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20 Gen 2013 Nicola 0 commenti
Nel quartiere dove abito c’è tanta sciagurata marmaglia tra i quattro e i dodici anni che gioca, schiamazza, delinque, ricatta, bestemmia, ride, piange, sputa, impara, cade, si ferisce, ruba.
Muzio, otto anni, da ieri ha un occhio bendato perché l’altro è pigro. La sua nuca, selvaggia di capelli raramente sfoltiti, ondeggia tra le figure fanciulle e già racchiude pulsioni inconfessabili.
Io sto qui seduto su gradini lebbrosi e a scarsi metri da me Muzio sta raccontando il suo sogno di stanotte ad altri meschinelli.
Dice di essere stato ingravidato da un bambino suo compagno, Stefano, di sei anni. È nata Arianna, partorita dietro un cinquecento parcheggiato qui nel cortile.
“Dice di averne fatti altri duecentocinquanta”, rivela Niki, un altro ragazzetto, intendendo canzonarlo.
Rido.
Ascolto e mi sbalordisco della fantasia onirica del mocciosetto.
Osservo Muzio e considero che tutte le scintille negli occhi di tutta la letteratura mondiale sono scoccate, o non avranno mai più da scoccare, nell’unico suo occhio. Ora spento. Anche se azzurro.
19 Gen 2013 Nicola 1 commento
Il “giudice” che intenda darsi a, scendere in, salire a, prestarsi alla – fate voi, per me anche “gattonare in”, “levitare” e “spantegarsi ne” vanno più che bene - politica, può evitare di candidarsi immediatamente nello stesso ambito territoriale in cui ha esercitato e appena cessato la sua funzione giurisdizionale.
Ecco, seguendo questa norma di buon senso e di buon gusto (vogliamo anche dire di “civiltà”?), molti magistrati possono sottrarsi agevolmente all’accusa di voler far fruttare politicamente l’eventuale buona fama conseguita nel e col loro lavoro. Quelli che invece le contravvengono, finiscono per alimentare, non senza ragione, il chiassoso sbraitare contro la “giustizia a fini politici“.
Ora, uno come Ingroia, che spettacolarizza al massimo l’inchiesta sulla trattativa tra mafia e Stato italiano, uno che indaga su qualcosa che rassomiglia più che altro a un metacrimine, uno che concentra le sue indagini – e al contempo ci costruisce sopra la sua reputazione di inquirente, di “intellettuale” e ora di politico – su un fenomeno inquietante e seducente, ma soprattutto ubiquo nel tempo e nello spazio, ubiquo, ovvero trasversale, compresente, carsico oppure dilagante, nella Storia italiana e nel territorio italiano, bene, secondo me, uno così doveva evitare di entrare nella competizione elettorale italiana. Cioè sì, secondo me poteva “candidarsi a premier” ma in un ambito territoriale diverso da quello sul quale ha indagato. In Guatemala, appunto.
13 Gen 2013 Nicola 1 commento
le torsioni dell'anaconda, letteraria
Sì, in questa faccenda della caccia alle balene c’entra la morte – un uomo viene sbattuto nell’Eternità in modo ineffabilmente fulmineo e caotico. E con questo? Forse nella questione della Vita e della Morte abbiamo preso un solenne abbaglio. Forse quella che qui sulla terra si chiama ombra è la mia vera sostanza. Forse quando consideriamo le cose spirituali siamo troppo simili a ostriche che guardano il sole attraverso l’acqua, e pensano che l’acqua più profonda sia l’aria più sottile. Forse il mio corpo non è che la feccia del mio essere migliore. E dunque, prenda pure il mio corpo chi lo vuole, lo prenda gli dico, tanto non sono io. E allora tre urrà per Nantucket, e vengano pure quando vogliono una lancia sfondata e un corpo sfondato, perché la mia anima, neppure Giove la può sfondare.
Herman Melville, Moby Dick
06 Gen 2013 Nicola 0 commenti
Avevo dimenticato la musica. Ecco i miei tre album preferiti, questa volta rigorosamente 2012:
1. Trust - Trst
2. Alt-J (∆)- An Awesome Wave
3. Mark Lanegan Band - Blues Funeral
4.Neil Young with Crazy Horse - Psychedelic Pill
http://www.youtube.com/watch?v=O8qkDQ_QP8A
27 Dic 2012 Nicola 1 commento
Speciali classifiche sacchiano/nicholiste limitatamente a quanto da me fruito nel 2012. Chi avesse voglia di esprimere un’opinione o un dissenso, è bene sappia che avrebbe senso farlo solo relativamente all’ordine e alle posizioni di classifica da me assegnate alle varie opere, e non per farci entrare quello che non ho letto né visto né sentito – si tenga presente, inoltre che il criterio ordinatore è assunto su base 2012 non in quanto anno di pubblicazione/realizzazione delle opere in parola, ma in quanto anno della mia personalissima ricezione. Tuttavia, chi avesse voglia di esprimere critiche e opinioni di varia natura, sappia che quelle che non hanno colleganza o senso sono anche più gradite delle altre.
NARRATIVA
Maglia nera: Atti innaturali, pratiche innominabili – Donald Barthelme, Io e te – Niccolò Ammaniti
LIBRI VARIA (Saggistica, teatro, altro)
Maglia nera: In vino veritas – Søren Kierkegaard
CINEMA
Maglia nera: L’enigma di Kaspar Hauser
23 Dic 2012 Nicola 0 commenti
Ricondotto il titolo all’esperienza visiva dei suoi scatti fotografici, si vedrà come si tratti di una serie che mette in scena la prepotente tensione tra la volontà di ancorarsi alla realtà, alla cosalità, agli oggetti concreti della vita quotidiana, del quotidiano proprio, da un lato, e la necessità, direi anche l’urgenza, sul polo opposto, di distaccarsene, di sollevarsi da essi (oggetti quotidiani): quasi che avverta, Angela Stufano, l’insensatezza dell’esistenza degli stessi. Il risultato è “in between things“, come un naufragio tra le cose (nelle quali cose sono compresi quei dettagli minimi e insignificanti cui lei stessa fa cenno), una deriva non priva di una certa dolcezza, uno scivolamento tra le cose che si fa appunto omaggio all’attesa, ai vuoti, ai silenzi. In quest’ottica, la prospettiva sbilenca diviene un dato di necessità: l’unica possibile da parte di chi osserva e sceglie il suo soggetto fotografico.
Ma Angela Stufano ci dice anche che protagonista, nei suoi scatti è non la cosa, non il dettaglio, non il personaggio raffigurato, bensì la transitorietà di tutto questo. Si tratta, probabilmente, di una transitorietà, di una condizione di passaggio, di una provvisorietà che, in qualche modo cancella le identità degli oggetti ma, si direbbe, soprattutto cancella quella degli individui, data la prevalenza di scatti in cui la figura umana è colta di spalle. Quasi a volerle negare un volto, cioè la riconoscibilità immediata.
Laddove invece un volto umano viene colto frontalmente rispetto alla macchina, lo sentiamo e vediamo timoroso, vergognoso, ritroso e comunque sempre tale da non farsi ritrarre nella sua pienezza.
Direi che questa tensione, che si annuncia anche come promessa di tormento e lacerazione, è il cruccio e l’oggetto di indagine prediletto di Angela Stufano. La centralità di questa dualità, il continuo interrogarsi e oscillare in questa bipolarità, è il segno e il tratto dell’artista.
Le rare volte che una donna appare col volto appena un po’ più visibile a rasserenato, non si esita a sentirlo come preda di un’ambigua e forse anche tenebrosa serenità. È il caso di un’immagine al cui centro c’è una donna alla quale potrebbe stare accadendo di tutto. Se vi soffermate sulla sua posa plastica, vi domandate di che si tratta. Di ascensione? O di un precipitare? O non proprio di una sospensione? E il vestito che indossa, sul pallore dell’incarnato, potrebbe benissimo essere un vestito funebre, un sudario, quasi a voler indicare un destino imminente ma anche uno sguardo luttuoso, addolorato come addolorata, davvero acconcia come una madonna addolorata, sembra essere la protagonista di questo scatto.
Al finale, o al principio, questo magnifico murale trompe l’oeil. Raffigurante un evento che potrebbe essere natività e visitazione, annunciazione e dono. Qui l’illusione dell’occhio dello spettatore, l’illudere cioè l’occhio di colui che guarda, stordendolo di e tra realtà e rappresentazione, si radicalizza del tutto. Ed è qui che, con ogni probabilità, ha inizio questo naufragio e questo derivare, nel senso dell’andare alla deriva, di cui sopra. Lo scivolamento dal vero al figurato, dal pieno al vuoto, dal concreto all’impalpabile, dal presente all’assente.
19 Dic 2012 Nicola 0 commenti