di scasi
proprio così, proprio così
grande poesia in musica, grandissima
26 Feb 2013 Nicola 0 commenti
proprio così, proprio così
grande poesia in musica, grandissima
26 Feb 2013 Nicola 0 commenti
A rigor di logica, dunque, il meno peggio sarebbe Il Popolo Della Libertà di Alfano e Berlusconi. Ma non essendo questa la mia logica, vado a spiegare perché non mi recherò alle urne né il 24 né il 25 febbraio. E cercherò di spiegare, inoltre, le ragioni del mio invito, rivolto ai lettori di questo blog e non solo, a fare altrettanto. Insomma, dell’opportunità dell’astensione alle elezioni politiche del 2013.
Il motivo più importante va rintracciato sicuramente nel nuovo articolo 81 della Costituzione, quello che è stato riscritto con obbedienza tipica di assetti totalitaristi - nonché una fregola superiore a quella di molti altri stati europei - a maggioranza qualificata da uno dei parlamenti più squalificati che la storia della Repubblica italiana ricordi, per ratificare un nefando trattato di matrice europea.
Per capirci, un Legislatore indecente introduce in Costituzione, rivelando una smania da cui per esempio i tedeschi si sono tenuti ben lontani, l’obbligo del pareggio di bilancio, conosciuto anche come Fiscal Compact. Ora, è bene che si sappia che il Fiscal Compact è un meccanismo che depotenzia drammaticamente, per sua intrinseca rigidità e per la severità con cui punisce i contraenti inadempienti (gli stati come l’Italia), la dialettica democratica; esso restringe a tal segno lo spazio delle proposte politiche, del dibattito, della (perché no?) creatività , dei programmi reali - quelli della propaganda elettorale invece, nel mimare un impossibile antagonismo, ignorano bellamente la questione - e della lotta politica, che resta davvero arduo parlare di possibilità di una scelta. Almeno un elemento decisivo, infatti, quello che va sotto il nome di politica economica, non sarà più oggetto di scelta. Perché va bene il rigore ma c’è debito e debito, c’è un debito persino auspicabile se serve a sostenere un certo tasso di crescita dell’economia, per cui vietare l’indebitamento tout court equivale a mandare a ramengo almeno una buona metà di pensiero economico prodotto in secoli di studi e comunque degno, al netto di certa ottusità politica, di essere, alla bisogna, preso in considerazione. Insomma niente più dispute, non più professori né ministri che discutono l’opportunità di condotte in funzione anticiclica, nemmeno la rozza contrapposizione tra keynesiani e monetaristi, neanche più Tremonti contro Visco (ammesso che siano identificabili con posizioni ben definite). Niente di tutto questo, a meno che i protagonisti della vita politica italiana non decidano, e lo stanno già facendo nella campagna elettorale in corso, di proseguire nella caricatura della lotta politica.
In definitiva, le forze politiche in scena non hanno alcuna possibilità di mettere in campo politiche economiche differenti e alternative e di farsi preferire ina base alla bontà della loro offerta.
Pertanto,io da qui, vi rivolgo il mio appello a non credere loro. Non credere a questa gigantesca finta messa su nell’ultimo mese in tutta fretta, non credere a queste volgari scimmiottature di contrasti, conflitti, opposizioni e dissensi più o meno radicali.
Non votare perché s’è capito che il voto di ciascuno di noi non è più significativo di alcunché, esso non può delegare alcuna rappresentanza, non va a comporre alcuna maggioranza né a insediarsi in nobili minoranze. Il Fiscal Compact lo rende un gesto inutile e per giunta dispendioso.
Accantonare ogni senso di colpa sulla rinuncia all’esercizio del voto. Il diritto relativo è già stato tagliato via, questa volta in maniera recisa e brutale. E dato in pasto ai cani. Colui che si presenta ancora oggi come convinto sostenitore del diritto di voto e compito deploratore dell’astensionista insieme, è, spiace dirlo, o un volgare ricattatore o uno che fa il suo gioco o uno che non ci capisce. Anzi, si ritiene qui che se c’è qualcosa che oggi ancora porta una domanda di senso e un valore politico, questa è proprio l’ASTENSIONE.
P.S. Ma ci fosse un pirla qualunque che urli in questa stronza campagna elettorale il solo punto programmatico che conti davvero qualcosa: appena dentro il parlamento si fa di tutto per attivare le procedure di revisione costituzionale dell’art. 81.
08 Feb 2013 Nicola 1 commento
Anche se non rileva, io provo sovrabbondante schifo per le parole dello scrittore Roberto Saviano a proposito di Silvio Berlusconi, messe in fila in quest’articolo apparso su La Repubblica del 18/01/2013.
Non che un intellettuale del suo prestigio debba per forza portarsi da terzista equidistante o da convinto astensionista o da fustigatore di questi e quelli o da pericoloso demagogo grillino. Mancherebbe. Però l’esposizione di idee così chiare su dove si collochi e chi incarni “la più logora e stantia delle proposte politiche”, lasciando intendere che vi siano un’alterità culturale e un’alternativa politica maggiormente degne dell’attenzione dell’elettore (cioè, in soldoni, meritevoli, al fine, del suo voto), fa pensare che lui, Saviano, lo scrittore, lo scrittore civile, quello contro tutte le mafie - contro tutte tranne una, beninteso, quella del gruppo editoriale che ospita le sue articolesse dai titoli sempre più papavoitiua (Lasciate tranquilli i bambini di Scampia, Lasciate che i gay adottino i bambini, e via evangelizzando)-, l’intellettuale che secondo alcuni si profilava come erede di Pasolini, ebbene fa pensare che Saviano debba essere scivolato nel più pericoloso degli ozii, per uno che si propone al grande pubblico col suo status e con la sua storia: deve cioè aver smesso di studiare, analizzare, approfondire. Peggio, deve essersi schierato, facendolo però nel peggiore dei modi, senza schivare il più letale dei mali per uno così: fodere e federe e spessi panneggi di bresaola sugli occhi, tappi di mozzarella di bufala negli orecchi, parmigiana partigiana e ribollita nella bocca.
Allora, anche se non rileva che mi sono scassato il cazzo, ma siccome mi sono scassato un po’ il cazzo, anche alla luce del mai troppo dibattuto caso del Monte dei Paschi di Siena, nauseato dalla mai sufficiente nausea che da quel porcaio deve discendere, intollerante verso lo strisciante giustificazionismo che attraversa mezza società italiana quando viene tirato in ballo il peggiore dei partiti possibili (detto chiaramente: il pd), voglio dire un po’ di cosette altre.
03 Feb 2013 Nicola 11 commenti
Con preghiera di diffusione
Grazie per la collaborazione
NdA: Il testo originale, per chi avesse voglia di apprezzare la mia geniale manipolazione, lo trovate qui in tutta la sua sconcertante banalità
31 Gen 2013 Nicola 4 commenti
Hai capito che nel dugento si combinavano scopinicchi nelle tombe etrusche di Tarquinia?
Quei valentoni dei Templari, dunque, a spassarsela mica poco nei convegni carnali sui sacri avelli.
Iohannes se la tirava dietro fin là sotto, la Maria del Balivo, e la insolentiva: “sarcofaga tra sarcofaghi!”. Fino a che la Mariuccia non capitolava.
Hai capito come si accompagnava il viaggio nell’aldilà dei strapassati?
Funziona così: non è che proprio si accompagna ma ci si ingerisce dopo centinaia d’anni, scendendo belli ingrifati nell’incunabolo e lo si prende a deliziare a suon d’amplessi , quel viaggio. Una specie di pornhub medievale, più virtuale dell’odierna virtualità. Nella prospettiva e forse anche fiducia di certo guardonismo sepolcrale. Violazione terrificante e spettacolino lubrico insieme, a danno e trastullo dei defunti.
31 Gen 2013 Nicola 0 commenti
“Signore, prima permettimi di andare a seppellire mio padre”. Ma Gesù gli rispose: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.
Matteo 8,22
30 Gen 2013 Nicola 0 commenti
Il titolo doveva essere Italia anno zero, ma visto l’abuso che s’è fatto dell’espressione neorealista ho finito per scegliere questo qui sopra, il quale comunque rimanda a una situazione di contendibilità del potere in uno scenario di merda. Il pezzo però è questo:
Non riesco davvero a capire cosa ci sia di ignobile, mostruoso, spaventoso, abominevole o finanche pericoloso nelle ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi a proposito del fascismo, e delle cose buone fatte da questo. Sono considerazioni, diciamo così, pressappochiste oppure analiticamente rozze ma niente di più. Gli hanno rimproverato la tempistica, il fatto cioè che a quelle parole abbia dato libero corso nel Giorno della Memoria, quando avrebbe fatto invece meglio a parlare di Male Assoluto a proposito del regime littorio. Beh, beato chi sa cosa sia il Male Assoluto. Io, per parte mia, non lo so affatto.
So invece, che in poco più di un anno il governo dei tecnici – Monti, Fornero, Passera, Clini, etc. – ha polverizzato un intero paese, riuscendo in questa impresa molto meglio del ventennio fascista. So che la fotografia dell’Italia scattata all’indomani della cessazione della seconda guerra mondiale fornisce, con ogni probabilità, anche il ritratto della nostra nazione oggi. So, insomma, che la situazione odierna, sostituite macerie con ‘macerie’, è grosso modo la stessa del 1945.
Ora quello che voglio dire è questo: dal mio personale punto di vista c’era e c’è da battersi seriamente, rigorosamente e profondamente contro Monti e i suoi accoliti tecnocrati, e anche, anzi soprattutto, contro le forze politiche che hanno garantito il loro sostegno a questi asini dell’economia (altro che bocconiani, altro che competenza!),
tuttavia,
riconoscendo E la fallibilità della mia critica E l’opinabilità dell’operato del governo Monti, mai potrei parlare di Male Assoluto. Non ho questa presunzione, non questo fanatismo, non questo integralismo, non questa spocchia, non questa SUPERIORITÀ MORALE. Se ne avessi potrei altrettanto legittimamente affermare che il partito democratico nazionale, per esempio, o l’italia dei valori di Modugno (annullatasi, come tutte le altre italie dei valori, nella Rivoluzione Civile Ingroia) SONO il Male Assoluto oggi in Italia?
28 Gen 2013 Nicola 0 commenti
L’acqua, il mare, l’oceano, gli abissi. L’uomo, l’individuo, il cercatore di verità, lo smanioso della Verità, il saggio contemplatore della realtà e dei suoi pezzi di verità. Il pesce, il cetaceo, il capodoglio, la balena bianca, Moby Dick.
L’acqua come elemento che accompagna e favorisce la meditazione. L’uomo che si fa individuo nella natura febbrile, prensile, di Ahab – in lui la volontà è subito volontà di potenza (si confonde con la rapacità monomaniaca) e il senso della vita, della sua vita, è tutto compreso nel folle, incessante inseguimento di qualcosa che si chiama Moby Dick ma che in realtà è innominabile, sfuggente, inafferrabile, inosservabile nella sua interezza e dunque non pienamente descrivibile, ovvero inaccessibile, inespugnabile proprio come una fortezza dalle proporzioni colossali, una roccaforte mobile e titanica che, del pari, a titanica impresa costringe laonde qualcuno si metta in testa di darle la caccia; la sorte di questi infatti sarà il non trovar pace fino a che non avrà avuto ragione di lei, poiché alla sua cattura, al farla sua, egli ha legato quel suo stesso destino e, al limite, anche soccombere per causa sua (della balena), ma solo per causa sua, può essere in qualche misura tollerabile - o in quella aperta ad ogni possibile forma di conoscenza (direi, a questo punto, polimaniaca) di Ismaele, dunque tutta e sempre da scrivere e riscrivere, la natura dell’uomo, affinché sotto il suo impulso un grande libro, novello Libro dei Libri, si componga e prenda forma, arrivando fino ai nostri giorni nelle riconosciute vesti di capolavoro della letteratura mondiale, uno dei maggiori di tutti i tempi. Continua a leggere »
23 Gen 2013 Nicola 2 commenti
le torsioni dell'anaconda, letteraria
colui che scrive non sarà mai all’altezza di colui che muore
A. Camus
23 Gen 2013 Nicola 0 commenti