Quanti anni
Aveva sudorazioni notturne, pallore accentuato, mancanza di appetito. E al posto del torace una caverna dove un cagnaccio latrava rabbiosamente. Perdeva peso e il semplice muoversi per la casa era un gran dispendio di energie. Del peggioramento della sua salute incolpava quegli insetti. L’infido morso di quegli insetti che chissà come riuscivano a penetrare nella sua stanza inaccessibile a chiunque altro. Come riuscivano a insinuarsi nonostante avesse rattoppato la zanzariera era un mistero. Solo quegli esseri viventi, a parte Vita, nella stanza. E non pochi. Tanti ne entravano. Si mettevano a volare ossessivamente, ronzandole sulla faccia. Aveva provato, senza riuscirci, a sterminarli col Baygon. Sembravano esserini immuni e sfacciati, portatori di una loro urgente evidenza. Nel mentre che deperiva Vita assisteva, in pratica contemplava la costituzione di una vera e propria coscienza del necrophorus vespillo.
***
L’indefessa Splendar Puglia pur nel greve silenzio lavorava e soffiava il suo alito di gabinetto, lo soffiava perché si posasse come bambagia su tutto l’abitato.
Nella quiete di una notte d’estate, il cubo sfalsato e dolorante di via Veneto, correa la chiarità della luna rappresa nei muri biancheggianti, riusciva a trasmettere brividi di freddo all’insonne Seba. La vedeva serrata, quella casa, inviolabile, piombata come un vagone carico di ebrei. Le piante antisanti, cresciute a dismisura, più composte del solito però, a elevare qualche preghiera all’altare arcigno, intangibile come cosa sacra, cui si rivolgevano deferenti.
La ieraticità di quel momento fu lacerata da un’esplosione di musica.
… parlarti del mondo fuori, dei miei pensieri, e io dovrei … ma spiegami contro di me che cos’hai … aspettare che una donna diventassi tu … noi due nel mondo e nell’anima … la verità siamo noi …
La canzone dei Pooh irruppe nella calura silente della notte. In capo a una ventina di secondi fu però stoppata brutalmente.
Il fragore che avevo lacerato la notte continuò nel trapestio che proveniva dall’abitazione dei Germinario e dalle urla che risuonarono in una lunga sequela di bestemmioni sorprendenti e spaventosi.
“Che cazzo ti salta in mente, brutta stracciaculaaaaa!!! Ma che cazzo tieni in quella testa di merda, brutta ritardata schifosa, adesso la devi piantare con le tue stranezze, hai capito? Non ce la faccio più, non ti reggo più! Io devo andare a lavorare, la mattina mi alzo presto e tu hai davvero rotto i coglioni, rottame che non sei altro!”
La sorpresa e lo spavento erano dovuti al fatto che la voce che stava così orribilmente spolmonandosi, nonostante tutta una vita dedicata a curarsi il lessico, a coltivarsi un linguaggio da entomologo, a discernere attentamente tra elettromotrici e automotrici, a mettere attenzione al comportamento e all’inclinazione dei treni in curva con test spossanti di centinaia di ore, alla dovizia dei particolari di uno zodiaco di riferimento volutamente statico, alla corretta denominazione delle località e di ogni genere di segnaletica, alla fedele riproduzione di autorimesse, autosaloni, parcheggi, stazioni di servizio, motel A14, case cantoniere, montagnole, parchi, lampioni, passaggi a livello, caseggiati, complanari, coste, colline, pinete marittime, uliveti mandorleti vigneti e ciliegeti, cipresseti cimiteriali, interruzioni stradali per lavori in corso con tanto di martelli pneumatici e pupazzetti in tuta da lavoro e casco giallo, ecco, nonostante tutto questo, era inconfondibilmente la voce del figlio maschio di Innocenza a sgretolare tutte le sue organizzate particelle in quel fragore di bestialità. Non ci si poteva sbagliare.
Anche in lui la frustrazione aveva rotto gli argini ed eruttava in tutta la sua brutalità.
*** una bravissima artista delle mie parti, Luisa Valenzano, ha concepito e realizzato quest’opera su fascinazione de l’anaconda. L’anaconda e il sottoscritto, ovvi ringraziamenti a parte, si lasciano a loro volta avvolgere dall’ulteriore fascinazione che questo dipinto dispiega. Chi avesse voglia di sapere di più di Luisa Valenzano artista può cliccare qui http://www.artmajeur.com/luisavalenzano/.