altri spot

a ragion veduta

Considerazioni a partire da questo.

Credo sia diventato di tutta evidenza che laddove si riscontri la formula del “presenta un amico” vi sia attività delinquenziale. Che si tratti di vendere materassi o di fistole in succhio con tecnologia N.A.S.A (fiuuuu!); di family banker o di number one; di grano in prestito dagli usurai o di millantati partiti politici (tipo alcuni sedicenti comunisti) - la formula del “presenta un amico”, con tutte le sue varianti di adescamento (molesti porta a porta, numeri di telefono da suggerire, iscrizioni demenziali, etc., etc.) è quasi sempre (mi auguro che sia) pane per i denti della GdF, quando non della DIGOS oppure della D.I.A.

Caratteristica ricorrente in queste organizzazioni criminali (che come quasi tutte le organizzazioni criminali hanno come scopo il far soldi) è la presenza della struttura a piramide. L’adescamento è infatti lo strumento tipico, consigliato o imposto dagli organi di vertice, adoperato dalla figura alla quale viene proposto di scalare la piramide mediante la formazione di cellule base, altrimenti dette squadre o agenzie. Generalmente l’attività viene costituita intorno alla somministrazione di dosi massicce di ‘pensiero unico’ circa l’improrogabilità e l’urgenza di una certa mission (tramite incantesimi a vari livelli, penetrazioni e manipolazioni psicologiche), ma il carico di lavoro per i componenti dell’organismo basico viene ad essere ben presto insostenibile, ragion per cui l’attività s’organizza prevedendo un ricambio continuo delle risorse umane (?) per quel che attiene alla manovalanza più bassa ma altresì confidando nell’abnegazione dei più devoti e fanatici e ipnotizzati. Questi ultimi sono i militanti a tutti gli effetti dell’organizzazione, i quali, all’interno del medesimo gruppo, possono essere all’occorrenza fatti oggetto di umiliazioni abominevoli e gratificazioni fasulle.

Ecco, possiamo dirlo: il potere criminale poggia sul raggiro costante a danno degli stessi uomini che lo compongono per la sua gran parte.

Chi la fa sempre franca invece è il detentore del carisma.

Cherchez le Caro Leader.

le torsioni dell'anaconda

nicola sacco e l’analfabetismo di stato

presuntuosamente affermo che fintantoché diverse decine di migliaia di italiani non avranno letto “il parto dell’anaconda” mancherà loro una conoscenza fondamentale per comprendere buona parte della “vicenda umana”.

letteraria

Ingannamorte

Se l’era andata a cercare lo stronzone.

Ninì e l’autobus definivano insieme un grumo di dolore a quattro ruote che viaggiava su e giù, avanti e indietro, per strade provinciali.

Voleva solo parlare a qualcuno di suo fratello.

Quella volta una signora ben permanentata e vestita di cotone leggero era salita sul pullman, s’era seduta subito dietro di lui, il conducente, ed era bastata qualche sua parola di cortesia, un buongiorno detto cristianamente e, più tardi, un complimento per la guida così pacata e ferma, e ancora: “vuole due tarallini?”, per risvegliare in Ninì quella dolorosa paura della vita che, come un cane stuzzicato mentre dorme, si metteva a tumultuare nella cassa toracica e lo rendeva impossibilmente avido di un sorriso. Di un abbraccio magari.

Quella donna esibiva una tale espressione di benignità che, fatta la sua conoscenza, Ninì non poteva non ritenere giunta la volta buona per parlare finalmente del suo Beppe.

La donna, vedi il caso, s’era sempre gloriata d’essere una specie di missionaria e per questo se ne andava in giro per la città a fare del bene (o credendo di farlo!) facendosi ostinatamente carico dei problemi altrui. Detto più chiaramente: non sapeva farsi i cazzi suoi.

nicola saccoRacconti A Vita Bassa

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altri spot, letteraria, minimi sistemi

Che puoi dire ….

le torsioni dell'anaconda, minimi sistemi

e poi uno dice che non c’è più senso di vergogna

Nel paese dei ’senza vergogna’, della apparente scomparsa del concetto di vergogna - appunto -, su cui sono stati versati fiumi di inchiostro sui giornali e in saggi anche molto apprezzati, io vi invito a sfruconare senza risparmio, e d’altro canto mai come in questi giorni le televisioni ve ne danno una ghiotta opportunità; vi invito cioè a scoprire come quella vergogna sulla cui scomparsa tanto si almanacca per fustigare gli italici costumi, in realtà non è scappata affatto e anzi, infesta ’ste plaghe, resiste tenacemente in quadri d’ambiente impagabili, e come un canchero distorce, guasta, corrompe e divora, violenta e annienta vite. ché a buttarciselo dove la va vacca pare ‘na cosa diffusa un pò ovunque, ma ad architettare piani diabolici solo per preservare intatti “il buon nome”, “l’onore”, la reputazione, il rango e il prestigio della Famiglia, ovvero per sfuggire alla vergogna, all’onta, al disdoro, ci si mette di buzzo buono solo da queste parti. e su questo tipo di nevrosi io ci ho fatto perdere l’udito a una Gerardina e, niente niente, l’amore materno e il ben dell’intelletto a un’Innocenza.

Almeno non andrò soggetto alla critica di inverosimiglianza.

altri spot, diario di un giullare timido

mia divisione

Riprendo dei testi di economia e lascio Bardamu su una piroga che risale un corso d’acqua nel bel mezzo della foresta equatoriale.

Col bronco ingrommato visti Il Profeta, L’uomo nell’ombra, Agorà, L’uomo che verrà, Il giardino dei limoni, tutti accomunati da certa lungaggine. Agorà finisce dritto dritto a liberarmi memoria nell’hard disk, dopodiché in questo mini torneo assegnerei al film di Diritti la palma del migliore (non mi dilungo perché la commozione e le lacrime in questo mondo sono giustamente appannaggio di C’è posta per te o della Barbaraalleporte D’urso), quella della migliore sceneggiatura a Il profeta, miglior attore Ewan McGregor, miglior soggetto (non ben sviluppato, direi) al Lemon Tree. Le migliori citazioni, costruite sulle atmosfere hitchcockiane ma anche su un coraggioso autocitazionismo (ho trovato piuttosto evidenti le suggestioni da L’inquilino del terzo piano, il film più di terrore che abbia mai visto, come ebbi a dire un anno fa), sono in conto al film dell’orco Roman Misteri.

A chi volesse chiedermi un’analisi più argomentata è sufficiente che mi indichi uno di questi film.

Ad ogni modo, questo 2010 sta appassionandosi alla sua fine e io son qui, stavolta fermo nel proposito, a organizzar classifiche e indicizzazioni di tutto quel che è entrato in ’sto blog in fatto di libri e cinema. Avevo anche fatto una classifichina del tutto personale sulla base di quel che avevano visto i miei occhi quest’estate tra i libri e i quotidiani più letti sulle coste pugliesi. Ma poi ho rinunciato perché non ci vedevo granché di senso nel categorizzare qualcosa che non era entrato nei miei ragionamenti…

le torsioni dell'anaconda

Cherchez la pierre tombale

Deve essere proprio una forza formidabile questa che si fa largo sin dall’apparizione dell’uomo sulla terra: l’amorevole cura dei morti e l’agire dei vivi costantemente teso a collocare un segno di interpunzione ben deciso tra la vita e la morte. La sacralità della vita da un lato e la sacralità della morte di segno opposto: due regni agli antipodi che mai devono entrare in contatto se si vuole scongiurare uno spaventoso sovvertimento del ciclo organico. Ecco perché ci si organizza la vita secondo rituali precisi ed ecco spiegata la genesi e l’intramontabilità dei cerimoniali concepiti per ‘organizzare’ parimenti la morte. In questo si ritrova il sedimento mitico, la natura archetipica e quindi profondamente umana, del culto dei morti, del servizio funebre e dell’onorevole sepoltura: elementi ricorrenti dalla notte dei tempi proprio in quanto riferibili a un’ineliminabile pulsione dell’uomo .

Ritorno su questo perché i lettori di questo blog ormai sanno che da tempo vado componendo un catalogo ragionato dell’anaconda (aprire la categoria le torsioni dell’anaconda per comprendere) e mi trovo costretto a cogliere l’occasione nella terrificante vicenda di Sarah Scazzi, io che mai mi avventurerei in sciacallate di questo genere, per ancorare ad eventi esemplari quanto bofonchio e farnetico di post in post. Mi riferisco cioè al sentimento su cui han fatto leva i carabinieri durante l’interrogatorio di Michele Misseri per arrivare alla soluzione del caso (ancorché da verificare). Ciò che ha fatto letteralmente squagliare l’assassino è stato dunque l’eterno motivo sul quale anche il sottoscritto va incardinando i suoi scritti e riflessioni a latere, e precisamente la domanda rivolta all’uomo: “Allora, Michè, gliela vogliamo dare una sepoltura da cristiani alla tua povera nipote?”.

minimi sistemi

il centro del mondo, per qualche giorno

Quando l’estate si fa a tempo indeterminato e nella controra l’umanità, laddove sia ferma ancora allo stato di cafona all’inferno (e ce n’è, sicuro e certo), è poco più che braciolame dentro alle case, in una fermentazione incessante, a formare un unico pastingolo coi tufi e l’aria e il cielo pesante, ci vuole un’abilità mica da niente perché un porcaccione, con del primitivo fatto a vacca in corpo, con l’aceto che risale in gola, s’arresti sul bordo della propria mente maiala, sulla soglia di un amore che t’ ha fottuto ‘a cheipe, come canta il poeta. Bisogna saperlo essere, fungère puèrche, accettare la propria solitudine e piangere dalla felicità contemplando il gran paciugo del mondo che non te la dà.

Bisogna venire a vederla la luce che diventa tenebra che assedia da ogni lato, questo paesaggio rivestito di paroloni come Pietra e Civiltà, tarlato dal carsismo e punteggiato delle abiette casupole. E i morticini dentro. Qua a strizzare gli stracci, impregnati di dolore. Qua a purgarsi del carognone. Qua a pregare.

le torsioni dell'anaconda

Partita doppia con La Troia

La tomba della Nonna era tenuta molto bene. Talvolta mondavamo i lillà, talaltra i gelsomini. Portavamo sempre delle rose. Era l’unico lusso di casa nostra. Cambiavamo l’acqua dei vasi, lucidavamo i vetri. Dentro, pareva un teatrino, con quelle statuette colorate e le tovaglie di trina vera. Mia madre ne aggiungeva sempre delle nuove, era la sua consolazione. Curava l’interno nei più minuti particolari.

Mentre facevamo le pulizie, non smetteva di singhiozzare … Caroline non era lontana, lì sotto … Io ripensavo, ogni volta, ad Asnières … A tutto il daffare che s’era data laggiù, coi suoi inquilini … La rivedevo, per così dire. La tomba aveva un bell’esser lustrata e risciacquata ogni domenica, saliva egualmente d’in fondo un certo strano odorognolo … pepatino, sottilino, agrolino, insinuante … che quando l’hai sentito una volta … lo risenti poi dappertutto … nonostante i fiori … nel profumo stesso … addosso a te … Ti avvolge … vien dal buco … credi di non sentirlo più. E invece, rieccotelo! … Toccava a me andare a riempir le brocche per i vasi .. Una volta finito … io non dicevo più nulla … Sentivo ancora un pochetto sullo stomaco la puzzetta … Chiudevamo l’usciolo .. Dicevamo le preghiere … C’incamminavamo verso Parigi …

[…] A me, di colpo, veniva voglia di rigettar tutto quanto per la strada, … Non riuscivo a pensare ad altro che a vomitare … Pensavo alla galantina … Alla testa che doveva aver lì sotto, adesso, Caroline .. a tutti i vermi … quelli grassi grassi … grossi con certe zampe … tutti lì a rodere … a brulicar dentro … Tutto lo sfasciume .. milioni di vermi in quel pus ribollente, il vento che pute …

Louis-Feridnand Céline

Mort à crédit

traduzione di Giorgio Caproni

altri spot

Che può la vanità

Gli sembrava … come dire … congruo, equo, affrontabile: “Tu, domani mi fai trovare settecento euro sul conto e io ti credo”. Enzo, rivolgendosi al cielo, gesticolava anche duramente.

“Smettila”, diceva chi lo stava ad ascoltare.

“Scusa, ma perché, ci rendiamo conto?” Ruotò gli occhi arrossati sul volto di lei. “Che cazzo gli sto chiedendo: settecento euro. Settecento euro noi due ce li sputtaniamo subito, per sopravvivere. Mentre lui ci guadagna un devoto per tutta la vita. Cioè, mi sembra che sia il minimo, no? Cioè, ma neanche il minimo: il basilare, il necessario. Gli sto chiedendo solo la possibilità di far fronte ai giorni, comprare il pane domani, sbattere uno sguiccio di benzina nella scassa e non farmele tutte ma proprio tutte a piote. Possibile che sembri una richiesta assurda?”

“Non è così.”

“Perché no? Questo regalo a lui non costa nulla. Se uno non ci crede ma è disposto a ravvedersi lui qualcosa la deve pur fare, no? Che cosa ci guadagna a tenermi così arrabbiato ed esasperato?”

“Ma com’è che non capisci, Enzo? Lui ha già fatto molto, ti ha regalato un cervello.”

Bum!

Per come lo aveva detto lei, in un tale stato di pietà dolente, sembravano non esserci dubbi. Gli sembrò una cosa così bella, un dono veramente, che non poteva non sentirsi grato, addirittura enormemente e intensamente grato verso colui che gli era stato indicato, in uno squarcio di luce, come Il Munifico.

Non solo: sempre per come lo aveva detto lei sembrava essere logico. Di quella logica ferrea e inoppugnabile di cui si erano sempre serviti gli avversari proprio per negarne l’esistenza. E poi gli sembrò pure che l’ateismo duro e puro era in fondo una faccenda di ricchi sereni, benestanti, pienamente borghesi. E che lui col suo cervello, e tutte le ristrettezze della vita, adesso sai che fior di mistico poteva essere?

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