Archivi per il mese di Agosto, 2012

altri spot

troppa produzione

Ecco, sì, mi dicono concorra un film alla mostra del cinema di Venezia, Paradise: Faith, che sembra richiamare molto il mio troppa grazia.

Attenti tutti!, trattasi di un calco per immagini tanto servile quanto malaccorto del mio racconto, dunque sbagliato prima ancora che scorretto. Cavoli!, bisogna anche saper copiare, no? Ad ogni buon conto, le mie atmosfere girano molto al largo da certe turbe psichiche da moralismo calvinista, detta così … a lume, naso e orecchio. Invoco intervento della mia diletta Blasonai, la quale m’avea pur promesso un suo rendicontino critico di troppa grazia e, vedi caso, inviata in questi giorni alla Biennale di Venezia.

Vi si aggiornerà, miei posteri(ni). Quanto prima.

le torsioni dell'anaconda

di certe rigidità post-torsioni

funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /14

L'Histoire Érotique


I più deformi e bavosi furono anche i più barbari. I pellegrini lo uccisero di botte.

(FINE)

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altri spot, diario di un giullare timido

racconti a coda di ratto

funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /13

L'Histoire Érotique
“Ieri ti ho vista in tv. Eri bellissima. Non ho visto tutta la puntata per i troppi servizi a cui non ero interessato e la pubblicità, quindi per stanchezza a un certo punto sono andato a dormire. Però tu eri uno schianto.”


Dove sta confluendo quell’onda di struggente dolcezza che parte da te e ovunque io sia mi viene a cercare?
“Vista in tv generavi desiderio selvaggio. Oggi sono qui che vorrei prenderti e massacrarti di carezze. Se fossi un dio avrei un pretesto per accompagnarmi a te, ti porterei in una stanza coi parati arabescati bronzo-oro e io stesso mi sarei velluto che più a più ti avvolge e soffoca. E attraversata che avessimo tutta la giornata, dal suo tonfo notturno fino al primo mattino, ti farei ridire, ti sentirei ripetere «là era dio».”
Sono qui col desiderio che ad onta del fracco di legnate prese, del petto che duole ancora da urlare ad ogni respiro, cresce a dismisura, visita regioni della mente inesplorate, mai violate fino d’ora, il desiderio fatto sacra liturgia dell’attesa, finché mi offrirò come vittima sacrificale e non sarò più io bronzo, ma una sorta di autostrada fra noi e Dio.
“Mia sovrana, adesso però mi ci vuole la verità dei corpi inguainati. Adesso sento il bisogno del sesso sconcio. Mi urge che mi mordicchi mentre io mi muto in piantina officinale per i tuoi acciacchi.”
Leccami. Sono senza mutande.

(continua)

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fosse per lui, che splendido “desolamento”!

Metteteci un’arma (magari italiana anche quella) in mano e trasformiamo in oro tutto ciò che tocchiamo (sempre dopo aver convenientemente preso la mira). Tiri di spada oppure con l’arco o, ancora, con la carabina e non ce n’è per nessuno. Per un bocconiano che si rispetti, e che con quest’aggettivo non fa che sciacquarsi la bocca, o fa sciacquare la bocca ai media, nel mentre che occupa come uno squatter a rovescio il ministero di via XX Settembre, sarebbe ora di farsi venire l’alzata di genio per uscire dalla crisi: incentivi al ramo Assedi, oltre che, va da sé, completa liberalizzazione del settore. E via andare.

Invece no, non si rendono conto che il boom di antiemetici, rimedi che stanno spopolando da quando sulle cartule del gruppo Espresso impazza l’originalissimo conio “super-Mario”, il boom di antiemteici, per quanto abbia del prodigioso, non riuscirà a risollevare le sorti del P.I.L.

Super-Mario e le chiacchiere morte … Piuttosto, come dare torto a La Russa, il quale paragonò quella che avrebbe dovuto essere la straordinaria impresa di un “tecnico” a un’attività nella quale sarebbe riuscito un qualunque ragioniere contabile in pensione?

L’eccellenza nel colpire di fioretto, tornando ai giochi, ribadisce un’indole, un talento e una scuola che sono esse sì, e per davvero, eterne metafora e biografia di una nazione. Questo primeggiare descrive meglio, come si dice, di qualunque pensoso saggio, il carattere e i costumi del popolo italiano.

Non si vede, quindi, perché, votando un domani magari 5stelle, dovremmo farci immiserire l’esistenza dalla sua matrice culturale: il Grillo che s’appalesa ogni giorno di più come portatore d’una visione totalitaria della società e della vita dell’uomo. Per crederci. Ora ce l’ha con le olimpiadi delle multinazionali e con gli sport che nessuno conosce. Embè? Il fatto che molti di noi ignorino persino le regole di certe discipline sportive non significa però che le stesse vengano meno in dignità, nobiltà e bellezza fatte di gesti atletici e prestazioni fisiche che richiedono comunque sacrifici, scelte di vita, lunghi adattamenti, perseveranza, sofferenza, disciplina, sensibilità e anche cultura. Notevole cultura. Sono degli sport, ne hanno pieno statuto. E una filippica di Grillo tradisce il desiderio di azzerare tutto questo. Stai calmino, Beppe. Mi sorge il dubbio che tu non abbia gran titolo a parlare di sport perché non lo conosci. E si vede che non hai mai conosciuto neanche le gioie del federicocalcagnismo (o lo stupor mundi all’accademia del Bragagna) perché sennò, in nome delle nostre gioie nazionalpopolari, ti saresti ben guardato dalla scadere in questo malo modo “sovietico”. Ti stai impoverendo – non si capisce se è più malriposto o solo più preoccupante il moralismo con cui prendi a prestito un’immagine anche troppo risaputa, come quella della folla che aspetta e applaude i propri beniamini come semidei, per appiccicarla a una realtà che nulla a da vedere con quelle ragioni di biasimo che ebbero a sorgere un tempo per via della vagostraccionaggine di certi fessi che andavano (ma ci vanno ancora? boh) in Costa Smeralda per avvistare i VIP sugli yacht – hai bisogno di rifiorire.

Ma come, non ti procura un certo godimento vedere associato il metallo più prezioso alla bellezza di certi nomi (Avola, Aspromonte)? Per non parlare poi dello struggente Cassarà?

minimi sistemi

Tenetevi forte! C’è il Festival del Cinema di Modugno!

Coacervo di ogni possibile orrore la rassegna cinematografica organizzata a Modugno, “col completo coinvolgimento delle periferie”, dall’assessorato alla Cultura.

Ma infatti lo scopo è tutto un programma: “consentire momenti aggregativi e socializzanti per l’intera cittadinanza”.

Intanto cominciamo col dire che il tono del comunicato è del tutto arbitrario (evidentemente paga dazio alla propaganda):

IL COMPLETO COINVOLGIMENTO delle periferie?????

Il momento aggregativo consentito ALL’INTERA CITTADINANZA???????

Sono costernato perché io vorrei vedere Terraferma l’11 agosto sul cisternone, ma purtroppo sarò in Trinacria per improrogabili impegni festivalieri tra Castelbuono e Noto. E già la cittadinanza ne risulta dimezzata. Se ci aggiungiamo che saranno assenti pure i miei compagni di viaggio, tutti modugnesi, se ne inferisce che la cittadinanza, per quella data, sarà come rasa al suolo. Ma diamine!, con una pulizia etnica del genere dove vuoi andare? Devi pompare nel territorio modugnese legioni di ologrammi per poi poter vantare un successo.

Poi, che si deve stare a spiegare, che il cinema non è manco per niente socializzante e aggregante … Cioè, io vado al cinema quando non voglio stare a sentire le puttanate dell’umanità dal vivo e quindi per farmele raccontare, le stesse puttanate, per immagini. La qual cosa è un’arte, sicuro, ma non certo può essere confusa col “veicolare valori […] e, in generale, Cultura.” Questi, la cultura – chissà poi perché con l’iniziale maiuscola –, la devono sentire come un’epifania a sorpresa, dunque, evidentemente, si dicono “Ma sì, nel dubbio, ce la infiliamo …”

Ma che è?

‘Na tachipirina?

Inoltre, sono pressoché certo che se una rassegna di film la dovessi fare io da/a casa mia, location di gran lunga più piccola e scomoda, con una pen drive e un programmino appena più acconcio (di questo che è veramente una scemata da competizione), otterrei molto più riscontro di quanto ne avrà il FESTIVAL DEL CINEMA DI MODUGNO.

Un consiglio serio, adesso agli amministratori. Visto che le proiezioni sono all’aperto, non sottoponete “tutta la cittadinanza” a una tortura che non merita. Per favore, andate da quello lì, e diteci che almeno per quelle due orette di aggregazione lì, la smettesse di soffiare il suo alito di gabinetto su tutto il paese.

N.B. Gran finale previsto per il 24 agosto con la proiezione di un documento filmato sull’esperienza amministrativa, fin qui trascorsa, dell’Assessore alla Cultura.

funghi patogeni, riflessioni su due ruote

troppa grazia /12

L'Histoire Érotique
Io non so dire né immaginare cosa possa accadere. Magari non succede proprio un bel niente. Tu puoi tirarti qualche piacevolissima sega, io posso restare prigioniera del bronzo in cui vivo sospesa, con il viso cereo, gli occhi sbarrati, dove ho perfezionato fino allo stremo la liturgia dell’attesa e il raffinamento estetico e ontologico del desiderio.
“Seghe celestiali. Io però come una lesbica ti farei aderire al mio palato. Come un’ostia.”
Racconta meglio delle celestiali seghe. Effonditi sulle seghe. Io sono una bianca cattedrale che non si può sporcare. Sono un tempio di beatitudini. Le mie labbra sono wafer appena sfornati. Sono una vecchissima e sapiente vergine. Nessuno può violarmi. Nessuno mi ha mai avuta. Mai. Io so prevedere il futuro. So tutto, Angelo dei miei lombi. Ho già visto quello che farai. So bene cosa ti canterà nel cuore e cosa ti strazierà. So quando e come tirerai il fiato. Lo posso decidere soltanto io. Non mi farò incantare dal lucore degli occhi tuoi e da quello che dici e da quello che non mi hai detto. Ma io ho già capito.
“Davvero vedi il mio futuro? Questo è un modo come un altro per disporre di me. Se puoi decidere soltanto tu, ti prego di non essere cattiva con me, col mio fiato. Ma so che non lo sei. E via, vuoi che ti parli delle mie celestiali seghe …”
Subito!
“Ti rinsacco nel mio amore.”
Il desiderio come lievito metafisico tutta mi pervade. È uno struggimento indicibile. È come un’estasi che si fa di colpo agonia. Allora tutto mi duole e tutto mi tormenta e il desiderio mi comanda di essere folle, e più ti desidero e più mi manchi e più mi manchi e più godo del mancamento anche se è uno strazio, è uno strazio indicibile perché mai provato prima d’oggi, sto con gli occhi sbarrati e vitrei e guardo senza vederlo il cielo, tu sei l’astro nei mio lombi. Sei creatura arcana e inaccessibile ma a me intimamente familiare. Cosicché da lontano e per difetto io ti sento. E sentirti mi fa liquefare, come la transustanziazione. Voglio solo te. Ma non voglio prenderti io. Voglio essere presa. Perché se ti avessi voluto prendere l’avrei già fatto. Ma non voglio farlo. Devi essere tu a prendere me. Che non mi sono mai fatta prendere. E adesso ho paura. E non so se vinca in me la paura o il desiderio. E non so cosa mi abbia preso ma qualunque cosa sia non ci rinuncerò. Da te, dai tuoi silenzi che dicono ben più eloquentemente quanto non mi avresti mai detto, scaturisce una liscia, oscura ondata di dolorosa dolcezza che, ovunque sia, mi viene a cercare perché sperimenti quel genere di piacere cha fa già svenire solo a pensarlo.

(continua)

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