignazza. Allora si prende a battere energicamente alla porta del cesso gridando “Dài, Andrè che tocca a te!!!”

La porta si apre lentamente e Dj S’è Perso ne esce compassato con un asciugamano torno torno alla capoccia.

“Scusate, dovevo lavarmi i capelli.”

Lo spingono verso la consolle che ancora gira l’ultimo brano di Misteri.

E in hoc signo BLACK OUT.

part four

funghi patogeni

Come imparare a camminare su un tacco 15 di fango durante l’attacco speculativo alla festa 40 /3

Sabato 14 gennaio 2012. Villa in campagna. Campo di gioco già saggiato, arato e infine messo a maggese del piccolo Rufus Rubacuori, un anno e mezzo di vita che corre e corre, compiendo ben 526 giri di campo e mettendo lo sbalorditivo record di un 1′ e 7″ netti. Benché incontenibile deve subire un tentativo di avvicinamento dei primi quindici invitati: chi vuole un bacino, chi immagina di arruffianarselo con pupazzetto Gordian riesumato da non si capisce quale piccolo mondo antico, chi pensa di comprarlo con delle biglie americane e il mitico pallocciotto, chi con i play-mobil versione pompieri, uno vestito da Uomo Ragno che per attirare la sua attenzione spara la ragnatela dalle dita catturando tutti i panzerottini della serata e facendo imbestialire il festeggiato. Risultato raggiunto in 52″ netti: Gordian impiccato che penzolerà sinistramente sulla testa dei DJ’s per tutta la notte; biglie americane, pallocciotto e panzerottini fatti ingoiare a viva forza ai primi sette invitati, l’Uomo Ragno spantegato su una parete, gli altri sette comunque saccagnati di botte per mano dello stesso Rufus. Qualche clemenza è stata usata ai play-mobil, spediti a fare i nani da giardino.

Luci basse e musica che prende quota. Che la festa cominci!

Manco la bocca devi aprire e la crescina prende a circolare aggratìs. Ser Gianga e Johnny Arthur Quonzarelli, tricologicamente svantaggiati di lungo corso, vi si avventano come erinni. Ramòn Misteri in consolle col compito di scaldare i cuori e aprire le danze. Subito un evento magico e atmosferico: irrompe in sala un sudato e fumigante puledro, che esce dalla porta sul retro così come è entrato. Tutti pensano a una spacconata del Vaccarelli per rendere la festa, la sua festa, più geniale. Applausi. Altri super-ospiti arrivano alla spicciolata: scoppiati del XX secolo e nouveaux bourgeois, sellerone, sgallettate e bellezze galiziane in ordine sparso, Dorian Gray e Tina Pica sospetti imbucati, la rosa dell’Albinoleffe al completo giacché in ritiro nel podere adiacente. Passaparola equivoco: è arrivato il peruviano. Molti credono trattarsi di fumo e già squadernano cartine. In realtà il peruviano è Filippo Tissi con indosso il tipico costume del gaucho e in evidente stato confusionale. Vaneggia di essere stato sbalzato da cavallo mentre guidava un corteo che manifestava per i diritti civili degli amerindi. Filippo Tissi è matto come un cavallo e mezzo. Infatti, fa il suo ingresso e dilaga sulla pista da ballo anche una delegazione di Tùpac Amaru. Giorgio kulashaker Mancino, mastro biberoniere, costretto a consegnare tutte le confezioni da tre di birra peroni perché los campesinos hanno da suonarle come flauti peruviani. Dorian Gray, sussura sferzante all’orecchio di Tina Pica: “Il terzomondismo del Tissi mi dà la nausea”. “E vabbuò, nun ce penzaje, mangiate ‘na sfugliatella” lo consola Tina Pica infilandogli una pizzetta in bocca. Senzuale.

Intanto si fa largo la convinzione che l’attacco terroristico sia già in atto. E Filippo Tissi sarebbe la quinta colonna del nemico.

part three

funghi patogeni

Come imparare a camminare su un tacco 15 di fango durante l’attacco speculativo alla festa 40 /2

Assise di stronzi dunque proprio no, tanto più che chiunque fosse presente quell’apocalittico sabato notte in cui si annunciarono tutte le nefandezze previste per il 2012, bene, chiunque fosse lì poteva apprezzare un bouquet sociale, ivi convenuto, straordinariamente variegato: dal lunpenproletariat dignitosamente (?) rappresentato dal Filippo Tissi al ceto medio riflessivo (incarnato dal ser Gianga) alla high society delle Sacco’s & the city. Financo un tizio, in rappresentanza della bohème più stracciona, che non faceva altro che ripetere di non riconoscersi all’interno del patto sociale e che è sparito dopo dieci minuti. Chi dice che s’è buttato nella lama dopo essersi fatto un negrone sbagliato (tiro molto mancino giuocatogli da Giorgio kulashaker Mancino mastro biberoniere), chi dice invece che DJ S’è Perso non lo ha retto più sin da subito e conducendolo in camporella col pretesto di mostrargli meglio certi protopianeti plutoidi allogati nella volta celeste, dietro un pitosforo gli avrebbe tranciato la giugulare servendosi dell’apriscatole che egli porta sempre con sé insieme con la confezione da 15 di carne Simmenthal. Nel caso sia buona la seconda, sono certo che il buon Andrea non abbia trascurato di avvolgere il cadavere in un bustone dell’immondizia pur di poter ammirare per qualche secondo l’epifania iconica di Lara Palmer.

Ma riabbobiniamo un attimo il nastro. Nei giorni che precedettero il fatidico sabato notte, si poneva come imperativo quello di non farsi condizionare psicologicamente dal pestaggio mediatico messo in atto dalle potenze buie della reazione. Ecco, quindi, nella sfarzosa magione nei pressi del diroccante teatro Santa Lucia, Andrea S’è Perso e Ramòn Misteri, nominati DJ’s secondo il discutibile nonché riformabilissimo sistema elettorale che va sotto il nome di Vaccarellum, sfogare i nervi in un penoso mercimonio di brani doppione. Ebbene, messe le scalette sul tavolo e scoperti i brani x, y, z in comune, scattava una riprovevole trattativa della serie: “Ti cedo x se mi dài y e z più la figurina di Bergomi al mundialito ‘82″. Ramòn Misteri, messo in condizioni di non nuocere grazie ad un’abilissima manovra laziana (un olezzo infernale di carne Simmenthal stracotta, sapientemente diffuso all’interno dell’abitazione giusto qualche minuto prima del suo arrivo), finiva per cedere su tutta la linea e già pensava di ripiegare su Enigma, Dragostea e Edward Maya feat. Vika Jigulina. Intanto l’ansia si tagliava a fette, c’era bisogno di conoscere anche la scaletta del dj festeggiato ma questi tardava ad arrivare. Infatti, appuntamento alle 21.30 e quello niente. Quando finalmente si presenta ha pure il coraggio di dire: “Mamma mia, non è da me, sono addirittura in anticipo”. S’è Perso e Misteri lo guardano esterrefatti e quello rincara: “Oh, sono le 21.25″. E i due: “Sì, sono le nove e venticinque ma di due giorni dopo. Quindi a questo punto il tuo dj set è saltato”. Meno male che restava pur sempre la performance del direttore dell’accademia del Santa Lucia, maestro Tommaso Accroccodivocaliacasaccio’Erti, forte della sua ventennale esperienza di giostraio jolly e tappabuchi, col quale si sentivano tutti più sicuri, anche perché c’era il tacito accordo di usarlo come scudo umano in caso di bombardamento da parte dell’aviazione degli imperialisti del divertimento uichendistico.

part two

funghi patogeni

Come imparare a camminare su un tacco 15 di fango durante l’attacco speculativo alla festa 40 /1

Essì che la voce imperversava tanto che l’invidia stava avvelenando tutti i pozzi notturno-danzerecci del comprensorio barese. Durante la prima metà del gennaio 2012, un imprevisto asse tra quelli del Neu‘antri Club, Haciendalisti e Nuovi Demodés s’andava raggruppando in una inedita Grosse Koalition per un’azione che ruotava tutta attorno all’approvazione urgente del decreto Salvasabatosera, il cui contenuto era però ancora coperto da segreto di provincia. Da fonti più o meno attendibili era trapelato solo che tale decreto nasceva per neutralizzare, se non proprio sabotare la festa 40 indetta da un irresponsabile Nicola Vaccarelli per festeggiare i meno sessanta dalla morte. Cotanto baccanale minacciava, sebbene ad accesso esclusivo per inviti e a numero chiuso, di far mancare invece il numero legale ovvero la bella gente alle serate organizzande dai rispettivi succitati soggetti promotori. Per tacer del rischio ‘infiltrazioni’ che, stante il tam tam sempre più febbrile sul web, s’andava facendo molto concreto, indi foriero dello sgradevole fenomeno degli imbucati in relazione alla festa 40, ma altresì e indi foriero di ben più sanguinose assenze in relazione ai consessi già calendarizzati dai giganti della scena alternativa. Montava, indi, una malevola propaganda con l’obiettivo di screditare, quando non proprio immerdare, il rito autocelebrativo del neoquarantenne – e si sarà capito che l’indie è come il maiale, dell’indie qua non si butta via niente, nemmeno il suo prefisso ‘indi’ suscettibile di essere letto come avverbio. I giganti, così facendo, mostravano un’incresciosa indifferenza, ma c’era da aspettarselo, verso il clima e lo spirito nei quali era maturato il decreto CresciNico istitutivo della festa 40. Cosa che avrebbe dovuto alquanto alimentare il dubbio che l’evento non fosse poi così autoreferenziale. Ma si sa, gli italiani, ancorché baresi, sono gente che odiano, e fu così che furono artatamente messe in giro puttanate sesquipedali, tipo che alla nostra festa, la 40, sarebbe in primo luogo circolata un’inservibile droga da pezzenti: la crescina.
In secundulum, altre cattiverie giù giù fino all’infamia, origliata da qualcuno, che “la festa 40? Macché! Quella sarà un assise di stronzi!”. Il che, detto da un aziendalista o, peggio, da un new anachronique, suona sempre molto ancien régime.

part one

minimi sistemi

LA POLITICA DEL LOGGIONE AI TEMPI DI MONTI

Furbescamente si ritirano


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L’
eclisse della politica, l’annullamento dei principali partiti in Monti, e nel suo governo, celano quanto di più allarmante si possa immaginare per il futuro della società italiana: che l’attuale, rovinoso assetto politico – per intendersi, quello profondamente intaccato dalla logica delpartito unico, ravvisata da Nicola Magronequi (Dal bipolarismo al partito unico - Lo “scandalo italiano” secondo Giovanni Sartori) - ancorché oscurato da una sedicente tecnocrazia, dall’attuale situazione possa trovare il modo di trarre benefici, i margini per riorganizzarsi e i tempi per ricostituirsi in un certo senso più forte di prima, in altre parole, quindi, più letale domani.

Per evitare che questo si verifichi vanno segnalati con forza e in ogni occasione utile l’impotenza, l’implosione e il fallimento delle forze politiche rappresentate oggi in parlamento. Bisogna cercare di smascherare tutta l’incoerenza che essi oggi si consentono. Bisogna denunciare le loro tattiche “di lotta e di governo” se non si vuole, in un futuro non molto lontano, ritrovarcisi con le suddette tattiche elevate al rango di “grandi strategie” che avranno consentito loro, presumibilmente, di prendere nuovamente il potere, magari tra uno o due anni.

Si tratta, con ogni evidenza e ancora una volta, di un discorso inestricabilmente legato alla imponente crisi economico-finanziaria, ma a questo punto anche culturale, che sta imperversando ormai con effetti drammatici nella vita quotidiana dei singoli individui. Cercare di spiegarla, inquadrandola storicamente anche per individuare le responsabilità di persone, soggetti e gruppi di potere che ci hanno portato fino all’oggi così gravemente segnato da umiliazioni e sofferenze per molti, è compito di un qualche superesperto di economia che abbia finalmente voglia di verità. E una tale figura non è alle viste, nonostante tutti i giornali siano ormai zeppi di articoli e fondi a firma di superesperti di economia, i quali però, complice un gergo colpevolmente tecnico, sembrano trattare la crisi non come un fatto umano, cioè riconducibile ad atti e scelte degli uomini, ma come entità metafisica oppure come dato di naturanecessità di natura. Il cittadino comune deve guardare alla crisi come a una calamità naturale. Nel frattempo, in attesa che di un sincero lavoro di ricerca storico-economica qualcuno voglia finalmente farsi carico , e in attesa degli esiti di un simile lavoro, i quali, vien facile immaginarlo, inevitabilmente porterebbero a una severa condanna della gran parte delle politiche seguite finora, per quanto ci riguarda e per come ci viene propinata, alla crisi siam liberi di credere come di non credere. Quello a cui dobbiamo credere, invece, sono le misure economiche che ci vengono imposte, misure di crisi a tutti gli effetti. Provvedimenti dolorosissimi che inducono difficoltà spesso intollerabili, asfissia, miseria che sopraggiunge da un giorno all’altro. Sappiamo che quei provvedimenti sono adottati da chi non ha, in quanto “tecnico”, una visione politica, e non sa, probabilmente, fare altro. Sappiamo che quei provvedimenti non passano se il parlamento, composto prevalentemente di gente inguardabile, non ritiene di approvarli. E sappiamo altresì che invece essi passano facilmente perché la politica, pur eclissata, pur impotente, pur inguardabile, deve dare dimostrazione di responsabilità. Ecco, in nome di un agire responsabile, e per il bene del paese, il principale partito del centrosinistra offre appoggio incondizionato a un esecutivo di destra (guardare tutte le sue ricette per credere), in un sostegno ormai acritico, senza nemmeno usare l’astuzia di mostrare qualche punta di dissenso, come fa da mesi ormai il principale partito di centrodestra. Il primo spera di incassare dividendi politici dalla propria partecipazione al salvataggio del paese, il secondo spera altrettanto prendendo fintamente le distanze dall’esecutivo che esegue il lavoro sporco che la destra prima al governo non ha avuto il coraggio di fare, tutto allo scopo di far dimenticare tre anni e mezzo di guida disastrosa.

Furbescamente si ritira!” gridava, nell’unico film che li ha visti recitare insieme, AlbertoSordi a un Totò appollaiato sul loggione che, lasciatosi scappare uno starnuto, aveva imbrattato la pelata di un sua eccellenza seduto in platea al quale il personaggio di Sordi faceva daportaborse. Oggi, i ruoli sono invertiti sicché tutte le eccellenze sistemate sul loggione, dopo aver imbrattato la vita di milioni di persone sotto di loro, “furbescamente si ritirano“.