diario di un giullare timido, minimi sistemi

Come s’impara l’italiano

L’aggiornamento sulle cose paesane impone la constatazione che l’epos de’ fognoli è ancora di là da venire, che tutto il trabiccolaio della smerdan puglia se n’infotte e anzi crede di poter ben menarci per il naso scatenando i miasmi nottetempo – quasi che alla notte alla notte nisciuno se n’avverte –, che molti son maledettamente impegnati a farne ‘na merda di paese schifo, tutti coi loro macchinicchi a grumi, a groppi di lamiere, a insudiciare, a imbellettare, a scaracchiare, a bucare ed appestare. Il Progresso è alle porte, anzi è già passato spetezzando, sua sorella Grande Fiatella s’è fermata qui, un puttanone lercio che ne conosce di giochini, per mille scorregge!, se non sa titillare … ‘orca!, se non ha capito come si erotizza ’sto consesso di coprofili …

Si sente, neh? Che ci ho soli quattro n’euri per arrivare a fine mese? Latrino d’un mondaccio appuzzonito!

le torsioni dell'anaconda

lettere morte

diario di un giullare timido

la cappa settembrina

come un manto di quella lanuginina lì, raccolta nelle intercapedini di una serqua di bischeri.

le torsioni dell'anaconda

prefigurar scrivendo

“I posti sono terminati” diceva tra sé Corrado, ma poi lo riferiva anche al suo amico più anziano nonché mentore.

“Sono terminati.” Come se un posto al cimitero fosse da tenersi alla stregua della Scottonelle sui banchi di un supermercato.

Lo aveva pure letto sul giornale di paese che ogni tanto gli entrava in casa:

“Bisogna pazientare, per ora i defunti devono capire. E più che a quelli, uno sforzo di comprensione spetta ai loro congiunti. Si muore troppo e il commissariamento del comune è un fatto che non agevola l’adozione di quei provvedimenti e la formazione di quegli atti che consentirebbero ciò di cui ci sarebbe davvero bisogno: l’ampliamento del cimitero comunale e quindi, tanto per cominciare, la sua cantierizzazione”.

Solo che il cimitero aveva provveduto a cantierizzarsi da sé e, attraverso l’abbattimento di un pezzo del muro di cinta, era passato ad annettersi parte del fondo di Peppe Lobascio, metalmezzadro una volta serafico, oggi imbestiato. A furia di prendersela con i morti, buttandoli tutti all’aria, convocandoli con comandi brutali e liquidandoli con violenti congedi, Peppe Lobascio aveva finito per diventare un bestemmiatore di prima grandezza.

da una storia modugnese e non più modugnese

http://www.newnotizie.it/2010/08/08/nel-bresciano-divieto-di-morte-per-il-prossimo-periodo/

Che sia uno scioglimento per mafia con conseguente commissariamento del comune, perciò costretto all’ordinaria amministrazione (emiparesi amministrativa), oppure un patto di stabilità interno che finisce per vincolare solo alla micragna, ben poco importa. Importa molto invece che si seguiti in questa gigantesca rimozione senza precedenti: un paese ostinato che di fronte alle oracolari pagine dell’anaconda si volta dall’altra parte.
Essì che gli scenari già li tracciai …

diario di un giullare timido

cazz’integrato

mi duole come non mi sarei aspettato dover allontanarmi dal mio frugoletto, il blog. mi sembra che quanto a pappette, braghettine e bavaglini non gli sto facendo mancare nulla. mi dico che lo sto crescendo bene e che niente niente giungerà a configurarsi come il libro-mondo di Nicola Sacco.

me ne vado per qualche giorno, mi porto via un Céline e nel frattempo gli chiedo, al marmocchio, di meditare se per caso Louis-Ferdinand non avesse letto Memorie di un marqueur (nel caso sarebbe una scoperta sensazionale, almeno per me). se al mio ritorno trovo delle risposte convincenti allora ammetterò ch’è proprio un bambinetto di blogprodigio.

minimi sistemi

l’avamposto

Coltivo il sogno di un mio discorso a Ratisbona nel quale espongo il modellino politico da me coniato e ne illustro le positive ricadute sul piano sociale e spirituale. Ecco che sottoposto al vaglio mio medesimo mi pare proprio un programmino ben fatto: scorbutico per pochi (questo è inevitabile) ma di pronta beva per i molti che sono gli esclusi. Certo, questo progetto ha bisogno di essere integrato ed anche il sottoscritto si rende conto della necessità di allestire un tavolo al quale partecipino dei ‘volenterosi’ con lo scopo di pervenire alla migliore definizione possibile dell’area di esclusione. Nel passo successivo a questo lavoro preliminare per così dire di recinzione, un  gabinetto per questo formatosi dovrà essere impegnato nella individuazione dei più idonei punti di rottura nella recinzione così definita al fine di consentire opportuna regolarità  nel flusso in entrata e in uscita per la piena realizzazione dei ‘nostri ideali’. CHE SIANO RAGGIUNTI GLI ALTRI DALLO STESSO TRATTAMENTO RISERVATO A TE PER COSì TANTO TEMPO. Asetticamente, senza rancore, così che almeno io smetta di latrare alla sconcia Italia.

Adesso si risolva questo scherzetto o gioco o PARADOSSETTO DEL DISADATTATO (novello Dilemma del Prigioniero come messa a frutto dei miei antichi studi d’economia e commercio): Se, per amore dell’ideale da me propugnato, dovendo regalare ad un disadattato un mondo finalmente adatto a lui sono costretto a disadattare appunto il mondo …, allora che abbiamo fatto=?

Si raccolgono qui vostre adesioni e soluzioni.

Presto si potrà scaricare anche il software del (nel) gabinetto.

p.s. nel frattempo l’Emerito perì, portandosi le sue segretuccia nella tomba come si porta una tenia nelle trippule, e già il mio sogno era in frantumi.

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quando la lotta di classe se ne va a puttane

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più che francesismi, preziosismi

Onore e lode a questo compositore della Spoon River della Murgia, questo cantore di una terra e di uomini che non si comprende forse quanto ancora profondamente arcaici sanno essere. Rendiamo grazie a questo collettore di traiettorie tra la sozzeria e la solitudine, questo interprete di una tradizione magari finta ma che finisce per essere la più schietta e sincera, in definitiva la più autentica tradizione; questo De Andrè delle Puglie, menestrello inassolto e anticlericale quanto basta.

E infine, e insomma: macché De Andrè, ma quali Bob Dylan ed E. L. Masters in presunta salsa italica del sud-est. Questo è Enantino, conosce i Padri del cantautorato italiano così come affronta il patrimonio identitario che canta: per creare una cosa che dissacra due volte: in ambito musicale e in un ambito squisitamente retorico, disintegrando la credenza di un “piccolo mondo antico” che, per l’appunto, non è mai esistito. E al tempo si pregiano, i brani di Enantino, di un coefficiente poetico tra il ragguardevole e l’eccelso, capace di esiti molto coincidenti con la mitologia che meritammo.

Sempre di queste parti io parlo, eh …?

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delirio ferragostano: un’idea per la Giustizia

Fondarla sul comportarsi con gli altri allo stesso modo in cui vorresti gli altri si comportassero con te? O non piuttosto farla risiedere nella possibilità che altri siano finalmente raggiunti dallo stesso trattamento riservato a te per così tanto tempo, magari adottando all’uopo un progetto politico basato su una pianificazione asettica, spersonalizzata e quindi emendata da sentimenti di rivalsa o rabbia? Vi sembra una barbarie? No. A me no. Anzi la via empirica del far provare ad altri ciò che si è dovuto subire per colpa di altri, che non giunga certo alla giustificazione della pena di morte (perché questo è il rischio), e dunque con raffinatissimo metodo politico, mi sembra alla fine della fiera l’unico modo di schiaffare ‘n capa al mondo l’idea di Giustizia.

E con questa considerazione ho zittito in un colpo solo la parte evangelica in me e un’annosa mia inquietudine per il nobel a Sen.

Andate in ferie. Prosit.

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Enantino è buono e fino

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